giovedì 20 dicembre 2007

USA, LA RIVOLTA DEGLI INDIANI LAKOTA: E SE FACESSIMO COME LORO?




Usa, la rivolta degli indiani Lakota
"Stracciamo i trattati con il governo"


da repubblica.it

WASHINGTON - Vennero firmati più di 150 anni fa. Adesso non sono altro "che parole senza senso su carta priva di valore". Così gli indiani Lakota hanno deciso di stracciare i trattati firmati dai loro antenati con il governo Usa. E' netta la presa di posizione di una delle tribù Sioux più leggendarie, che ha dato alla storia figure come Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Destinatario il dipartimento Usa. Troppe violazioni, denunciano gli indiani. Continui abusi "per rubare la nostra cultura, le nostre terre e la nostra capacità di mantenere il nostro stile di vita". Per questo, dicono, quei trattati sono ormai carta straccia. Una lotta che cerca di salvare quel che resta di un'identità seriamente in pericolo. Con alcune tribù diventate "facsmili dei bianchi".

"Non siamo più cittadini statunitensi e tutti coloro che vivono nell'area dei cinque Stati del nostro territorio sono liberi di unirsi a noi" attacca Russell Means, uno degli attivisti più famosi, annunciando tra l'altro che, a coloro che rinunceranno alla nazionalità statunitense, saranno consegnati nuovi passaporti e patenti di guida e, nella nuova entità statale, non si dovranno più pagare le tasse. "Abbiamo 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati" rincara la dose Phyllis Young, colui che aiutò a organizzare la prima conferenza sugli indigeni, a Ginevra nel 1977.

E' lunga e gloriosa la storia dei Lakota Sioux. Formidabili combattenti, guidati da Toro Seduto sconfissero il generale Custer nella battaglia di Little Big Horn, del 1876. Ma da allora molto tempo è passato. Oggi la loro storia parla di una media dei suicidi tra gli adolescenti di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile è cinque volte più alta e una la disoccupazione che tocca cifre altissime.

lunedì 17 dicembre 2007

Se la politica si rivolge alla magistratura, significa che c’è qualcosa di sbagliato nell’organizzazione della politica

Intervista al capogruppo Ds al Consiglio Regionale, Michele Petraroia
“Se la politica si rivolge alla magistratura, significa che c’è qualcosa di sbagliato nell’organizzazione della politica”

Gli intoccabili? “In questa regione esiste un nucleo ristretto di persone con un potere straordinario”

Da tempo in ogni relazione di apertura dell'Anno Giudiziario della Corte dei Conti, la magistratura contabile afferma la continua registrazione di numerosi casi di clamorosa cattiva amministrazione e denaro speso oltre i limiti della ragionevolezza e della legalità in numerosi settori della Pubblica Amministrazione, evidenziando "con amarezza che lo spreco di denaro pubblico è talmente diffuso da essere quasi endemico, e la violazione dei limiti di legge è sistematica".
Non è un caso che libri come “La Casta” e “Intoccabili”, rispettivamente di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo e di Antonello Caporale, stimati giornalisti dei quotidiani più venduti nel Paese, siano divenuti dei best sellers ed oggetto di analisi e di dibattito politico attuale.
Ma in questa regione esiste una casta di intoccabili? E’ rintracciabile? Oppure si mescola indistintamente nel tessuto sociale molisano? E’ Michele Petraroia, consigliere regionale dei DS ed esponente del Partito Democratico, a fornire la sua ipotesi.
“Credo proprio di si. Ritengo che esista un nucleo ristretto di persone che non fanno solo politica ma insistono anche in ambienti economici, hanno importanti incarichi di direzione amministrativa di agenzie ed enti pubblici, detenendo un potere straordinario che in una regione come il Molise, con una società civile ed una struttura economica più debole, determina ricadute ancora più penalizzanti ed umilianti per i cittadini.”
Lei ha denunciato un paio di vicende che hanno avuto una eco nazionale. Che riscontri ha avuto?

"L’ultimo caso ha riguardato settecentocinquemila euro di risorse europee destinate alla formazione dei lavoratori e alla loro qualificazione nelle imprese, messe al bando con una delibera pubblicata sul Bollettino ufficiale, con il criterio dello sportello, cioè del chi prima arriva prende i soldi. Ciò insegna che, in questa regione, se una azienda seria ha un buon ufficio del personale a cui sta a cuore la qualificazione dei propri dipendenti, intende cogliere questa circostanza per presentare un progetto di valore perde soltanto tempo. Se vuoi fare le cose con serietà, rischi di arrivare quando i fondi sono stati acciuffati da soggetti che, semplicemente, sono stati abili a presentare, magari lo stesso giorno o il giorno successivo alla pubblicazione del bando sul Bollettino Ufficiale, il progetto all’ufficio competente di Isernia (Direzione III), preposto al controllo ordinario delle attività più che alla valutazione della qualità degli interventi da finanziare. Chi vuole fare le cose per bene, come ad esempio le organizzazioni di categoria che devono informare i propri soci, hanno bisogno normalmente di più tempo. Per questo mi permetto di affermare: è possibile che qualcuno possa avere consegnato il proprio progetto ventiquattro ore dopo la pubblicazione? Per questo ho prodotto una interrogazione e fatto una richiesta accesso agli atti. Ma in generale, non avere un criterio di valutazione sui contenuti di un progetto finanziato con fondi pubblici, deprime la qualità e quindi permette un utilizzo di questi finanziamenti in maniera discrezionale ed inoculata. L’altro esempio è Molise Live dove ogni criterio meritocratico per l’assunzione temporanea di unità lavorative, viene umiliato dagli effetti di un sorteggio. Cosa deve pensare un giovane laureato? A che serve studiare se poi per la sua prima attività lavorativa dovrà fare testa o croce? Questa è una cultura di governo che è approssimata, inadeguata, discrezionale e che non ancora compreso che il valore del lavoro, delle competenze e delle professionali merita di essere valutato da competenze e professionalità altrettanto adeguate.”
Esiste dunque un problema nella macchina amministrativa regionale?“Il nucleo che dovrebbe valutare l’operato dei dirigenti regionali e stabilire, ad esempio, i premi di produttività, recentemente designato dalla Giunta Regionale, è composto da tre personalità politicamente affini al centrodestra: il sindaco di Santa Maria del Molise e due consiglieri comunali di Termoli. Mi sembra ma posso sbagliare che nessuno di loro abbia maturato in passato quelle competenze di base per operare una valutazione obiettiva. La ricaduta potrebbe essere un livellamento, con il quale si daranno gli stessi premi a tutti i dirigenti; in quel modo colui che studia, si informa, adegua le proprie competenze secondo standard da paese normale, verrà umiliato magari dal collega che non conosce questi sacrifici. Questi sono esempi di una cultura di governo che non valorizza le competenze, la professionalità e la qualità. Ciò non accade a caso: le decisioni di un nucleo ristretto di persone che fanno politica ma che non si limitano a fare solo politica, anche perché i confini sono molto labili, vengono prese attraverso un meccanismo di vecchia matrice clientelare.”
Il tema della sanità è stato quello dell’anno che ci apprestiamo a concludere. I provvedimenti contenuti nel PSR non sembrano piacere a nessuno. Eppure certi tagli sono dovuti agli sprechi degli anni precedenti. L’ultima notizia è che nel bilancio consuntivo 2006 dell’Asrem le spese per le consulenze siano state di tremilioniseicentomila euro, non le sembra eccessiva come spesa?
Questo dato conferma che la gestione del servizio sanitario regionale è stata appannaggio del mantenimento del potere politico e su questo versante questo modello ha funzionato. Perché se è vero che, con la prima legislatura, Iorio ha sfiorato i cinquecentomilioni di euro di debiti sanitari, è altrettanto vero che ha rivinto le elezioni regionali alla grande. Lui, dal suo punto di vista, le cose le ha fatte bene. Peccato che tutto questo sia andato a scapito dei cittadini che trovano sempre più strutture pubbliche inefficienti e che non funzionano per i più svariati motivi, costringendoli a rivolgersi presso strutture private o addirittura a pagamento. In questo modo il cittadino molisano viene penalizzato due volte: la prima perché paga il massimo delle tasse per una assistenza sanitaria inefficiente o quando si ammala deve rivolgersi addirittura verso strutture a pagamento. Ecco perché occorre uno scatto di qualità del dibattito politico regionale: tanto è vero che dal 27 al 31 dicembre ci occuperemo del Piano Sanitario Regionale, spero che vengano recepite le istanze che provengono dal territorio e che insistono in molte forze politiche.”
Al di la delle connotazioni politiche, non le sembra che oggi si sia dato troppo potere ai vertici delle amministrazioni locali e regionali, mettendoli addirittura nelle condizioni di comporre società, fondazioni ed altri centri di spesa senza organismi che valutino la fondatezza, l’adeguatezza e qualità di investimenti che, in fin dei conti, rappresentano i soldi dei contribuenti?
“In Italia abbiamo la brutta abitudine di eccedere da un estremo all’altro. Nella prima repubblica si denunciava l’eccesso di assemblearismo, oggi si è passati nella direzione opposta. Si è accentrato il 90% dei poteri effettivi nella mani dei vertici degli enti: dalle regioni alle province sino ai comuni. Possono fare ciò che vogliono non avendo nessun organo che controbilancia il loro potere né in termini istituzionali né in termini assembleari. Sono scomparsi gli organismi che controllavano le delibere dei sindaci e dei presidenti delle regioni ma anche quelle dirigenziali. Con una semplice delibera dirigenziale, ad esempio, è stato erogato un contributo di duemilioni e trecentomila euro ad una industria, utilizzando i fondi che nel bilancio della Regione era stati collocati nel capitolo riguardante gli acquedotti e le fognature di Isernia. Possiamo anche affermare che tutto sia stato regolare, ma chi attesta che questa decisione sia stata appropriata? Il Presidente Iorio, per esempio gestisce un fondo per quattro milioni di euro: non c’è alcun segretario generale che controverifica la legittimità amministrativa degli atti, perché i sei direttori generali della regione lavorano in relazione agli altri assessorati. Rispetto a tutto questo o interviene la Corte dei Conti (quando riesce a intervenire), o ci si rivolge alla magistratura penale. Ma quando la politica ha bisogno di ricorrere alla magistratura, significa che c’è qualcosa di sbagliato nell’organizzazione della stessa politica.”
A proposito, in che stato si trova la giustizia del Molise
Organici sottodimensionati hanno portato ad un ingolfamento: sarà perché il sistema ad imbuto porta tutti i contrasti e tutte le vicissitudini tutti in procura. Noto che, a fronte di lampi di dinamismo, non si denota una attività costante, rispetto anche a rischi che corre una regione come la nostra, contigua ad aree dove la criminalità organizzata è molto forte. Ci sono stati esempi rispetto a tentativi di riciclaggio di denaro sporco di una economia illegale, a volte purtroppo vicina ad alcuni ambienti economici e politici. Ecco, in ordine a queste cose bisogna fare chiarezza, mi auguro che si affermino elementi di riscontro rispetto alle azioni intraprese.”

Maurizio Oriunno
Primo Piano Molise
17 dicembre 2007

martedì 4 dicembre 2007

MOLISE, LA FORMAZIONE E' UNA CORSA



Molise, la formazione è una corsa
Antonello Caporale
Repubblica.it
4 dicembre 2007


I molisani si sono come ridestati da un lungo torpore e oramai segnano colpi di cronaca a ripetizione. Merito degli amministratori regionali che impongono ai giornali l'attenzione che sentono di meritare. Di qualche giorno fa la notizia che la Regione ha deciso di assumere utilizzando la cabala, la pesca magica del numeretto. Al lavoro si arriva grazie alla sorte! Un bel sorteggio, equo e garantito, evento solidale e democratico. Chi viene pescato riceve lo stipendio; agli scalognati la solita promessa: ritenta, sarai più fortunato.

Di ieri l'ultima norma creativa dell'amministrazione guidata da Michele Iorio, rotondo governatore di centrodestra: l'orologio. Vince il più veloce. Vincono, cioè agguantano i fondi cospicui messi a disposizione dall'Unione europea per i progetti di formazione al lavoro, coloro che per primi presenteranno le domande. La delibera è chiara. E' stata resa pubblica da Michele Pietraroia, consigliere del Partito democratico in una interrogazione urgente agli assessorati regionali competenti.

