sabato 27 settembre 2008

giovedì 25 settembre 2008

RIFIUTI TOSSICI: LO SGOMBERO COSTA QUATTRO MILIONI DI EURO

CASTELMAURO: DE NOTARIIS DENUNCIA ILGOVERNO

IN CANTINA UNA PICCOLA CHERNOBYL

Molise, perdite radioattive dai bidoni abbandonati in un vecchio palazzo


GIANNI LANNES
lA STAMPA 11 SETTEMBRE 2008

CAMPOBASSO
Benvenuti in Molise, in provincia di Campobasso, a un passo dal mare Adriatico, dove è conficcata una bomba a orologeria radioattiva. «La situazione di Castelmauro è grave - sottolinea l'ingegner Roberto Mezzanotte dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici - Parliamo di un impianto ben lontano dagli standard di sicurezza. Abbiamo segnalato il caso alle autorità competenti. Occorre un'urgente azione di rimozione dei rifiuti nucleari e bonifica dei luoghi».

Le fughe di radioattività dal deposito di scorie nucleari d'origine industriale e sanitaria del Centro applicazioni nucleari controlli e ricerche, minacciano la salubrità dell'intero Molise e delle regioni limitrofe (Abruzzo, Lazio, Puglia, Campania). I radioisotopi americio 241 e cobalto 60 sprigionano radiazioni alfa e gamma. L'ultima verifica radiometrica parla chiaro: «E' stato riscontrato il superamento dei limiti previsti dalla legge» scrive ai ministeri dell'Interno e dell'Ambiente il professor Bernardo De Berardinis, direttore dell'ufficio Pianificazione, Valutazione e Prevenzione dei rischi presso la Protezione civile.

Il Canrc - sede e laboratorio a Termoli - ha gestito dal 19 dicembre 1979, con il nulla osta del medico provinciale Ermanno Sabatini, un magazzino radioattivo. La «Cernobyl fai da te» è ubicata in uno scantinato di un'antica abitazione in via Palazzo al civico 6, nei pressi della cattedrale e del municipio. Il territorio, oltretutto, è soggetto a rischio sismico e idrogeologico. Con l'Ordinanza del presidente del consiglio dei ministri (3274/2003) il borgo è stato dichiarato a «sismicità medio-alta» e incluso nella zona 2. Per i danni inflitti dal sisma del 31 ottobre 2002 il paese ha registrato danni per 83 milioni di euro. Eppure, nonostante siano già stati spesi ben 550 milioni per una ricostruzione fantasma, il governatore Iorio si è dimenticato di bonificare il deposito illegale di rifiuti nucleari, o, quantomeno, di verificare le condizioni statiche dell'antico edificio che lo ospita.

Spiega il sindaco Giuseppe Mancini (An), ingegnere di professione. «Di case lesionate ce ne sono - risponde laconico il primo cittadino - Ma non so se il palazzo dei De Notariis è stato controllato». Potrebbe aver subito lesioni strutturali, aggravate dall'alluvione del 2003, ma nessuno l'ha ancora verificato. Il proprietario della cantina nucleare, Quintino De Notariis, deceduto recentemente a Cuba per aneurisma, non ha mai sanato la situazione. A distanza di anni, il tecnico non ha mai osservato le numerose ingiunzioni di sgombero e bonifica dei luoghi. Atti imposti dalla magistratura (sentenza n. 1428/2000 del tribunale di Campobasso) dal Tar Molise (sentenza n. 435/2002) e attraverso un decreto ingiuntivo siglato dal presidente della giunta regionale (provvedimento n. 151 del 18 ottobre 2002).

L'avvocato Giovanni De Notariis, fratello del responsabile risponde sprezzante: «E' lo Stato che deve farsi carico di questa situazione. Noi non siamo responsabili e non dobbiamo fornire spiegazioni a nessuno; tantomeno ai giornalisti». I riscontri sono evidenti: da duemila bidoni tossici e radioattivi da 50 litri cadauno, stipati alla rinfusa nell'abitazione dei fratelli De Notariis, fluisce da un buon ventennio, radioattività al di sopra della norma consentita. L'Arpa Molise ha evidenziato che dagli ultimi accertamenti effettuati «è stato riscontrato un campo di radiazione, tale da risultare superiore al limite previsto dalla normativa vigente in relazione all'esposizione massima ammissibile per la popolazione (1mSV/anno)».

