"D'amore e di devozione" è il primo cd dell'Arcano Patavino e sarà distribuito nei negozi dalla meta di luglio. Compratelo, ascoltatelo, magari in compagnia dei vostri nonni e lasciatevi cullare. "D'amore e di devozione" è un disco di musica di confine, dove per confine si intende quel fragile equilibrio tra suoni, linguaggi, ritmi ma anche epoche diverse. Questo rende il disco come l'opera più eccitante del panorama world etno italiano del 2010; masterizzato da Tony Cousin, master engeneer di Peter Gabriel, prodotto da Lorenzo "Moka" Tommasini, musicista e sound engeneer (Hector Zazou, Gianni Maroccolo, PGR, Piero Pelù, Sainkho), suonato insiema a Cristiano Godano, voce dei Marlene Kuntz, Tony Bowers, bassista storico dei Simply Red, insieme ai musicisti molisani Pasquale Macolino (basso), Graziano Carbone (daff, percussioni), Giulio Costanzo (timpani), Remo Ianniruberto (violoncello). Tra arcaico e contemporaneo, tra elettronica e acustica, dentro i canti di lavoro e di amore che si mescolavano lungo i tratturi che legavano Puglia e Abruzzi, l'Arcano Patavino ha saputo ricercare e leggere i segni, le parole e l'identità di una comunità che la modernità vorrebbe cancellare indissolubilmente. Canti di resistenza, dunque, ma senza retorica. "D'Amore e di Devozione - affermano - è un'opera di decontestualizzazione e destrutturazione che intende avvicinare due mondi paralleli, l'oralità e la scrittura, evitando però qualsiasi esercizio retorico ed oleografico. Arcano e Patavino hanno considerato questi canti popolari come archetipi di una poetica contemporanea. Alcune melodie sono state riscritte, ad altre sono state aggiunte delle parti. I testi hanno subito degli aggiustamenti per rendere tutto il più possibile strutturalmente coerente con le ambientazioni sonore disegnate e con la forma canzone ma conservano intatta la lingua degli antichi dialetti molisani, quelli che si sono sistematicamente parlati sui tratturi fino agli anni sessanta del '900." L'ombra di Matteo Salvatore ricorre più volte nei brani del disco, determinando canti sghembi, tortuosi nella loro semplicità e che la voce di Donato Arcano riesce a tradurre in una forma artistica assolutamente inedita. "Durante la ricerca sul campo, nell’area del Medio Molise Fortore (CB), tra il 2004 e il 2006 - afferma sul disco Matteo Patavino - siamo stati agiti dagli spiriti possessori riattivati dai nostri vecchi. Gioie, soprattutto disillusioni e sofferenze; avevamo riaperto ferite in cambio della promessa di un attimo di immortalità. Lì è stata avvertita la necessità di espellere quelle forze con uno stato cosciente di trans-codifica; la tradizione utilizzata non per reinventare un presente nostalgico ma per garantirsi un futuro mitologico, consapevoli che il peccato più grande sarebbe stato mistificare forme sublimi di cultura popolare già santificate da P.P. Pasolini nel Canzoniere Italiano."
Nessun commento:
Posta un commento