In breve: ci sono 705.379 euro destinati alle attività formative. Soldi freschi, soldi tanti (la popolazione dell'intera regione supera di poco i 300mila abitanti). Bisogna spenderli presto perché Bruxelles esige la fattura, pena la revoca dei finanziamenti. E' già tardi, siamo a dicembre... Correre, dunque.

La delibera prescrive il criterio decisivo per raccogliere una fetta della torta: il tempo. I progetti di formazione, ricorda la norma, "verranno finanziati secondo l'ordine di presentazione e fino ad esaurimento fondi". Il cronometro è scattato il 23 novembre. Le lepri risultano oggettivamente avvantaggiate.

Non è il caso qui di approfondire la materia legata alla formazione. Il termine, nella cruda realtà meridionale, ha conosciuto la più vasta e cruenta degenerazione sistemica. In Puglia sono di più le inchieste penali aperte che i corsi completati; in Campania e Calabria, con l'immancabile Sicilia a far da faro, la spesa pubblica, resa ancor più pesante dai finanziamenti straordinari di Bruxelles, ha reso praticabile il più acceso sistema clientelare. Sono stati progettati, e purtroppo finanziati, corsi di ogni tipo: dai più innocui (pavimentista e tornitore) ai più creativi (velina show girl).

Progetti fantasma per corsisti il più delle volte fantasma. Nessuna formazione credibile, nessuno sbocco lavorativo garantito, nessun piano di studi coerente e selettivo. La corresponsione delle paghette per la frequentazione dei corsi si è risolta innumerevoli volte in un sostituto dell'indennità di disoccupazione. E i docenti, il più delle volte, sono stati selezionati attraverso variegati parametri clientelari.

Adesso il Molise stabilisce come criterio selettivo del finanziamento dei progetti formativi l'orologio. Chi prima arriva bene alloggia. Chi si attarda ripasserà. Totò avrebbe aggiunto: a prescindere!

domenica 2 dicembre 2007

RIFIUTI NUCLEARI A CASTELMAURO: CHI SE NE OCCUPERA'?



Con la scomparsa di Quintino De Notariis si aprono nuovo scenari per il pericoloso deposito
Rifiuti nucleari a Castelmauro: chi se ne occuperà?
Della vicenda se ne era occupato il settimale Lef Avvenimenti il 16 novembre scorso

Con l’improvvisa scomparsa del fisico Quintino De Notariis, avvenuta a Cuba soltanto qualche giorno fa in seguito ad un aneurisma all'aorta, si riapre con forza la vicenda ormai ventennale relativa al Carc, acronimo che sta per Centro Applicazioni Nucleari Ricerche e Controlli, con sede e laboratorio a Termoli che dal 19 dicembre del 1979 gestisce, con il semplice nulla osta di un medico provinciale, Ermanno Sabatini, un sito di rifiuti nucleari a Castelmauro.
Della questione se ne era occupato il settimanale Left Avvenimenti che, lo scorso 16 novembre, aveva pubblicato una inchiesta a firma di Gianni Lannes (giornalista Rai e La Repubblica) proprio sul deposito di scorie nucleari di Castelmauro, sito in uno scantinato al civico 6 di Via Palazzo, nei pressi della Cattedrale e del Municipio, suscitando non pochi interrogativi.
“A distanza di anni – scrive Lannes – il tecnico (De Notariis) non ha ancora osservato le numerose ingiunzioni di sgombero e bonifica dei luoghi. Atti imposti dalla magistratura (sentenza n.1428/2000 del Tribunale di Campobasso), dal Tar Molise (sentenza n.435/2002) e da un decreto ingiuntivo siglato dal Presidente della Giunta Regionale (provvedimento n.151 del 18 ottobre 2002).”
Secondo Lannes i riscontri scientifici parlano chiaro: dai circa duemila bidoni tossici e radioattivi da cinquanta litri ciascuno, che sprigionerebbero radiazioni alfa e gamma grazie ai radioisotopi amercio 241 e cobalto 60, fluisce radioattività al di sopra della norma consentita.
Anche l’Arpa Molise, secondo l’inchiesta di Left, avrebbe evidenziato, con gli ultimi accertamenti, che “è stato riscontrato un campo di radiazioni tale da risultare superiore al limite previsto dalla normativa vigente in relazione all’esposizione massima ammissibile per la popolazione”, ma anche i Vigili del Fuoco avrebbero rilevato valori di intensità di esposizione superiore di gran lunga a quelli del fondo naturale. Ma non basta perché in un una nota a firma del dottor Angelo Cristofaro (responsabile fisico dell’Arpa) e del dottor Luigi Petracca (direttore generale dell’Arpa), i “valori registrati rappresentano un ulteriore campanello d’allarme, che dovrebbe indurre ad adottare misure definitive per il totale smantellamento del deposito di Castelmauro, che è del tutto incompatibile con il contesto urbano e con il tessuto abitativo in cui risulta ubicato già dai primi anni Ottanta”.
A rendere sempre più preoccupante la situazione esiste una segnalazione fatta ai Ministeri dell’Interno e dell’Ambiente da parte di Bernardo De Berardinis, direttore dell’Ufficio Pianificazione, valutazione e prevenzione dei rischi presso la Protezione Civile, a seguito dell’ultima verifica radiometrica. “E’ stato riscontrato – scrive De Berardinis – il superamento dei limiti previsti dalla normativa vigente. Al riguardo, dal momento che non sembrano essere garantite le condizioni di sicurezza, essendo, tra l’altro, il deposito nato con caratteristiche di stoccaggio temporaneo e ubicato nel contesto del tessuto urbano di Castelmauro, si richiama l’attenzione degli Enti sulla necessità di provvedere all’adozione di ogni iniziativa di competenza per la soluzione del problema.”
E’ il 3 aprile del 2006 quando il capo di gabinetto del Ministro dell’Ambiente, Paolo Togni, scrive: “Nella considerazione che sia necessaria l’adozione di immediate misure finalizzate alla messa in sicurezza di materiali radioattivi presenti nel sito sopraindicato, appare indispensabile assumere iniziative di carattere straordinario, che assicurino la salvaguardia della zona.” E’ il 21 aprile del 2006, invece, quando Guido Bertolaso si rivolge alla Regione: “Il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio ha evidenziato la necessità di adottare misure per le messa in sicurezza del materiale radioattivo presente nel territorio del Comune di Castelmauro. Si invita l’amministrazione regionale a comunicare ogni dettagliato elemento utile per valutare compiutamente la vicenda.”
Anche la Prefettura di Campobasso, secondo Gianni Lannes, sarebbe intervenuta a più riprese. “Nonostante il tempo trascorso – ha scritto la Prefettura di Campobasso – e le note di sollecito nel frattempo inviate, ancora non risulta adottato alcun provvedimento per la migliore ubicazione del deposito che contiene rifiuti caratterizzati da un elevato potere radioattivo, così come evidenziato anche dal responsabile del Presidio Multizonale di igiene e prevenzione con nota numero 1796 del 19 luglio scorso inviata agli assessori regionali all’ambiente e alla sanità.”
Con la scomparsa di Quintino De Notariis, dunque, la vicenda assume connotati inquietanti. Il fisico si era sempre trincerato dietro un “no comment”. Spuntano però doverosi interrogativi sulla questione. Solo De Notariis era a conoscenza di quanto depositato nello scantinato di Castelmauro? Esistono documentazioni ufficiali al riguardo? Le autorità competenti potranno intervenire per la bonifica dell’area? Quali sono stati e se ci sono stati danni per l’ambiente e per la popolazione? E’ stato fatto uno studio epidemiologico? Interrogativi ai quali (rispettando il cordoglio per la scomparsa del fisico termolese), qualcuno dovrebbe immediatamente fornire una risposta.

Maurizio Oriunno
Primo Piano Molise
2 dicembre 2007

martedì 20 novembre 2007

MOLISE, LA LOTTERIA DEI POSTI PUBBLICI



A denunciare l'accaduto un consigliere regionale Ds, Danilo Leva
che ha presentato un'interrogazione al presidente della Regione Iorio (Fi)


Molise, la lotteria dei posti pubblici


Duemila concorrenti per 22 contratti
I vincitori scelti per sorteggio, scoppia la polemica

di GIUSEPPE CAPORALE
www.repubblica.it
20 novembre 2007

CAMPOBASSO -Il posto pubblico adesso si estrae a sorte. Da un'urna come per il lotto. Accade nel palazzo della Regione Molise, dove per scegliere 22 lavoratori per un contratto a termine, la commissione giudicante è ricorsa ad una estrazione tra duemila nominativi in gara. I sorteggiati per la verità, alla fine, sono stati almeno 44, poi tra questi, si è passati dal giudizio della sorte a quello del merito comparando i vari profili dei "baciati dalla fortuna". E così si è arrivati alla scelta finale.

La Regione Molise, guidata dal governatore forzista Michele Iorio, assicura che il sorteggio si è reso necessario in quanto l'analisi di duemila curricula avrebbe richiesto troppo tempo rispetto alle scadenze del progetto in questione. Ma l'opposizione di centrosinistra, chiede la revoca dell'aggiudicazione della gara e una nuova selezione su "criteri di trasparenza e merito".

A denunciare l'accaduto un consigliere regionale ds, Danilo Leva, che ha presentato una interrogazione su quello che ha definito "l'assurdo criterio di selezione" di 22 posti di lavoro all'interno del progetto culturale "Molise Live" con contratti relativi per lo più, a qualifiche amministrative e legali.
Il sorteggio, è stato effettuato tra duemila nominativi appartenenti ad uno speciale albo di collaboratori (long list), predisposto in precedenza, proprio dall'ente regionale.

Ma veniamo all'incarico in questione. I prescelti si dovranno occupare, si legge nella disposizione dirigenziale dell'ente "del costante monitoraggio di tutte le fasi del progetto, con lo scopo di enucleare possibili elementi di criticità organizzativa o burocratica, e di verificare la correttezza e la celerità delle richieste di procedure di ordinazione e di pagamento di spesa". Il contratto di lavoro per i fortunati prescelti del progetto "Molise Live" ha una durata triennale.

"Sono francamente senza parole - sottolinea il consigliere regionale Danilo Leva - L'accesso alle procedure comparative è un diritto di tutti coloro che hanno legittimamente partecipato alla gara. Trovo stucchevole che la creazione di uno staff di professionisti sia stata affidata alla sorte e non alla valutazione delle professionalità richieste".
Il presidente della commissione (composta per altro da funzionari della Regione), Claudio Iocca (dirigente del settore cultura), che ha estratto a sorte i 44 nominativi, difende le scelte dell'ente.