Anche i Vigili del Fuoco hanno rilevato valori di intensità di esposizione superiore di gran lunga a quelli del fondo naturale. In una nota sottoscritta dal dottor Claudio Cristofaro (responsabile del settore fisico dell'Arpa) e dal dottor Luigi Petracca (direttore generale) «i valori registrati rappresentano un ulteriore campanello d'allarme, che dovrebbe indurre ad adottare misure definitive per il totale smantellamento del deposito di Castelmauro, che si appalesa del tutto incompatibile con il contesto urbano e con il tessuto abitativo in cui risulta ubicato già dai primi anni Ottanta».

I contenitori metallici corrosi dall'umidità perdono lentamente il contenuto: lo attestano le quindicinali verifiche dell'Apat. Ora, addirittura, è possibile fotografare i famigerati fusti azzurrognoli da una finestrella munita di una grata rosicchiata dai ratti. Un terrorista potrebbe innescare un'ecatombe. Due malandate porte di legno ed una metallica, custodiscono il magazzino nucleare. Non esiste un piano di sicurezza: un cataclisma, un incendio o addirittura la caduta di un velivolo avrebbero conseguenze disastrose. Neppure un cartello segnala il pericolo. «La quantità di radiazioni assorbita dagli esseri viventi viene misurata in sievert. Nell'essere umano, una dose di 4 sievert distribuita su tutto il corpo, pari a 40 mila radiografie, causa la morte nel 50 per cento dei casi» avverte Maurizio Cumo, ordinario di impianti nucleari all'università La Sapienza di Roma. «Nella considerazione che sia necessaria l'adozione di immediate misure finalizzate alla messa in sicurezza di materiali radioattivi presenti nel sito sopraindicato, appare indispensabile assumere iniziative di carattere straordinario, che assicurino la salvaguardia della zona» annota il 3 aprile 2006, Paolo Togni, capo di gabinetto del ministero ambientale. Diciotto giorni dopo (protocollo DPC/CG/24300), Guido Bertolaso si rivolge alla Regione: «Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio ha evidenziato la necessità di adottare misure per la messa in sicurezza del materiale radioattivo presente nel territorio del Comune di Castelmauro: si invita codesta amministrazione regionale a comunicare ogni dettagliato elemento utile per valutare compiutamente la vicenda».

Parole al vento. L'8 ottobre 1987 la Direzione della sicurezza nucleare dell'Enea evidenziava che nel deposito di rifiuti «erano accatastati in maniera incontrollabile circa 4 mila fusti privi delle dovute indicazioni» e denunciava il titolare del deposito, Quintino De Notariis «per aver gestito nell'abitato di Castelmauro un deposito di rifiuti radioattivi provenienti da attività industriali, mediche e di ricerca scientifica (…) illegittimo per mancata precisazione dei limiti quantitativi e per aver effettuato trasporti di rifiuti radioattivi senza essere in possesso dell'autorizzazione interministeriale».