"Ci siamo limitati a recepire una disposizione dirigenziale che imponeva un percorso, quello del sorteggio, e solo dopo della comparazione, e lo abbiamo eseguito, senza analizzare la questione giuridica, non di nostra competenza. La selezione si è svolta circa un mese fa, in commissione. Abbiamo stampato i nominativi dei duemila iscritti all'albo regionale dei collaboratori esterni, ritagliati e inseriti in un'urna. Al momento dell'estrazione erano presenti solo i tre commissari. Non era previsto che il sorteggio fosse pubblico. La metodologia? Inusuale, ma credo dettata dai tempi stretti del progetto".
"Molise Live" costa alle casse pubbliche oltre due milioni di euro ed è finanziato anche dal ministero dei Beni Culturali.

domenica 18 novembre 2007

FAHRENHEIT 451

Clarisse: - E' vero che... tanto tempo fa i pompieri servivano a spegnere gli incendi e non a bruciare i libri?
Montag (ride): - Credo che sua zia abbia ragione: lei è un pò svitata... Spegnere gli incendi! Chi glie l'ha raccontata?
Clarisse: - Non lo so. Qualcuno... ma è vero?
Montag: - No. Che idea assurda! Le case sono sempre state incombustibili.
Clarisse: - La nostra no.
Montag: - Beh, allora... verrà demolita, un giorno o l'altro. Dovrà essere distrutta e lei dovrà traslocare in una casa incombustibile.
Clarisse: - Che peccato. Mi dica: perché lei brucia i libri?
Montag: - Come?... Ah, beh... è un lavoro come gli altri, un buon lavoro, piuttosto variato. Il lunedì bruciamo Lucrezio, il martedì Moliere, mercoledì Machiavelli, il giovedì Goldoni, il venerdì Voltaire, il sabato Sartre e la domenica Dante. Li riduciamo in cenere e poi bruciamo le ceneri, questo è il nostro motto.
Clarisse: - A lei non piacciono i libri?
Montag: - A lei piace la pioggia?
Clarisse: - Certo, l'adoro!
Montag: - I libri... sono soltanto un mucchio di spazzatura, non servono a niente...
Clarisse: - Allora perché c'è chi li legge, malgrado sia tanto pericoloso?
Montag: - Proprio perché è una cosa proibita.
Clarisse: - E perché è proibita?
Montag: - Perché rende infelice l'umanità.
Clarisse: - Lei ne è proprio convinto?
Montag: - Ah, certo. I libri rendono sempre la gente antisociale.

lunedì 12 novembre 2007

A MORCONE TRECENTOMILA TONNELLATE DI ECOBALLE DI RIFIUTI



Sorgerà ad un chilometro dal Molise una discarica per accogliere quello che la Germania si è rifiutata di incenerire
A Morcone trecentomila tonnellate di ecoballe di rifiuti

L’allarme lanciato da Petraroia (DS). L’Assessore ai trasporti della Provincia di Benevento e sindaco del comune di Morcone Spatafora per protesta si dimette dalla Giunta Provinciale e dal Partito Democratico

Le periferie dovrebbero essere luoghi da proteggere. Sempre più deboli di fronte ad un potere politico, sempre più centralizzato, rischiano di soccombere laddove vengono considerate utili aree dove concentrare, invece, tutte le contraddizioni ed i problemi che insistono di un intero territorio.
E’ il caso di una cava in agro di Morcone (BN), comune a cavallo di Campania e Molise, che il Prefetto Pansa, Commissario per la gestione dei rifiuti in Campania, ha deciso di utilizzare per una discarica destinata ad accogliere 300mila tonnellate di ecoballe di rifiuti, simili a quelli respinti dalla Germania, perché ritenuti a rischio (diossina) per i loro inceneritori.
Il grido d’allarme in Molise verso questa operazione è stato dato dal capogruppo DS in Consiglio Regionale, Michele Petraroia che, in una nota ha affermato: “Il sito localizzato è a meno di un chilometro dal Molise e, ai sensi delle vigenti normative, si deve acquisire anche il parere formale delle amministrazioni del Molise che non mi risulta sia stato rilasciato a nessun livello. Tra le altre cose la cava è contigua a quella estrattiva di un’azienda molisana che occupa decine di addetti.”
Per protestare contro la scelta di Morcone quale sito di stoccaggio per i rifiuti, il sindaco del comune Beneventano, Rosario Spatafora, si è dimesso venerdì scorso sia dal Partito Democratico che dalla carica di assessore provinciale ai Trasporti, dicendosi convinto di “essere stato tradito dal presidente della Provincia, Carmine Nardone”.
“Apprendo da fonte del commissariato di Governo - dice Spatafora - uno sconcertante retroscena in merito alla avvenuta individuazione di Morcone quale sito di stoccaggio di ecoballe di rifiuti. Il presidente della Provincia di Benevento, delegato all’unanimità dall’assemblea dei sindaci del Sannio il 3 novembre scorso ad indicare al Commissariato più siti di stoccaggio, non si è limitato a confermare le indicazioni maturate nel corso della precedente assemblea del 14 aprile scorso che ne elencava ben diciotto, ma ha aggiunto la richiesta al Commissariato di prestare particolare attenzione a tre siti di cava, tra i quali, appunto, quello di Morcone. Non so se le mie dimissioni serviranno a qualcosa, ma non mi resta altra strada. Resto nella carica di sindaco solo per difendere il mio territorio e i miei concittadini. Il Commissariato si limiterà a scaricare tonnellate e tonnellate di rifiuti senza alcuna misura cautelare di natura igienico - sanitaria, provocando così un pesantissimo inquinamento ambientale - conclude il sindaco di Morcone - nel caso di Morcone, poi, questo inquinamento non sarà solo locale, ma, attraverso il fiume Tammaro che scorre proprio accanto alla cava, colpirà l’intera provincia, vanificando, peraltro, i circa 300 miliardi di lire investiti, dal 1980 ad oggi, per la diga di Campolattaro. Ho intenzione di resistere in qualunque sede contro lo sversatoio”.
Non si è fatta attendere la risposta del Presidente della Provincia di Benevento, Carmine Nardone: “Apprendo con rammarico la notizia della volontà dell’assessore ai Trasporti Rosario Spatafora di dimettersi. Lo invito a non drammatizzare, come sta facendo in questi giorni, una situazione che tale non è - aggiunge Nardone - lo dico soprattutto a ragione del fatto che abito da un decennio accanto ad una discarica, quella di Piano Borea di Benevento, che è uno sversatoio regionale, nella quale si continua ancora ora a scaricare rifiuti e attorno alla quale si affacciano decine di case di altri cittadini beneventani. La proposta della Provincia di Benevento - chiarisce Nardone - è che le ecoballe da stoccare siano rese inerti e controllate dopo un trattamento che non crei problemi né a Morcone, né in altri comuni. Avendo maggiore esperienza di Spatafora, lo invito ad incontrarci e a discutere pacatamente di quanto sta accadendo per trovare insieme le soluzioni più opportune”.
Intanto Petraroia dal Molise annuncia una interpellanza sulla vicenda, che rischia di vedere territori e amministratori in guerra verso una discarica di rifiuti che, seppur di “ecoballe”, di ecologico non ha proprio niente.
Parecchie le considerazioni sull’area dove sorgerà la discarica che pongono sconcertanti interrogativi. Sembrerebbe che il sito individuato sia stato sottoposto, a seguito di una vicenda giudiziaria, a sequestro giudiziario in seguiti ad una procedura fallimentare. Solo dopo il 29 ottobre pare sia stato assegnato e dieci giorni dopo individuato quale sito per lo stoccaggio. Il sito, inoltre, ricade in area SIC e si trova a cento metri dal Tratturo Regio per il quale sono stati investiti milioni di euro e metterebbe a rischio l’adesione all’Ecomuseo del Matese (in Campania il Matese è stato ampiamente valorizzato già da qualche anno), l’ottenimento della certificazione di qualità come ippovia europea e comprometterebbe l’Oasi del Wwf di Campolattaro.
Si è in attesa di risposte concrete da parte delle amministrazioni interessate che non può passare attraverso una disputa politica, a colpi di slogan ed accuse. E’ in gioco la tutela di quei territori che proprio sulle politiche di sviluppo ecocompatibile e grazie al contributo ed alla sensibilità dell’Unione Europea, stanno ricostruendo, faticosamente, l’anima e l’identità di luoghi e popolazioni dimenticati per secoli da quei poteri centralistici che hanno bloccato e soffocato lo sviluppo del Mezzogiorno.

Maurizio Oriunno
Primo Piano Molise
13 novembre 2007

giovedì 8 novembre 2007

BENVENUTO BREGANTINI



Intervista a Radio Vaticana: «La mia voce era quella della gente della Locride»
Il vescovo anti-clan: «Lascio con dolore»
Mons. Bregantini saluta la «sua» diocesi di Locri: «Per obbiedienza sono venuto, per obbedienza parto»

LOCRI - Il paragone con Garibaldi potrebbe forse apparire un po' azzardato. Ma le stesse parole di mons. Giancarlo Maria Bregantini, per 13 anni vescovo di Locri, da poco promosso ad arcivescovo e destinato alla diocesi di Campobasso, lasciano intendere che la partenza dalla terra di frontiera dove ha sempre combattuto, con le parole della fede, l'egemonia criminale della 'ndrangheta, non sia stata vista come il raggiungimento di un nuovo ed importante traguardo nella propria missione pastorale. «Per obbedienza sono venuto e per obbedienza parto» ha detto oggi il prete-coraggio in un'intervista a Radio Vaticana.

«SOFFERENZA NEL CUORE» - Bregantini ha spigato di voler rispondere alla decisione del Papa «con questa disponibilità e, anche se con tanta sofferenza nel cuore, saluto la mia diocesi e mi avvio all'altra». Di fronte al dolore manifestato dalla gente di Locri per la sua partenza Bregantini dice che «è un reciproco dispiacere, perchè obbedire non è mai facile e sempre eroico».

«UNA VOCE SOLA» - «Voglio però cercare di rasserenare gli animi - aggiunge -, che molto di quello che ho insegnato loro è stato maturato insieme, con i giovani e con i collaboratori, cresciuti ormai fisicamente e spiritualmente. E, quindi, molte volte la mia voce era la loro voce, che io ho soltanto raccolto. Loro restano qui, ma hanno imparato un metodo, lo vivranno comunque e sempre intensamente e saranno quindi capaci, ne sono certo, di viverlo nella fede di Dio e con colui che verrà a sostituirmi».

LA NUOVA DIOCESI - Mons. Bregantini sa anche «di essere accolto a Campobasso con grande gioia, questo - spiega - me lo hanno assicurato i vescovi e gli amici, anche se io non conosco questa terra ed è, quindi, per me molto arduo affrontarla».

martedì 6 novembre 2007

ENZO BIAGI E' MORTO



Enzo Biagi è morto stamattina, il mondo dell'informazione perde una delle sue voci più autorevoli

Enzo Biagi è morto questa mattina. aveva 87 anni, da oltre una settimana era ricoverato nella clinica Capitanio di Milano. Il mondo dell'informazione perde così una delle sue voci più celebri, esempio di libertà di pensiero e autorevolezza. La camera ardente è aperta dalle ore 10.

Il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Scompare con Enzo Biagi - ha scritto il capo dello Stato - una grande voce di libertà. Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l'autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento - sempre orgogliosamente rivendicato - alla tradizione dell'antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana".

Ad annunciare il decesso è stato il medico Giorgio Massarotti, all'ingresso della clinica: "Per incarico della famiglia - ha dichiarato, davanti ai cronisti presenti - e con estremo dolore, annuncio che il dottor Biagi si è spento alle 8 di questa mattina con serenità". Poi hanno parlato le figlie: "Si è addormentato sereno - ha raccontato Bice - devo dire che aveva programmato come sempre tutto anche per noi. Ci ha fatto dormire qualche ora, a me e a mia sorella, e ci ha aspettati. Siamo stati insieme". Ai giornalisti che le hanno chiesto un ricordo del padre, la donna ha risposto: "Mi rendo conto che voi tutti ricordate Enzo Biagi. Io mi ricordo mio padre e sono grata a tutti quelli che in questi giorni mi hanno dimostrato tanto bene. Non dico che per noi è una scoperta, ma certo, noi siamo le sue figlie e ci ha stupito. Io ho perso un padre, sono solo più sola".
Biagi, che aveva sei by-pass, era stato ricoverato per problemi cardiaci, ma venerdì scorso si erano manifestate anche complicazioni renali e polmonari. Sabato le sue condizioni sono apparse migliori. Stamattina presto, però, c'è stato il peggioramento. E poi la morte. Tra i primi ad accorrere in clinica, dopo la notizia del decesso, i colleghi Sergio Zavoli e Ferruccio De Bortoli (direttore del Sole 24 ore).