venerdì 25 luglio 2008

UOMINI E DONNE...SOLI

DA LOTTA CONTINUA A RISSA CONTINUA




Pd, l’assemblea finisce in rissa
pubblicata il 24 luglio su Primo Piano Molise

CAMPOBASSO. “Arrendentevi, siete circondati”. Tutto finisce in rissa. Anche se forse le intenzioni erano diverse. Non deve aver scalfito nulla nelle convinzioni dei vertici del Pd, l'esito dell'incontro romano avvenuto ieri mattina tra la delegazione composta da Antonio D'Ambrosio, Piero Neri, Danilo Leva, Roberto Ruta e Augusto Massa, e il responsabile nazionale enti locali Fontanelli, per allontanare l'ipotesi del commissariamento del partito. I cinque hanno voluto affrontare con le ultime forze residue, probabilmente, l'assemblea regionale di ieri sera, restando fermi sulle loro posizioni.
Ma guardiamo alla cronaca della giornata: l'atmosfera che si è respirata sin dall'inizio della riunione che si è tenuta in un albergo cittadino è stata quanto mai tesa e l'ingresso nella sala convegni è sembrato ai più una visita al defunto. Alla assemblea regionale potevano intervenire i membri dell'assemblea regionale e nazionale (eletti con le primarie) e gli invitati: in tutto al massimo una cinquantina di delegati, ma la sala era gremita e non meno di centocinquanta persone si sono assiepate per assistere agli interventi.
Il primo intervento è stato del segretario regionale Annamaria Macchiarola che ha voluto ricostruire le vicende che hanno portato allo status quo, tracciando la cronistoria degli eventi che, secondo la sua opinione, sono stati oggetto di speculazione da parte della stampa. Per il segretario del PD occorre ripartire dalla revoca della delega all'assessore socialista Franco Rainone: da quel momento sarebbero cominciate le incomprensioni ed i comportamenti autoritari da parte del presidente della Provincia di Campobasso, Nicola D'Ascanio. Ma Annamaria Macchiarola ha commentato l'estromissione di Francesco Di Falco come decisione unilaterale, come una scelta non accompagnata da alcuna discussione, affiancata a ragionamenti stravaganti sul piano del merito (il riferimento è alla sua presunta inefficienza e incapacità). Per il segretario regionale del PD è stata lesa la dignità personale e professionale dell'ex assessore. "Bisogna rimettere indietro l'orologio - ha detto Macchiarola - a seguito della revoca di Francesco Di Falco, ma stante le nostre richieste, è stato nominato un nuovo assessore. Questo atteggiamento ci ha messo in condizione di non riconoscerci più nel vertice dell'amministrazione provinciale. Quello che è necessario - ha affermato nuovamente la segretaria del PD - è il ripristino delle regole e dei comportamenti, consoni all'identità del Partito Democratico. A nessuno interessa buttare via l'amministrazione però è vero che non si possono buttare vie le persone. Occorre rispetto." Ma Annamaria Macchiarola ha ricordato come ai buoni "consigli" romani ovvero l'azzeramento dell'esecutivo, occorra aggiungere qualche altro passo indietro: "La notizia dell'azzeramento delle deleghe l'ho ricevuta dalla stampa ma una volta messa sul tavolo non ha alcun valore dato che non sono chiare le soluzioni per il futuro, occorre ricominciare - concludendo l'intervento - a ragionare dal momento delle revoca delle delega a Francesco Di Falco".
C'era attesa per l'intervento di Nicola D'Ascanio che ha controbattutto ad ogni accusa pervenuta dal segretario Macchiarola. Anche da parte sua la cronistoria degli eventi, anche se il politico di Montenero di Bisaccia ha voluto rimarcare come le frizioni siano nate prima del caso Rainone, ovvero in occasione della richiesta da parte di alcuni consiglieri provinciali di revocare la delega all'assessore Giovanni Norante: "Una decisione presa unilateralmente, assunta contro la mia volontà e per la quale mi sono sempre dichiarato contrario". Ma D'Ascanio ha rimarcato come l'atteggiamento dei vertici del Pd rischia di diventare un regalo al centrodestra molisano, consegnando alla destra un ente territoriale storicamente legato al centrosinistra. Sempre D'Ascanio ha tracciato anche un’altra ipotesi: quella del ribaltone e ha affermato che ci sono "personaggi che non sono poi troppo diversi da quelli di qualche anno fa" (Ruta). Ma per D'Ascanio "il Pd ha accumulato troppi ritardi sulla sua strada, grazie a lobby di interessi e strapuntini di potere; nel Molise dobbiamo recuperare e guardare al futuro e all'innovazione invece che pensare a sfiduciare il presidente. E' una ginnastica continua, con la distruzione di tutto quello che si fa e che si costruisce, vecchi vizi e nuovi errori, non posso essere d'accordo con un partito che muove questi paradigmi. Assistiamo ad una rappresaglia politica ed ad una caccia all'uomo dopo una sconfitta elettorale che tarda ad essere analizzata e per la quale vengono utilizzate azioni che mirano a distruggere tutto." Le conclusioni di Nicola D'Ascanio hanno trovato il lungo applauso dell'assemblea ma il clima è stato subito incendiato da uno dei sottoscrittori della mozione di sfiducia, il consigliere provinciale Manes Gravina che, prendendo la parola, ha letto il documento di sostegno e di fiducia al segretario regionale, firmato da sedici sui trentuno membri dell'assemblea regionale: tra i nomi di spicco quello di Nicola Cavaliere, di Antonio D'Ambrosio, di Filippo Neri, di Luciano Sposato, di Laura Vennittelli, di Cloridano Bellocchio. Tutti fedelissimi al segretario regionale e al grande assente della serata, Roberto Ruta. Neanche il tempo di concludere l'intervento che ha preso il via la quasi rissa, con l'intervento degli agenti della Digos che hanno dovuto calmare gli animi più caldi, tra parole grosse che volavano tra i tanti presenti. In tanti hanno contestato il documento firmato, tra l'altro, dal presidente del partito che, in teoria, non dovrebbe partecipare al voto e soprattutto la tempistica con la quale è stato presentato, ovvero bloccando gli interventi successivi a quelli dei due "contendenti". Tra urla e insulti, pesanti e sempre più consuenti nella politica italiana, si è chiusa, per forza di cose, l'assemblea regionale di un partito che, probabilmente, ha vissuto la sua più brutta pagina della sua pur breve vita. E' chiaro che dopo questa riunione potrebbero registrarsi una serie di autosospensioni che costringeranno i vertici nazionali del Pd a commissariare il partito molisano. Intanto il 7 agosto, in mancanza di ulteriori novità, potrebbe cadere anche l'amministrazione provinciale di Campobasso. Un risultato che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.