Associazione Stampa Molisana

venerdì 2 novembre 2007

NON ESISTE ALCUNA INDAGINE DELLA CORTE DEI CONTI A MIO CARICO

"Non ho mai ricevuto alcuna notizia né ufficiale né ufficiosa da parte della Corte Conti circa un'inchiesta a mio specifico carico. Ciò che la Corte dei Conti e la Commissione voluta da Prodi stanno ponendo in essere non è altro che una ordinaria e dovuta attività di controllo delle varie fasi della ricostruzione per evitare che si verifichino disfunzioni sull' utilizzo delle risorse pubbliche. Controlli che riguardano tutta la fase della ricostruzione, compresa quella gestita direttamente da Bertolaso, e che noi, a nostra volta, stiamo facendo a cascata sugli altri soggetti coinvolti in queste fasi.
E' spiacevole constatare che proprio in un giorno così particolare per tutti i molisani non si perda occasione per strumentalizzare "non notizie" al fine di gettare discredito sul Presidente di questa Regione. È davvero vergognoso che due quotidiani siano così lontani dall'alta funzione che ha l'informazione per lo sviluppo della società, tanto da non voler neanche rispettare la memoria delle vittime pur di dare un opportuno proscenio mediatico ad una "non verità" che sconsideratamente loro osano chiamare notizia."
Lo ha detto il Presidente della Regione Molise Michele Iorio commentando la notizia apparsa questa mattina su due giornali locali che lo vedrebbe indagato dalla Corte dei Conti sul corretto utilizzo dei fondi del terremoto.

mercoledì 31 ottobre 2007

FONDI POST TERREMOTO: LA CORTE DEI CONTI VUOLE VEDERCI CHIARO

DISPACCIO AGENZIA ANSA - ROMA 30 OTTOBRE 2007
«La procura regionale molisana della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo nei confronti del presidente della Regione e Commissario straordinario per la gestione dei fondi post terremoto, Michele Iorio. L'obiettivo è quello di verificare se dal punto di vista contabile vi siano state violazioni nella gestione dei fondi stanziati per il sisma del Molise - oltre 700milioni di euro di cui circa 480 già erogati - che il 31 ottobre del 2002, esattamente 5 anni fa, provocò il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, in cui morirono 27 bimbi e una maestra.

Il fascicolo, secondo quanto si è appreso, è stato aperto a ottobre –quindi pochi giorni fa - e prenderebbe in esame tutti gli interventi realizzati e in via di realizzazione da parte del Commissario, ad eccezione di quelli per la ricostruzione di San Giuliano di Puglia, i cui fondi sono stati gestiti dal Dipartimento della Protezione Civile. Il fascicolo, inoltre, fa seguito ad un decreto firmato a maggio dal premier Romano Prodi su proposta del capo del Dipartimento della Protezione Civile, con il quale si istituisce una Commissione ispettiva “con il compito di verificare le attività tecnico, amministrative e contabili di carattere straordinario e urgente poste in essere dal commissario delegato-presidente della Regione Molise, per fronteggiare la situazione di emergenza conseguente ai gravi eventi sismici verificatisi il giorno 31 ottobre 2002 nel territorio della provincia di Campobasso”.

La Commissione avrebbe dovuto terminare i lavori entro agosto con una relazione al Dipartimento della Protezione Civile ma ad oggi i commissari non hanno ancora completato il lavoro. “Questa procura - si legge nel provvedimento della Corte dei Conti firmato dal procuratore regionale Giuseppe Grasso - ha provveduto ad attivare apposita vertenza” in attesa che la Commissione “pervenga ad accertare la sussistenza di situazioni dannose, comunque ricollegabili alle rilevate illegittimità ovvero di altri profili comunque aventi riflessi lesivi delle ragioni dell'erario”. E proprio perché si attende l'esito dei lavori della commissione, «non si assumeranno iniziative dirette a duplicare gli accertamenti, salvo la sussistenza di situazioni aventi autonoma rilevanza».

martedì 30 ottobre 2007

30 ottobre 2007: il ricordo di Iorio a cinque anni dal sisma



E' sempre con grande commozione che ricordiamo la data del 31 ottobre 2002. Una giornata che ha segnato profondamente il nostro territorio scuotendo la coscienza di tutti e ingenerando una gara di solidarietà senza precedenti in tutto il mondo.

Ancora oggi vanno ringraziati quanti, e sono tanti, si sono prodigati, ai vari livelli, per portare aiuto e calore umano alle comunità di San Giuliano di Puglia e dei paesi limitrofi.

Danni materiali ma anche morali con ferite ancora visibili che solo il tempo potrà definitivamente lenire lasciando, nel frattempo, sempre aperta la finestra della speranza e della forza interiore per superare ogni difficoltà.

Il pensiero in questa triste ricorrenza va alle vittime e ai loro familiari ai quali la Regione, sul piano istituzionale e morale, non ha mai fatto mancare il dovuto sostegno.

Nell'esprimere solidarietà ci auguriamo anche che le vicende in corso possano restituire a tutti la consapevolezza che Istituzioni democratiche del nostro Paese poggiano la loro credibilità sull'idea che ognuno si senta garantito nei propri diritti e nella ricerca della verità.

Il terremoto del 2002 ci ha insegnato che anche nei momenti più difficili si può e si deve reagire con uno scatto di orgoglio per superare il disorientamento, i disagi, l'afflizione e per ripartire con nuova linfa e nuove motivazioni. Ci ha insegnato anche che bisogna creare le condizioni perché eventi del genere non abbiano più a produrre lutti e distruzioni. In questa ottica abbiamo predisposto un programma articolato per mettere in sicurezza non solo le scuole di ogni ordine e grado ma anche gli edifici pubblici e i luoghi di culto.

Siamo consapevoli che per centrare tutti gli obiettivi fissati occorre un'opera titanica che siamo comunque disposti ad affrontare.

Ci battiamo, ad ogni modo, per tradurre in fatti concreti gli impegni assunti affinché l'agenda delle nostre priorità ponga al primo posto la sicurezza a cominciare da quella dei nostri figli che frequentano le aule didattiche della regione.

Attualmente sono in fase di esecuzione ed in parte già realizzate opere di miglioramento e di adeguamento sismico in circa 100 strutture scolastiche per un importo complessivo di 49 milioni di euro di cui 33,4 milioni già erogati. Sono inoltre in corso di ultimazione, su tutti gli edifici scolastici della Regione, le indagini di valutazione della vulnerabilità sismica e la redazione della certificazione delle idoneità sismiche e statiche.

Oggi a S. Giuliano di Puglia è lutto cittadino, un lutto al quale ci sentiamo vivamente di partecipare e che tocca da vicino tutta la comunità molisana.

LA RISPOSTA DE "LA STAMPA" ALLA SMENTITA DI IORIO



Il Presidente Iorio dovrebbe rispondere a tre semplici domande:
1. E' vero che Sant'Angelo del Pesco, paese di 416 abitanti della Provincia di Isernia che non ha subito alcuna lesione dal terremoto, ha ricevuto un milione e 688mila euro attinti al Conto 3098 intestato a "Commissario delegato emergenza sisma e alluvione"?
2. Spendere 200 mila euro per il museo del profumo di Sant'Elena Sannita serve a rilanciare la produttività della regione?
3. Non sarebbe stato più tarsparente separare il conto sul quale affluiscono i fondi per la ricostruzione post terremoto e quelli per il rilancio produttivo? E non sarebbe stato più trasparente ancora dividere i ruoli tra il Commissario che deve gestire l'emergenza e il Presidente della Regione che ha finanziato tutti i 136 Comuni del Molise e, guarda caso, è stato poi rieletto?

Marco Castelnuovo

lunedì 29 ottobre 2007

LA SMENTITA DI IORIO A "LA STAMPA"



Il Presidente della Regione Molise Michele Iorio ha inviato una lettera di rettifica al Direttore del quotidiano nazionale “La Stampa”, Giulio Anselmi, per smentire alcune affermazioni del giornalista Marco Castenuovo contenute nell’articolo di prima pagina del numero odierno, riguardante la ricostruzione post sisma in Molise.
Questo il testo:
Dott. Giulio Anselmi
Direttore Responsabile
De La Stampa

Egregio Direttore,

in riferimento all’articolo di Marco Castelnuovo pubblicato sul numero oggi in edicola del Suo giornale, riguardante la ricostruzione in Molise, debbo precisare che neanche un centesimo dei finanziamenti assegnati al Molise dal 2002 ad oggi per la ricostruzione nelle zone danneggiate dal terremoto o dall’alluvione, è stato speso in maniera diversa o con finalità non rispondenti alla necessità di far rientrare le famiglie nelle proprie abitazioni nella massima sicurezza.
Una non attenta e meditata lettura dei decreti e dei Programmi che in questi anni hanno operato in Molise ha portato ad una confusione e ad una inesatta intepretazione degli stessi rispetto alle finalità che essi si prefiggevano.
Va detto, infatti, che questa Regione ha potuto, grazie ad un’ordinanza del Governo Berlusconi, utilizzare, nell’ambito di un particolare Programma di sviluppo destinato all’intero territorio regionale (e non solo per le aree colpite dal terremoto o dall’alluvione), dei fondi ordinari propri, nazionali ed europei per costruire un plafond di risorse da impiegare per la ripresa produttiva, le nuove iniziative imprenditoriali, le attività di promozione turistica, le azioni di salvaguardia culturale e l’infrastrutturazione dei comuni.
Un Programma che, evidentemente, ha tenuto nella massima considerazione le aree del terremoto e dell’alluvione tanto da destinarvi, in quanto zone particolarmente colpite e in difficoltà, ben 102 milioni di Euro, su un totale di 333 milioni (oltre un terzo del complessivo stanziamento). Questo nonostante lo stesso Programma avesse come obiettivo primario il rilancio del sistema economico, sociale, culturale e turistico dell’intero Molise.
E’ impensabile ipotizzare che una regione alle prese con la ricostruzione tralasci gli interventi globali di programmazione sul proprio territorio. E’ come se l’Umbria e le Marche negli anni successivi al loro terremoto non avessero speso fondi per sostenere lo sviluppo nel resto del loro territorio.
Come detto, tutte le risorse (ammontanti ad oggi a circa 540 milioni di Euro) destinate alla ricostruzione post sisma (che interessa ben 84 comuni della Provincia di Campobasso), inserite in un ben diverso filone di intervento anche normativo, sono state utilizzate con trasparenza nei soli comuni che hanno riscontrato danni.
A San Giuliano di Puglia la ricostruzione terminerà, a tempo di record (e senza alcun ritardo come asserisce Castelnuvo), entro il 2008. Sono stati avviati anche i lavori negli altri comuni del cosiddetto “cratere sismico” i cui termini sono strettamente correlati al flusso finanziario che il Governo nazionale destinerà al Molise. Mentre permangono difficoltà ad avviare la ricostruzione negli altri comuni della provincia di Campobasso per carenza di risorse.
Ora siamo alle prese con la nuova Finanziaria; ci aspettiamo risorse consistenti e opportunamente dimensionate a soddisfare il diritto dei molisani a vedere la propria casa ricostruita.
Le notizie che ci giungono sono decisamente negative; certo in questa battaglia non ci aiutano affatto gli articoli che gettano dubbi sulla capacità di utilizzare opportunamente i fondi che si sono avuti a disposizione. Le chiedo quindi di fare chiarezza sulla questione in ossequio al diritto-dovere degli organi di informazione di rettificare le notizie non esatte e capaci di ingenerare inopportune illazioni.
L’occasione mi è gradita per porgerLe i migliori saluti.

Sen. Michele Iorio
Presidente Regione Molise

martedì 23 ottobre 2007

CIBI AL VELENO



Alimenti contraffatti, vino sintetico, olio colorato
artificialmente. Viaggio nel business da un miliardo l'anno

Cibi al veleno, mozzarella e carne
ecco i gangster della tavola


dal nostro inviato PAOLO BERIZZI
www.repubblica.it

CASERTA - Le mozzarelle galleggiano nella vasca di raffreddamento. Sbattono una contro l'altra. Hanno cortecce nodose, imperfette. Il tempo di arrivare a temperatura, di rassodarsi, e un nastro d'acciaio le destina alla salamoia, ultima liturgia prima del confezionamento.

"Queste se ne vanno in America" fa il casaro senza staccare gli occhi dalle sue creature. Sono mozzarelle di bufala taroccate. Piene di latte boliviano. Latte in polvere rigenerato, corretto col siero innesto e mischiato con quello locale casertano, che costa quattro volte tanto e per questo sta attraversando un periodo di vacche magre. Il "boliviano" arriva ogni settimana via Olanda ai porti di Napoli e Salerno. Con le loro autocisterne i produttori campani si attaccano alle navi come fossero mammelle. Fanno il pieno. Poi riempiono i serbatoi dei caseifici. Agro aversano, litorale domizio, alto avellinese, salernitano.