lunedì 7 luglio 2008

mercoledì 2 luglio 2008

PROVVIDENTI, SEMPRE PIU' INVITANTE

PROVVIDENTI, SEMPRE PIU' INVITANTE
Presentato il Friday festival: nel mese di luglio quattro concerti ogni settimana animeranno il Borgo della Musica. Annunciata la cittadinanza onoraria per Irene Grandi e Pau

pubblicato il 2 luglio su Primo Piano Molise

E' lenta e cordiale l'atmosfera a Provvidenti ma allo stesso tempo è densa di elettriche attese, di musica e di poesia. Ogni artista, ogni musicista, ogni cittadino onorario del Borgo della Musica ha lasciato probabilmente qualcosa nell'aria del minuscolo comune molisano, che oggi vibra di energia positiva e contagia anche consumati conoscitori della musica italiana ed internazionale come Mario Luzzatto Fegiz (Corriere della Sera) e la brillante Marinella Venegoni (La Stampa). Questa è l'atmosfera che si è respirata ieri mattina nel borgo quando è stata presentata la seconda edizione del Friday Festival (inserito nella programmazione regionale di Molise Live) che, per tutto il mese di luglio, ogni venerdì, ospiterà band emergenti e realtà consolidate del panorama della musica indipendente italiana.
Presenti, oltre ai due ospiti, anche l'assessore regionale alla cultura Sandro Arco, il sindaco di Provvidenti Angelo Petrilli e
Teresa Mariano, testa pensante della Komart. "Tutta l'operazione intorno al Borgo e al Friday Festival - ha esordito proprio
l'assessore Arco - è una buona pratica. L'interesse della Regione Molise è quello di innalzare quanto più possibile le buone
pratiche che poi tendono a rendere più riconoscibile il nostro territorio. Noi dobbiamo lavorare moltissimo sulla riconoscibilità del nostro territorio (rivolto ai due ospiti): siamo vicini a quanto gira intorno a Provvidenti, così come vogliamo allargare la nostra attenzione allo spettacolo dal vivo in generale, con il coinvolgimento di altre comunità".
Una felicissima Marinella Venegoni, invece, dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria nel corso di una cerimonia ufficiale
nella quale ha ricevuto simbolicamente le chiavi del paese, ha voluto tracciare il punto della situazione sulla musica italiana: "La nostra epoca, soprattutto in Italia, rischia di essere un epoca senza colonna sonora. Il suono dei nostri giorni rischia di essere affidato tutto ai vincitori del festival del cornetto o che si riferiscono a trasmissioni televisive. Questo fatto implica un distacco della società dalla canzone, che non è più una espressione veritiera della gente ma è diventata un espressione delle sovrastrutture messe su dal mercato. Un progetto ed un laboratorio come quello di Provvidenti sono fondamentali, non ne esistono in tutta Europa. Un esperimento di questo tipo permette di far crescere le cose dal basso, permette di dare un identità a questa generazione che non ha identità musicale. Alla luce di queste considerazioni credo che questo progetto sia "fortissimo", sono fiera di far parte di questa comunità."
Ma il Borgo della Musica vedrà nel prossimo periodo altre novità che svilupperanno ulteriormente le potenzialità del luogo.
In arrivo un palatenda in inverno che permetterà di accogliere le grandi produzioni e progetti musicali che vedranno commistioni di generi e di artisti: ma il Borgo della Musica si avvia a diventare oggetto di studio scientifico nell'area di alta specializzazione per i progetti da parte della Università Commerciale "Bocconi" di Milano. Infine la chiusura ad effetto di Mario Luzzatto Fegiz che, in una battuta, dopo aver indicato come il progetto abbia tutte le potenzialità per attivare un meccanismo virtuoso per tutta la comunità, ha voluto sottolineare come la cura dei dettagli sia però fondamentale per la
buona riuscita del progetto. "Questa mattina alle sette e un quarto sono stato svegliato da un operaio comunale che stava tagliando l'erba sotto la mia stanza. Beh, sono uscito inferocito in slip per ucciderlo... beh... Jimi Hendrix, probabilmente lo
avrebbe ucciso." Ma il Friday Festival non esaurirà l'azione del Borgo della Musica: a settembre è previsto l'arrivo del Club Tenco che selezionerà un grappolo di artisti e offrirà loro la possibilità di esibirsi dal vivo in una rassegna promossa e organizzata insieme al Borgo della Musica. Ma c'è ancora tempo per raccontare il settembre di Provvidenti, il presente afferma che venerdì, per cominciare, ci sarà lo show dei Montefiori Cocktail. M.O.

giovedì 12 giugno 2008

mercoledì 30 aprile 2008

domenica 9 marzo 2008

IL VOTO E LA QUESTIONE MORALE

IL VOTO E LA QUESTIONE MORALE
di Ferdinando Imposimato
da la Voce della Campania - marzo 2008

Walter Veltroni ha cominciato male la sua battaglia scegliendo come candidati persone senza alcun merito, come Matteo Colaninno che, quale presidente dei giovani industriali, si oppone all'assunzione dei precari dopo 36 mesi. E' figlio di quel Roberto Colaninno che con Emilio Gnutti acquisto' Telecom creando alla societa' un grosso debito che non riusci' a risanare; nel 2001 Colaninno vendette Telecom a Pirelli provocando una notevole plusvalenza nelle casse di Bell, che fu indagata per evasione fiscale e pago' una multa di 156 milioni di euro alle agenzie delle entrate.
Generico e molto simile a quello di Silvio Berlusconi il programma di Veltroni e dei suoi. I punti principali vanno dalle infrastrutture alla tutela dell'ambiente, dall'attenzione ai giovani alla sconsiderata promessa di creare 100 campus universitari entro il 2010, dal lavoro femminile al problema della casa per i meno abbienti, dal salario minimo di 1000 euro per i precari alla stabilita' del lavoro. Ma questo non basta: la priorita' per il centrosinistra dovrebbe essere di assicurare ai lavoratori salari dignitosi tali da fare fronte all'inflazione crescente, ed ai disoccupati «mezzi adeguati alle loro esigenze di vita» (articolo 38 della Costituzione). Il rialzo del 4,8% del prezzo dei beni di prima necessita' va a gravare in termini drammatici su quei nuclei familiari che devono far quadrare i loro conti con salari e stipendi di poco superiori ai mille euro mensili. Ma Veltroni non affronta concretamente il problema del lavoro, e pensa anzi di potere conciliare gli interessi del capitale con quelli del lavoro.