Incrociano e imbastardiscono. E guadagnano. Le bufale bolicasertane il casaro le piazza sul mercato a 6 euro al chilo anziché 9. Per produrle spende una miseria. La materia prima per fare un chilo di mozzarella costa circa 5 euro. Il latte di bufala 1,35 al kg. Con 1 kg di latte boliviano (50 centesimi) di chili di mozzarella se ne fanno 5. Una "bufala" delle bufale che ammazza il mercato. Una delle tante sofisticazioni che infettano le terre da dove vengono i migliori e anche i peggiori prodotti agro alimentari su piazza. Puglia, Campania, basso Lazio.

E' un mondo senza etica e con regole fisse (le loro) quello dei pirati della tavola. Abbattere i costi. Creare un prodotto mediocre, a volte immangiabile. Che però viene immesso normalmente sul mercato. Rischi bassissimi, ottimi guadagni, possibilità di riciclare ingenti quantità di denaro. "Il business più fiorente è il riciclaggio di prodotti scaduti - dice il colonnello Ernesto Di Gregorio, comandante dei Nas di Napoli con delega su tutto il Sud - . Poi, certo, i tarocchi: latticini, olio, vino, concentrato di pomodoro, carne, pesce". Sconfezionano e riconfezionano gli spacciatori di cibo. Appiccicano etichette posticce, "rinfrescano" prosciutti e salami. Tengono in vita la carne con nitrati e solfiti. I primi abbattono la flora batterica, i secondi mantengono il colore.

Così hamburger e salsicce possono resistere per giorni, senza dare nell'occhio, al banco della vendita. "Tagliano" le mozzarelle, le sbiancano, le gonfiano. Allungano e colorano l'olio, impestano il vino. Sganciano bombe sul nostro sistema gastrointestinale e circolatorio.

Sono banditi della tavola. Professionisti della frode capaci di inserirsi nella catena della piccola e della grande distribuzione, di puntellare con quintali di merce truccata un mercato che rende qualcosa come 1 miliardo di euro l'anno. Smerciano prodotti che invadono le nostre tavole, che riempiono gli scaffali delle botteghe e dei supermercati, che ritroviamo proposti nei menù dei ristoranti e in quelli meno ambiziosi delle mense e delle tavole calde. Aziende, uffici pubblici, navi, caserme. "Vede, queste invece vanno al Nord. Ormai su la bufala la trovi dappertutto, e la compri anche bene". L'uomo ha un faccione ispido. I polpastrelli duri e ustionati (mettete le mani nella pasta di latte a 90 gradi per vent'anni).

I modi smaliziati del sensale di un tempo. Apprezza il "don" anteposto al nome. "'A bufala piace a tutti, ce la chiedono, e noi gliela mandiamo... ", gongola. E' un produttore sofisticatore. Tarocca mozzarelle e ricotte. Le produce mischiando latte bufalino locale e latte congelato e liofilizzato proveniente dall'estero. Cagliate targate Romania, Ungheria, Polonia, Estonia, Lituania. E, ultima novità, il "boliviano". "Almeno la metà dei 130 caseifici che hanno il marchio Dop sofisticano la mozzarella di bufala", è l'allarme lanciato da Lino Martone, segretario del Siab, il sindacato degli allevatori bufalini di Caserta. "Non è così, il prodotto Dop, almeno quello, lo garantiamo", replica Luigi Chianese che del consorzio Mozzarella di bufala campana è il presidente. "Con gli altri prodotti forse qualche problemino c'è - ammette - ma dobbiamo ancora capire bene dove sta".

Pare tutto perfetto, tutto normale in questo caseificio di Cancello e Arnone. Alto casertano, 5 mila anime a cavallo delle due rive del Volturno. Una densità casearia pari a quella camorristica. Trattori e Mercedes tirate a lucido. Fa impressione vederle scivolare tra le campagne impregnate di diossina (per questo, dice Guglielmo Donadello di Legambiente, "la mozzarella campana oggi è uno dei prodotti più pericolosi d'Italia"). Al volante, uomini in canotta e in età matura. Accade a Casal di Principe, a Castel Volturno, a Grazzanise, a Marcianise. Sono i feudi del clan dei casalesi, i potenti camorristi le cui fortune milionarie poggiano soprattutto sul calcestruzzo. Ma non solo. Nascono come allevatori e casificatori i casalesi, molti di loro continuano il mestiere (come racconta un'indagine della Dda di Napoli). Le famiglie Schiavone, Zagaria, Iovine: ognuna ha parenti che allevano bufale e vacche. Ognuna rifornisce caseifici o ne possiede.

Come Claudio Schiavone, cugino del boss Francesco "Sandokan" Schiavone. Una stradina defilata di Casal di Principe. Vendita di latticini al minuto. Dicono le mozzarelle di bufala più buone della zona. "I più bravi nel settore sono proprio loro, i casalesi", ragiona un esperto che è anche conoscitore delle tecniche di adulterazione dei derivati del latte.

Ci sono caseifici che spuntano come funghi nella notte. Senza licenza edilizia. Vi lavorano, in media, una decina di persone. Se il capo ordina, bisogna obbedire. Truccare. "Il latte di bufala concentrato, unito al siero dolce, ti dà una mozzarella gonfiata dieci volte superiore al normale" - spiega ancora Martone che ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica. C'è qualcosa che non va nell'area dop (250 mila bufale) da Latina a Foggia passando da Caserta e Salerno.

"Molte aziende rifiutano il latte di bufala nostrano. Il prezzo alla stalla è sceso di 20 centesimi al litro. Eppure la produzione di mozzarelle non diminuisce, anzi. E allora: con che latte le fanno?". Con le cagliate romene. Le congelano di inverno e le scongelano d'estate, quando la richiesta di latticini aumenta del 30 per cento. Per sbiancarle (arrivano in Italia scurite dal tempo e dal viaggio) usano la calce e la soda caustica. La usano anche per correggere l'acidità della mozzarella. O per "tirare" la ricotta, perché così si accelera il processo di separazione del grasso dal siero e si favorisce l'affioramento del formaggio fresco. In certi caseifici tengono scorte di sacchi di calce.

"Quando li becchiamo il casificatore si giustifica dicendo che serve per pitturare una parete scrostata" - dice il colonnello Di Gregorio. Dal suo ufficio all'ultimo piano di una torre del centro direzionale di Napoli, tra la Procura e il carcere di Poggioreale, si domina un pezzo di città. "Sequestriamo di tutto, anche l'inimmaginabile. La calce qui la mettono pure sullo stoccafisso, per sbiancarlo e renderlo più morbido".
Ne combinavano di tutti i colori al mercato ittico di Porta Nolana, il più antico di Napoli. I Nas l'hanno chiuso il 29 luglio. Sequestro di tutta l'area. Rivolta dei venditori. Decine di cassonetti bruciati. Igiene sanitaria da suk terzomondiale. Molluschi turchi e greci importati coi Tir, moribondi, marci, rianimati con acqua di mare. Anguille cinesi vendute come pescato locale.

Dal mare si risale verso i piccoli centri dell'entroterra campano. Per fare una prova abbiamo bussato in una macelleria dalle parti di Baiano, ai confini dell'Agro Nolano: "Ho della carne in scadenza, manzo, la ritirate?". "Per questo mese siamo a posto, ma se ripassate tra una decina di giorni ve la ritiro", ha risposto il figlio del titolare. Siamo in area dot: denominazione origine tarocca. Mani esperte manipolano i cibi, li ingentiliscono dopo averli acquistati già "avviati" dall'Est europeo. Prendiamo la pummarola. "Le importazioni dalla Cina sono triplicate del 207 per cento, con un trend che porterà in Italia oltre 150 milioni di chili a fine anno - spiega Vito Amendolara, direttore della Coldiretti campana - Il concentrato di pomodoro che arriva a Napoli e Salerno viene rielaborato, riconfezionato, etichettato e esportato come Dop".

Un flagello, da queste parti, la sofisticazione. I rapporti delle operazioni dei Nas e dei Nac dei carabinieri disegnano una mappa che parte dal Lazio, taglia la Campania e piega verso Puglia e Sicilia, lambendo anche la Basilicata che si sta affacciando sul mercato della pirateria agro alimentare. Cinquecento chili di capperi marocchini spacciati come "di Pantelleria". Quintali di miele moldavo pieno di pesticidi. Centinaia di fusti di sale industriale - estratto dalle saline nordafricane infestate dai colibatteri fecali - smerciato come sale alimentare. Tutta roba scoperta nell'hinterland napoletano, e destinata con marchio falsificato al mercato nazionale e internazionale. Sulla torta del cibo truccato la camorra ha messo le mani da tempo, assieme alle organizzazioni criminali dell'Est europeo e cinesi. Un coinvolgimento organico di cui la Dia ha preso atto. La stessa cosa avviene in Puglia. Qui il prodotto taroccato per eccellenza è l'olio. La molitura delle olive e l'imbottigliamento rappresentano, da soli, il 2 per cento del Pil regionale.

Peccato che gli ulivi siano diventati terra di conquista dei corsari. L'extravergine d'oliva "corretto": è questo il loro fiore all'occhiello. Importano olio di colza o di nocciolino dalla Spagna, dalla Turchia, dalla Grecia, dalla Tunisia. Lo allungano col verdone per dargli il colore. Lo profumano. "Almeno il 75 per cento del nostro olio non ha una chiara origine certificata - dice Antonio De Concilio della Coldiretti pugliese - . In pratica è ad alto rischio sofisticazione". Un litro di extravergine vero costa 5 o 6 euro, farlocco 50 o 60 centesimi. Ma dove finisce? Chi lo compra? Finisce nelle grandi catene dei discount. Nelle botteghe di paese. Nelle mense pubbliche e private, nelle pizzerie.

Ne ordina grandi partite chi deve sfamare senza pretese tante persone. Come il vino a 50 centesimi a bottiglia. Rita Macripò è il presidente delle Cantine Lizzano, Taranto, dal 1957: 21 dipendenti, 600 soci consorziati. "Come fanno? Acquistano uva da tavola, la correggono con acido tartarico e coloranti. Quando i Nas o la Guardia di Finanza vanno nelle aziende - a volte sono semplici cisterne e basta - nell'ufficio anziché i libri contabili trovano le pistole". Sta girando una voce nel tarantino. Gli investigatori la ritengono attendibile. Dei produttori locali avrebbero ordinato partite enormi di tannino cinese di origine sintetica. Servirà a "correggere", a produrre bottiglie da vendere a 40 centesimi.

"Certe catene se ne fregano che sia robaccia - dice Macripò - . La comprano e basta. Faccio un esempio. A Taranto ci sono 40 mila marinai. Vuol dire un quarto di vino a testa al giorno. Fanno 10 mila litri al giorno, cioè 100 quintali, cioè 365 quintali l'anno. Secondo lei la Marina Militare che vino compra? Il nostro che costa 2,5 euro o quello che costa 40 centesimi? Pretendono tutti prezzi sempre più bassi. Così i produttori onesti vengono sbattuti fuori dal mercato".

A fianco del listino prezzi abbattuto, scoprendo i magheggi dei pirati agroalimentari, ritornano alla mente i sacchi di calce. I caseifici a scomparsa e le mozzarelle drogate. L'olio pitturato, il vino sintetico. Il pesce in coma. Il menù dell'altra alimentazione.


(23 ottobre 2007)

lunedì 22 ottobre 2007

LA MAFIA? E' LA PRIMA AZIENDA ITALIANA



Gli sconcertanti dati della Confesercenti sugli affari criminali
"La 'Mafia 'Spa è l'industria italiana che risulta più produttiva"

"La mafia? E' la prima azienda italiana"
Per Sos Impresa 90 mld di utili l'anno


ROMA - Con un utile annuo pari a 90 miliardi di euro, una cifra equivalente a cinque manovre finanziarie o, se si preferisce, alla somma di otto "tesoretti", l'"azienda mafiosa" si classifica al primo posto nella classifica dell'imprenditoria italiana. Un primato difficile da spodestare, dato che il giro d'affari che ruota intorno a sfruttamento della prostituzione, traffico di droga e armi, estorsione, rapine e usura non sembra conoscere crisi.

Il rapporto sulla criminalità di "Sos Impresa" della Confesercenti delinea un quadro drammatico. In base ai dati raccolti, l'usura rappresenta la principale fonte di business criminale per la mafia, con circa 30 miliardi di fatturato. Il racket frutta ai clan 10 miliardi, 7 miliardi arrivano dai furti e dalle rapine, 4,6 dalle truffe, 2 dal contrabbando, 7,4 dalla contraffazione e dalla pirateria, 13 dall'abusivismo, 7,5 dalle mafie agricole, 6,5 dagli appalti e "solo" 2,5 dai giochi e dalle scommesse.

Dati che fanno ancora più impressione, se messi in relazione a tutti gli organismi e ai cittadini coinvolti nel giro dell'illegalità. Il racket delle estorsioni coinvolge 160 mila commercianti italiani, con una quote di oltre il 20 per cento dei negozi e punte dell'80 per cento negli esercizi di Catania e di Palermo. I commercianti e gli imprenditori subiscono 1.300 reati al giorno, praticamente 50 l'ora.

La collusione degli imprenditori. "Uno degli elementi che colpisce maggiormente - sottolinea il documento - è l'espansione della cosiddetta "collusione partecipata", un fenomeno che investe il gotha della grande impresa italiana, soprattutto quella impegnata nei grandi lavori pubblici. Gli imprenditori preferiscono venire a patti con la mafia piuttosto che denunciare i ricatti".

Confesercenti fa anche alcuni nomi di aziende che hanno "ceduto" alla criminalità. "Il colosso Italcementi - si legge nel rapporto - è uno di quelli che ha ceduto alla morsa, supportando maggiori costi, assumendosi numerosi rischi ed agevolando, così, l'espansione economica della cosca dei Mazzagatti.

Anche per i lavori della Salerno-Reggio Calabria gli imprenditori sono stati costretti a trattare con le cosche calabresi. La Impregilo - sempre secondo Sos Impresa - aveva insediato nelle società personaggi che, secondo gli inquirenti "da sempre avevano avuto a che fare con esponenti della criminalità organizzata e con imprese di riferimento alle cosche".

www.repubblica.it
22.10.2007

lunedì 15 ottobre 2007

ARRICCHIRSI CON IL TERREMOTO


Soldi a pioggia ai Comuni del Molise dopo il sisma del 2002. Anche a quelli non colpiti
MARCO CASTELNUOVO
CAMPOBASSO

Che cosa c’entrano i 27 scolari di San Giuliano di Puglia morti il giorno del terremoto, con le api di Trivento? E che relazione c'è fra gli edifici rasi al suolo dalla scossa sismica di cinque anni fa, e la patata turchesca di Pesche? Che cosa unisce il pianto di chi il 31 ottobre 2002 ha perso un figlio o una casa, con lo svago che gli impianti di risalita di Capracotta offrono agli sciatori?» Queste domande si trovano sul sito Primonumero.it. Le risposte anche e sono molto inquietanti.

Ma partiamo dall’inizio, cioè da una triste mattina di cinque anni fa. Terremoto a San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2002: trenta morti di cui ventisette bambini sotto le macerie, circa 100 feriti e 2.925 sfollati nella sola provincia di Campobasso. L’Italia sconvolta si mise in moto. Fiumi di denaro vennero raccolti per aiutare «le popolazioni colpite». Nel giro di una settimana la Soprintendenza dei beni culturali stilò una lista dei Comuni che avevano riportato danni a abitazioni ed edifici storici: 32 nella sola provincia di Campobasso, 9 in quella di Foggia e uno in quella di Isernia. A febbraio un’alluvione colpì, di nuovo, i territori già devastati. A marzo 2003 l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con l’ordinanza n. 3268 conferì al Governatore molisano Michele Iorio (Forza Italia) pieni poteri per gestire la ricostruzione. È passato un lustro e cosa si scopre? Che alcuni dei fondi (per un totale di 123 milioni di euro) che servivano per ricostruire i centri colpiti sono andati a tutt’altro. O meglio: negli oltre 500 decreti di finanziamento firmati dal Commissario-Governatore ci sono denari per 136 Comuni del Molise. E quanti sono i Comuni della regione? 136, ovviamente.

Una serie di contributi a pioggia, anche ai Comuni che non hanno subito un solo graffio o una sola crepa dal terremoto. Un esempio? Il Comune di Campochiaro, 80 chilometri da San Giuliano, che i periti avevano dichiarato indenne subito dopo il sisma. Tanto che anche Iorio, quando nella primavera del 2003 stilò l’elenco delle zone terremotate non lo inserì. Ma visto che numerosi centri anche più lontani dall’epicentro avevano fatto richiesta di finanziamenti, ecco il dietrofront. Da alcune perizie successive risultò che il campanile era leggermente lesionato per cui venne aggiunto alla lista per una richiesta di 11.115.030,03 euro. in lettere, undici milioni di euro per un campanile leggermente lesionato.

Il commissario ha potuto concedere questi finanziamenti in base all’articolo 15 dell’ordinanza del 2003: «La regione (...) predispone un programma pluriennale di interventi diretti a favorire la ripresa produttiva nel territorio della regione Molise colpito dagli eccezionali eventi sismici del 31 ottobre 2002 (...) anche con il concorso delle risorse nazionali e comunitarie destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate». Ecco qua. Un fondo unico per ricostruzione post-terremoto e programma pluriennale per la ripresa produttiva che riguarda l’intera regione e non solo le zone terremotate, nella quale confluiscono anche i fondi stanziati dal Governo e dall'Europa per le cosiddette aree sottoutilizzate, e soprattutto gestito da un unica persona. Iorio, in qualità di «Commissario Delegato emergenza sisma e alluvione» è l’intestatario del conto numero 3098 della contabilità speciale presso la Tesoreria provinciale di Campobasso della Banca d'Italia a cui solo lui ha accesso.

Dall'inizio del 2006 al settembre del 2007 per più di 200 volte ha attinto a quel fondo prima di firmare altrettanti decreti a favore dei Comuni molisani distribuendo oltre 123 milioni e 200 mila euro. Per finanziare cosa? Basta spulciare i decreti che si trovano sul sito della Regione. Per esempio il museo del profumo di Sant'Elena Sannita (200 mila euro, decreto n. 203 del 16 ottobre 2006), o per valorizzare la rete sentieristica del bosco Cerreto di Monacilioni (250 mila euro, decreto n. 52 del 23 febbraio 2007), o per ripristinare il sito archeologico «de jumento albo» di Civitanova del Sannio (275 mila euro, decreto n. 60 del 2 marzo 2007), o per sperimentare il ripopolamento della seppia nelle acque del mare molisano (250 mila euro, decreto n. 169 del 24 agosto 2006), o per incentivare la «vocazione produttiva della patata turchesca di Pesche» (100 mila euro, decreto n. 171 del 24 agosto 2006), o il «piano di monitoraggio dell'apis mellifera ligustica», cioè lo spostamento delle api della zona di Trivento (90 mila euro, decreto del 27 aprile 2007), o per finanziare uno studio (765 mila euro, decreto n. 55 del 31 marzo 2006) per la progettazione della metropolitana leggera che dovrebbe unire Matrice, Campobasso e Bojano.

San Giuliano è ben lungi dall’essere completamente ricostruita, eppure il Commissario ha stanziato fondi per il museo della Zampogna di Scapoli (300 mila euro), o per la riqualificazione del canneto di Roccavivara (300 mila euro), o per l'officina del gusto di Pizzone (330 mila euro), o per «l'itinerario sentimentale Morunni» di Ururi (750 mila euro). Rispondendo ad una interrogazione regionale dello scorso aprile, Il presidente Iorio disse che i soldi per la ricostruzione ammontavano a 551 milioni e 72 mila euro, compresi gli 86 milioni di euro stanziati dal governo per il 2007. Di questi 551 milioni ne sono stati spesi 380 milioni 531 mila, mentre gli altri 170 milioni e 547 mila restano in attesa di essere investiti.

Se si sommano tutti i finanziamenti reperiti nei 508 decreti a firma del Commissario, destinati esclusivamente alla ricostruzione dei Comuni terremotati, la cifra ammonta a 176 milioni 143 mila 677 euro, compresi i due milioni per i tecnici che hanno eseguito le perizie, i 320 mila euro andati a una ditta di Campobasso per la cartografia dell'area sismica, e i 14 milioni e 579 mila euro devoluti a chiese e istituti di culto o religiosi. Una cinquantina di milioni in più quindi rispetto a quanti il Commissario ne ha spesi per il «programma di ripresa produttiva» destinata a tutti i Comuni molisani. Soprattutto quelli della provincia di Isernia. Nonostante per la Soprintendenza solo un Comune della provincia di Isernia fosse da considerare «colpito» infatti,i residenti della stessa hanno ricevuto, pro capite, 445 euro, più dei residenti della provincia di Campobasso - San Giuliano compresa - considerata, in toto, «territorio danneggiato» (330 euro). Sarà un caso, ma va ricordato che Iorio è stato Assessore ai lavori pubblici della provincia, nonché sindaco del capoluogo.

www.lastampa.it
15.10.2007

Tutto il reportage su www.primonumero.it

sabato 6 ottobre 2007

DEATH COUNTER - 79 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Nuovo agguato di camorra a Napoli
ucciso ex esponente del clan Aprea

NAPOLI - La camorra torna a colpire a Napoli. E' Francesco Celeste, pregiudicato di 26 anni la vittima dell'agguato avvenuto stasera in via Bruno Buozzi, nel quartiere Barra, alla periferia orientale di Napoli.

Sull'omicidio indaga la polizia che sta tentando di ricostruire la dinamica. Secondo le prima notizie, la vittima era esponente di un gruppo di "scissionisti", separati dal clan Aprea. Tra le due organizzazioni è in atto uno scontro al quale sono attribuiti numerosi fatti di sangue.

da repubblica.it
6 ottobre 2007

venerdì 28 settembre 2007

DEATH COUNTER - 78 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Agguato nel Napoletano
La camorra torna a uccidere


NAPOLI - Vincenzo Abate, di 46 anni, è stato ucciso con tre colpi di pistola a Ercolano, nell'area vesuviana. La vittima, probabilmente affiliato al clan Birra, si trovava a bordo del ciclomotore quando è stato assalito dai killer che lo hanno ucciso sul colpo proprio di fronte alla basilica di Pugliano.
Da anni il clan Birra-Iacomino è contrapposto al sodalizio criminale degli Ascione-Montella per il controllo di Ercolano. La guerra tra clan conta già 19 omicidi. Nel giugno scorso, un blitz dei carabinieri portò in carcere 53 indiziati dei due gruppi malavitosi per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, spaccio di droga e usura, reati commessi nel 2003.
Secondo gli investigatori, la criminalità organizzata si serviva di una radio per scambiarsi messaggi con i detenuti. Dalle indagini sulla faida tra i due gruppi criminali, è emerso che Radio Nuova Ercolano diffondeva tra dediche e musica partenopea, comunicati in codice ai detenuti di Poggioreale.

www.repubblica.it
(28 settembre 2007)

martedì 25 settembre 2007

DEATH COUNTER - 77 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Napoli, sicari sparano in un bar
un morto e feriti due incensurati


Il bar dell'agguato
NAPOLI - Un uomo è stato ucciso e due persone sono rimaste ferite in un agguato a Napoli. Salvatore Ferrara, 22 anni, con precedenti di polizia, è morto, mentre i due feriti sono incensurati. E' successo all'interno del bar Mery in via delle Dolomiti, nel rione Berlingeri di Secondigliano. L'intervento della polizia è stato ostacolato da un gruppo di familiari e amici della vittima.

Secondo le prime informazioni, due sicari vestiti di nero sono entrati nel locale e hanno sparato diversi colpi di pistola. Ferrara è morto sul colpo. Luigi De Lucia - parente di Ugo De Lucia, esponente di spicco del clan Di Lauro implicato nella morte di Gelsomina Verde, la 22enne seviziata e uccisa nella "faida di Secondigliano" - è stato raggiunto al polmone da una pallottola ed è ricoverato all'ospedale San Giovanni Bosco. Il titolare del bar, Antonio Caldieri, è stato ferito lievemente a un piede. I killer sarebbero poi fuggiti a bordo di una moto.

Con l'omicidio di Salvatore Ferrara sale a 76 (77, secondo il mio death counter ndr)il numero delle persone uccise nel Napoletano dall'inizio del 2007, cinque nel solo mese di settembre. Sessantadue degli omicidi sono maturati in ambienti camorristici.

lunedì 24 settembre 2007

DEATH COUNTER - 76 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Agguato mortale nel Napoletano
Killer in scooter freddano pregiudicato
Un uomo è stato ucciso e un altro è rimasto ferito in un agguato a Mugnano, in provincia di Napoli. I killer a bordo di uno scooter hanno colpito con diversi colpi di pistola, uccidendolo, Mario Iavarone, 62 anni, pregiudicato di Crispano. Il ferito si chiama Stefano Palermo e ha 34 anni. Sul posto sono giunti i carabinieri.

Iavarone, residente a Napoli in via Marco Aurelio, si era recato a Mugnano per far visita a sua figlia. Di Napoli anche il ferito ora ricoverato all'ospedale "San Giuliano" di Giugliano. Le sue condizioni non destano preoccupazioni.

24.09.2007
TGcom.it

martedì 18 settembre 2007

RITORNO A CASA



La sfida del padre del boss: va verso il palco, la polizia lo blocca. Blitz delle Iene, al ritorno seguite da un’auto scura
IL MATTINO
DALL’INVIATO ROSARIA CAPACCHIONE
Casal di Principe. La piazza del mercato inizia a riempirsi che le 9 sono passate da poco. In prima fila le tre sedie riservate alle vittime della mafia e le altre due, quelle che l’assessore Gabriele ha provocatoriamente destinato ai boss latitanti, Antonio Iovine e Michele Zagaria. Da Napoli, Aversa e Marcianise arrivano gli studenti, gli striscioni dei sindacati fanno da sfondo, le autorità si accomodano un po’ per volta, fino a riempire il golfo mistico, la platea che la Regione - lo Stato - ha destinato all’inaugurazione del primo giorno di scuola nel segno della lotta alla camorra. Ci sono almeno duemila persone, dirà più tardi la conta della Digos. Ma manca Casale, manca il paese, che neppure si affaccia dalle finestre sbarrate e che offre la risicata ospitalità dei bar quasi tutti chiusi per riposo settimanale. E la Casale che c’è si tiene ai margini della piazza, sul lato. Sul palco tappezzato di blu prende la parola Roberto Saviano. Sul fondo, confuso tra i passanti, un uomo anziano, con la camicia azzurra e un pacchetto di medicine tra le mani, lo ascolta in piedi. Ciò che aveva da dire lo aveva già detto poco prima, ai microfoni di una tv locale. Ma quando si avvicina «la iena» Giulio Golia non si fa pregare e lo ripete: «Saviano è un buffone». L’uomo anziano è Nicola Schiavone, il padre del capo del clan dei Casalesi. Non si è perso neppure una parola di tutta la manifestazione, così come aveva fatto quindici anni fa, in piena campagna elettorale. A quel tempo don Nicola andò a sfidare Antonio Bassolino nella casa del Pci, nella stessa piazza, nello stesso paese. Quindici anni, e sembra ieri. Parla il presidente dell’Antimafia Francesco Forgione. «Permettere che un Comune venga sciolto per mafia e consentire che subito dopo ci siano normali elezioni come se nulla fosse stato è scandaloso», sta dicendo il presidente della commissione antimafia. «Scandaloso è che non vengano rimossi dai loro posti comandanti di polizia municipale, dirigenti di polizia, carabinieri e tutti coloro che ancora possono rappresentare un collante con la delinquenza». Un gruppetto di impiegati del Comune applaude provocatoriamente. Ed è in quel momento che Nicola Schiavone si dirige verso il palco. Avanza con finta indifferenza, tre poliziotti - che lo stavano tenendo d’occhio da un po’ - ne fermano il cammino, bloccandogli l’accesso al corridoio. Più tardi, sulla via del ritorno, un’auto scura seguirà la troupe delle «Iene» fino a Capodichino. Non era un’auto di polizia o carabinieri. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, prende la parola e cita Zavattini, come aveva fatto un anno fa nella stessa piazza. Vuole segnare la continuità tra il 23 settembre del 2006 e quest’anno. Parla di lavoro e di sviluppo, avverte gli studenti di ribellarsi al mito della «camorra che è moneta falsa». Dal fondo parte di nuovo la contestazione, applausi sarcastici e il grido: «La camorra non esiste». Dicono di essere imprenditori, qualcuno si lascia scappare che c’è anche un figlio di Francesco Schiavone ma nessuno conferma. Il fastidioso contorno non interrompe i relatori. Il presidente della Provincia Sandro De Franciscis sottolinea che «abbiamo bisogno di ordinamenti più snelli e di una rete che sia meno burocratizzata. Il ritardo non è più sopportabile». Il sottosegretario alla Pubblica istruzione, Gaetano Pascarella spiega che «è con la scuola che dobbiamo riuscire a produrre un dinamismo sociale». Corrado Gabriele, assessore regionale che ha promosso l’inaugurazione decentrata dell’anno scolastico, aggiunge che è necessario «riportare anche sul territorio casalese la normalità, a cominciare dalla zona del cimitero. I rifiuti che lo ricoprono denunciano una mancanza di rispetto non solo per i vivi ma anche per i morti». Don Franco Picone, che ha preso il posto di don Peppino Diana, fa suo il testimone lasciato dal parroco ammazzato tredici anni fa. E Aldo Pecora, a nome dei ragazzi di Locri, parla ai suoi coetanei: «Trovate il coraggio di ribellarvi».

lunedì 17 settembre 2007

DEATH COUNTER - 75 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Napoli, agguato a Scampia, ucciso un giovane

da www.repubblica.it

NAPOLI - Ancora un agguato di camorra a Napoli. La vittima è un ragazzo di 24 anni, Gennaro
Nitrone. E' stato ucciso a colpi di arma da fuoco da due uomini in moto nel quartiere Scampia, a Napoli. Nitrone che aveva alcuni precedenti penali è stata avvicinato dai killer mentre a bordo della sua moto stava percorrendo via Fratelli Cervi. Sul posto è intervenuta la Polizia e gli uomini della Scientifica.

(17 settembre 2007)

venerdì 14 settembre 2007

DEATH COUNTER - 74 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

14/09/2007
Il Mattino

Raid davanti al chiosco, pregiudicato ucciso

Portici. Stava bevendo una birra al chiosco di via Dalbono quando i killer sono entrati in azione. Luciano Santillo, pregiudicato di 39 anni, ha tentato di riparare all’interno del locale ma non ha avuto scampo: colpito una volta alla schiena e due alla testa è morto dopo il ricovero in ospedale. L'uomo, con precedenti penali per associazione a delinquere, spaccio di droga e omicidio, era uscito dall’ospedale psichiatrico criminale appena cinque mesi fa: negli Anni 90 era stato riconosciuto colpevole di omicidio ma evitò l’ergastolo perché gli fu riconosciuta la parziale incapacità di intendere e di volere. Ora la pista seguita dagli investigatori è quella di uno sgarro commesso dalla vittima all’interno del suo stesso clan: Santillo è ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca Vollaro. Il delitto è avvenuto nel quartiere di edilizia pubblica residenziale di via Dalbono: sono le 11 di ieri, Luciano Santillo sta bevendo una birra all'esterno di un chioschetto di bibite che si trova all'ingresso del complesso. La struttura affaccia su un ampio piazzale, in giro c'è pochissima gente, l'uomo è tranquillo. I due killer, a quanto pare a volto scoperto, si avvicinano a Santillo: parte un primo colpo di pistola che raggiunge il bersaglio alla schiena. Il pregiudicato cerca disperatamente riparo all'interno del piccolo prefabbricato ma i sicari lo raggiungono e sparano ancora: due colpi lo raggiungono alla testa. Pochi minuti dopo le volanti del commissariato di Portici sono già sul luogo del delitto. Santillo è ancora vivo, un'ambulanza lo trasporta all'ospedale Loreto Mare di Napoli dove l'uomo entra in coma e muore circa due ore dopo. Inutile il tentativo dei medici di salvargli la vita: i killer, sicuramente dei professionisti, hanno eseguito la condanna senza lasciare alcuna possibilità di scampo al loro obiettivo, colpendo da distanza ravvicinata. Scattano le indagini: gli agenti del commissariato di polizia, diretti da Bruno Mandato, cercano testimonianze utili alle indagini. All'interno del chiosco al momento dell'omicidio ci sarebbe stata solo un'anziana donna, intenta a mettere in ordine delle bottiglie sotto lo scaffale: «Mia madre - racconta la figlia della donna - non si è neanche resa conto di cosa è successo, ha sentito un solo colpo e istintivamente si è buttata a terra, poi è svenuta per la paura».
CARLO TARALLO

mercoledì 5 settembre 2007

GUERRE MASTELLARI



di Rita Pennarola
La Voce della Campania
Settembre 2007

Ci sono dentro fino al collo alcuni vip mastelliani purosangue nell’Operazione Chernobyl, la durissima inchiesta condotta dal pm Donato Ceglie che ha messo a nudo l’allucinante realtà di una Campania ridotta a sversatoio di scorie tossiche con giri d’affari da milioni di euro l’anno. Ecco tutte le grane politiche per il ministro, con particolari e personaggi inediti della vicenda.

Quattro notti e più di luna piena... di guai giudiziari. E’ andata così, l’edizione 2007 dell’ormai famosa kermesse beneventana promossa da lady Sandra Lonardo, consorte del ministro della giustizia Clemente Mastella. Proprio nei giorni caldi di inizio luglio, quando il capoluogo sannita si accinge a diventare teatro della manifestazione artistica attesa tutto l’anno e da sempre destinata ad esaltare i fasti della Ceppaloni dinasty, scoppia come un fulmine a ciel sereno l’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul traffico di rifiuti tossici, che vede sotto accusa personaggi di stretta osservanza mastelliana.

A giugno Iside Nova, l’associazione organizzatrice dell’evento presieduta da Elio Mastella, secondogenito del guardasigilli, mette in moto la macchina della comunicazione per annunciare il programma della rassegna. Sono le stesse settimane in cui negli uffici giudiziari sammaritani il pubblico ministero Donato Ceglie, attraverso l’ “Operazione Chernobyl”, ricostruisce gli ultimi tasselli di quel mosaico accusatorio che il 4 luglio porterà dietro le sbarre 38 persone, fra cui i ceppalonesi Giustino Tranfa e Ferdinando Mattioli. Tre giorni dopo altra rivoluzione al comune di Ceppaloni: l’ingegner Concettina Tranfa, per quattro anni storico braccio destro del primo cittadino Clemente Mastella (il quale non ha mai voluto lasciare la poltrona più alta del comune natio), si dimette dalla carica di vicesindaco (pur conservando le deleghe a Bilancio e finanze). Colpa delle pesantissime accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di suo fratello Giustino Tranfa, ritenuto responsabile, di fatto, di quella Fra.Ma. sas che sarebbe stata fra le protagoniste del nei corsi d’acqua e nella rete fognaria di mezza Campania - dal Sannio al Salernitano al Casertano - e di parte del Foggiano. Una «piovra tentacolare», sottolinea il magistrato, che addirittura con «barbaro, criminale compiacimento», realizzava profitti da milioni di euro riversando nell’ambiente senza alcun trattamento tonnellate di sostanze altamente cancerogene spacciate per compost (un fertilizzante ricavato dai rifiuti organici dopo appropriate lavorazioni, che qui invece risultavano inesistenti), fra cui perfino liquami derivanti dalle fosse settiche delle navi in transito nel Porto di Napoli o materiali tossici di risulta degli ospedali. Pagine e pagine di intercettazioni telefoniche, verifiche incrociate, blitz del Noe (il nucleo operativo ecologico delle forze dell’ordine) per arrivare alla «conferma del fatto che la Sorieco (altra impresa inquisita, con sede in provincia di Avellino, ndr) e la Fra.Ma (la ditta facente capo al ceppalonese Tranfa, ndr) non producessero compost, bensì procedessero alla famelica ricerca di terreni agricoli sui quali scaricare i rifiuti speciali», che il contadino accettava in cambio di un prezzo pari a circa 600 euro a “viaggio”. Di qui la morsa stringente delle accuse - dal traffico illecito di rifiuti speciali all’associazione per delinquere, fino al disastro doloso ambientale - che porta in manette Tranfa («effettuava lui stesso trasporti di rifiuti con automezzi non iscritti all’Albo gestori ambientali»), Mattioli ed un terzo ceppalonese, il 28enne Amabile Pancione, che secondo l’accusa si preoccupava di dirigere le operazioni di smaltimento illecito, reperire nuovi terreni e di fungere da vedetta.

In seguito alle dimissioni della Tranfa, cui è subentrato l’omonimo Carmine Tranfa (ma non si escludono parentele, in un paese di appena tremila anime), il comune di Ceppaloni ha annunciato che si costituirà parte civile contro gli “inquinatori”: una mossa destinata a gettare acqua sul fuoco di proteste dei comitati civici spontanei, alimentata dal j’accuse di Pasquale Viespoli, parlamentare sannita di An e membro della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Gli indagati, la maggior parte dei quali scarcerati alcuni giorni dopo, respingono intanto tutte le accuse, ma l’inchiesta giudiziaria - qualunque sarà il suo esito - permette già di accendere i riflettori sul tandem imprenditoriale Mattioli-Tranfa, finora intento a metter su fatturati di tutto rispetto per opere “di protezione ambientale” a suon di commesse pubbliche.

L’autentico core business dei due non è solo la Fra.Ma. sas (in cui la Procura identifica Tranfa come deus ex machina, ma dove socio accomandante di Mattioli è il beneventano Fabio Turilli, 36 anni): è soprattutto la srl Socedim, impresa edile da 100 mila euro di capitale sociale che vede Giustino Tranfa con la quasi totalità delle quote e Ferdinando Mattioli socio di minoranza. A dicembre 2005 la Socedim - che ha sede a Benevento in via Stazione 54, stesso indirizzo della Fra.Ma. sotto accusa - si è aggiudicata l’appalto da 1 milione e 615 mila euro indetto dall’Arpa Campania (l’agenzia regionale di protezione ambiente) per la ristrutturazione e l’adeguamento funzionale del Dipartimento provinciale, del Dipartimento tecnico e dell’unità territoriale Arpac di Benevento, guidata in quel periodo da Fausto Pepe, attuale sindaco di Benevento e mastelliano di lungo corso. A firmare l’atto, il direttore amministrativo Arpac Francesco Polizio, una vita da dominus incontrastato della Dc a Casoria ed un presente, manco a dirlo, da fedelissimo dell’Udeur. Colpo grosso, insomma, per la Socedim, un’impresa che fino ad allora si era data soprattutto da fare per realizzare opere edili nell’area Pip di Ceppaloni, in zona Valle del Sabato. Lo stesso territorio che oggi è accusata di avere inondato con liquami killer.

Il nome del duo Tranfa-Mattioli ricorre nell’inchiesta del pubblico ministero Donato Ceglie. Anche nell’altra società che li vede insieme come soci, la C. G. srl, la parte del leone spetta al primo, mentre Mattioli, 49 anni, originario di Gricignano d’Aversa, su un capitale sociale di circa 16 mila euro ne detiene appena 833. Ma sono ancora altre, le creature societarie che fanno capo al quarantenne imprenditore ceppalonese Giustino “Nino” Tranfa. Si parte nel 1995 con la Emilio Tranfa, srl da 220 milioni di vecchie lire in dote, un’impresa di famiglia della quale nel ’96 Giustino acquisisce l’intero pacchetto. Fra 2000 e 2001 mette a segno la partecipazione in Star Sud srl e nella Tranfa Costruzioni: socio unico di Giustino è stavolta sua sorella, la trentaduenne Loredana Tranfa. Il nome della dinamica imprenditrice spiccava già un paio d’anni fa nel direttivo dell’associazione di casa Mastella, Iside Nova.

Nel 2006 - forse sull’onda dell’euforia per l’appalto milionario aggiudicato alla Socedim - nel piccolo impero societario di Tranfa arrivano altre tre nuove sigle: Socedim Ambiente, Aurora srl e la stessa C. G. srl che lo vede gemellato a Mattioli. A fronte di un’estate ricca di trionfi come quella del 2006, quando l’esecutivo Prodi in pompa magna venne a Ceppaloni per le nozze dell’anno fra il primogenito Pellegrino Mastella e la bella Alessia Camilleri, l’estate 2007 sta creando insomma un bel po’ di grattacapi al ministro della giustizia, cui oggi l’inchiesta della Procura sammaritana sul «diabolico piano» di Tranfa, Mattioli & C. potrebbe riservare ancora sgradite sorprese.

«E dire - commentano in ambienti politici sanniti - che se c’è una coppia particolarmente attenta all’ambiente, è proprio quella di Clemente Mastella e Sandrina Lonardo». Un punto sul quale non ci sono dubbi, soprattutto in Campania, dove la signora Mastella presiede il Consiglio regionale. A parte i militanti Udeur incontrati nelle fila dell’Arpac, infatti, altri seguaci del Campanile mastelliano sono l’assessore regionale all’Ambiente, Luigi Nocera, ed il presidente dell’Asìa (l’azienda di igiene urbana) a Benevento, Pietro Lonardo. Cugino di Sandra Mastella, Lonardo ha lasciato ad aprile di quest’anno il vertice dell’Istituto autonomo case popolari di Benevento avendo assunto la presidenza dell’Asìa «dove - promette ribattendo alle accuse degli avversari di AN, che lo avevano definito lo “Schwarzenegger di casa nostra” - mi impegno ad essere il “terminator” dei rifiuti solidi urbani». Quanto a difesa strenua della natura non sono da meno i Tranfa. Basti pensare al ruolo svolto dall’ingegner Giuseppe Catalano, consorte del vicesindaco dimissionario Concettina Tranfa: siede in quota Udeur nell’organigramma della commissione regionale di alta vigilanza sull’ambiente.

UN FERRARO NEL MOTORE

Dulcis in fundo lui, il consigliere regionale di Casal di Principe Nicola Ferraro, altro personaggio cui sta tanto a cuore la tutela dell’ambiente. Dopo una vita trascorsa in Forza Italia (lo zio, Pietropaolo Ferraiuolo, è stato vicepresidente del Consiglio regionale campano nelle fila dei berlusconiani), nel 2006 Ferraro si scopre un animo mastelliano e si fa eleggere a Palazzo Santa Lucia con ben 13 mila preferenze all’ombra del Campanile. Ottimi i rapporti anche con Lady Sandra, immortalata al ristorante “La Bruschetta” di Pignataro Maggiore a benedire, insieme a Ferraro, la lista civica “Uniti per Bellona”, «tra una folla festante che è accorsa sul posto per incontrare le eminenti figure politiche centriste», riportano le cronache locali. Nominato dai vertici del partito segretario provinciale dei Popolari Udeur nel Casertano, anche Ferraro vanta, proprio come i Tranfa, una consistente esperienza nel settore dei rifiuti. Magari un po’ turbolenta... Ecco come lo descrive Roberto Saviano sull’Espresso: «altro personaggio fondamentale per capire lo spostamento al centrosinistra dell’imprenditoria legata al mondo dei rifiuti è Nicola Ferraro, punta di diamante dell’Udeur. Ferraro è il soggetto a cui fu negata la certificazione antimafia dalla Prefettura. La prefettura di Caserta scrisse: “Sussistono le cause interdettive previste dalla normativa antimafia”». Imparentato col famigerato Sandokan Francesco Schiavone (il boss al centro di connection camorristico-massoniche proprio sui traffici di rifiuti), Ferraro è oggi presidente della Commissione permanente della Regione Campania: un organismo di alta vigilanza sulla trasparenza dell’Ente.

martedì 4 settembre 2007

DEATH COUNTER - 73 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

da www.corriere.it
3 settembre 2007

Rubato hard-disk con intercettazioni dall'ufficio di gip Napoli
Nuovo delitto di camorra nel napoletano
Agguato ad Arzano: ucciso in un circolo Pasquale Ruggiero, 44 anni, pregiudicato, sottoposto all'obbligo di firma

ARZANO (NAPOLI) - Probabilmente si tratta dell'ennesimo delitto di camorra nel napoletano. Un uomo è stato ucciso in un agguato nell'hinterland partenopeo: i sicari hanno agito all'interno del Circolo della gioventù in via Garibaldi ad Arzano. La vittima è Pasquale Ruggiero, di 44 anni, pregiudicato, attualmente sottoposto all'obbligo di firma. Sul posto, per ricostruire le modalità dell'omicidio e avviare le indagini, i carabinieri di Casoria.
RUBATO HARD-DISK A GIP TRIBUNALE - Ma la camorra colpisce anche negli uffici dei magistrati partenopei. L'hard disk del computer di Maria Vittoria De Simone gip del Tribunale di Napoli è stato rubato nell'ufficio del magistrato alla Torre B del Palazzo di Giustizia del Centro Direzionale. Sul furto, che è stato scoperto oggi alla riapertura delle attività giudiziaria, stanno indagando i carabinieri. Non sarebbero state riscontate effrazioni alla porta dell'ufficio. Gli investigatori hanno accertato che è stato svuotato il «case» del computer e asportato l'hard disk che ha in memoria centinaia di procedimenti, nonchè numerose intercettazioni telefoniche - ancora segrete per le indagini in corso - riguardanti esponenti della criminalità organizzata. È stato lo stesso magistrato a scoprire il furto e a denunciarlo ai carabinieri. Sull'indagine viene mantenuto uno stretto riserbo. Gli investigatori stanno valutando tutte le ipotesi, non esclusa quella della complicità di qualche «talpa» all'interno del Palazzo di Giustizia. Secondo indiscrezioni, si ritiene fondata anche l'ipotesi che qualche clan della camorra, al centro di nuove inchieste, possa essere stato interessato a far sparire le intercettazioni o a conoscerne il contenuto.
03 settembre 2007

giovedì 30 agosto 2007

DEATH COUNTER - 72 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

da Corriere.it

Napoli: agguato, ucciso ventiseienne
NAPOLI - Un ragazzo di 26 anni, Luca Quarantino, e' stato ucciso in un agguato a Napoli, in via Tertulliano, tra i quartieri di Soccavo e Fuorigrotta.

martedì 28 agosto 2007

DEATH COUNTER - 71 MORTI DALL'INIZIO DEL 2007

Inauguro da oggi il death counter riguardo ai morti ammazzati nel 2007 nel napoletano. Con i due omicidi di oggi siamo giunti a quota 71. La notizia che apre i tg però è relativa alla morte di Chiara e l'Italia apre un dibattito sulle gemelle K. Il ministro alla difesa Parisi non ha meglio da fare che preoccuparsi delle parole di Veltroni che ha ribadito che non vuole "sostituire ma consolidare" il governo Prodi... del ministro Mastella, intanto, nessuna traccia. La guerra nel Mezzogiorno continua a mietere vittime sotto gli occhi di una classe politica cieca, sorda e muta.

La Repubblica.it
28 agosto 2007

CRONACA
La vittima, Antonio Iazzetta, aveva 38 anni. Colpito con colpi di arma da fuoco
Ritrovato in provincia di Napoli anche il cadavere del proprietario di un ristorante
Agguato nel napoletano ucciso mentre era in auto

NAPOLI - Ancora un morto nel napoletano. Un uomo è stato ucciso, in provincia di Napoli, a Carditello, frazione del comune di Cardito, mentre stava viaggiando a bordo della sua auto in via Enrico Fermi.
L'uomo, Antonio Iazzetta, 38 anni, originario della zona, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, è stato raggiunto, mortalmente, da diversi colpi di arma da fuoco sparati da sconosciuti che lo hanno prima affiancato, e poi colpito mortalmente.
Sempre in provincia di Napoli, è stato trovato il cadavere di un uomo di 54 anni nel ristorante "Bella Italia" di San Giuseppe Vesuviano in via Nuova Poggiomarino. L'uomo, Giovanni Casillo, era il proprietario del ristorante ed era già noto alle forze dell'ordine.
La vittima presenta sul corpo diverse ferite da arma da taglio. A scoprire il corpo, ed avvertire i carabinieri, sono stati i cinesi che gestivano il locale.

(28 agosto 2007)