IL NODO LEGGE ELETTORALE
Nel programma del Partito Democratico mancano inoltre due punti cruciali: il conflitto di interessi e la legge elettorale. Cominciamo dalla legge partorita dal centro destra: e' una vera e propria truffa, che lede la Costituzione e la convenzione europea. Tra i diritti inviolabili dell'uomo rientra il diritto di voto che deve essere “personale, uguale e libero” (articolo 48 della Costituzione). Ma come si puo' chiedere al cittadino italiano una scelta politica personale, uguale e libera, con una legge elettorale che, escludendo la preferenza, lo esautora del proprio diritto di voto trasferendolo nella volonta' delle segreterie di partito? Il voto non e' libero: non consente la scelta dei candidati ma e' vincolato alle decisioni dei partiti, associazioni senza regole guidate da pochi oligarchi. E non e' uguale: i gerarchi delle segreterie scelgono i rappresentanti del popolo indipendentemente dalla qualita' e dal valore.
In Italia la democrazia e' di tipo elettivo, vale a dire che che la pubblica opinione si esprime eleggendo i rappresentanti in Parlamento. Quando votiamo per eleggere, non decidiamo singole questioni di governo. Il vero potere dell'elettorato e' nello scegliere chi lo rappresenta e, attraverso lui, chi lo governa (Giovanni Sartori, “Democrazia”). Qualunque sia l'opinione dei politologi sul voto, e' del tutto evidente che la preferenza e' l'essenza stessa della democrazia elettorale. Una cosa e' scegliere Tizio che e' un pregiudicato o un proprietario di concessioni governative in conflitto d'interessi con il bene comune, uno che persegue il suo interesse privato uccidendo la democrazia, altra cosa e' scegliere Caio che invece persegue l'interesse pubblico. Eleggere viene da eligere, che esprime l'idea non di scegliere a caso, ma di scegliere selezionando attraverso il voto di preferenza. L'elezione coincide con la selezione, il cui scopo finale e' il buon governo. Dal che risulta essenziale che i cittadini possano scegliere la parte piu' valente in una molteplicita' di candidati; non dimenticando che in politica a proporsi come candidati al governo non sono sempre i migliori ma i piu' spregiudicati e ambiziosi, interessati solo a fare il loro tornaconto personale. Se si elimina la preferenza, si abbandona il criterio del merito e del valore posto a base della Costituzione, e della par condicio tra i candidati.

DOSSIER CORRUZIONE
L'Italia vive un'emergenza morale che investe tutti i settori della vita pubblica e dilaga anche in Europa. Ma Veltroni sembra ignorarlo e parla di “uso migliore delle risorse di Bruxelles”. In realta' finora le risorse comunitarie sono servite soprattutto a finanziare crimine organizzato, politici e burocrati corrotti e imprenditori al soldo della mafia. Basta leggere le relazioni della Corte dei Conti e della Direzione Nazionale Antimafia per rendersene conto; e concludere malinconicamente che in Unione Europea vi e' molta tolleranza verso il malaffare, la corruzione e l'infiltrazione mafiosa nel finanziamento di progetti; le frodi comunitarie dilagano e gli scandali ricorrenti vengono insabbiati.
La Corte dei Conti ha denunciato, nel febbraio 2008, «il numero sempre piu' elevato di frodi comunitarie e di illecita fruizione di contributi», con l'avvio di numerose istruttorie da parte della Procura Generale della Corte. Le violazioni di diritto comunitario commesse dalle Amministrazioni pubbliche italiane (Regioni, Provincie e Comuni) gia' accertate dalla Corte di Giustizia della Comunita' Europea, che ha comportato gravi sanzioni pecuniarie per milioni di euro a carico dello Stato italiano, hanno portato per il solo anno 2006 a ben 13 sentenze di condanna, dato che colloca il nostro Paese al secondo posto nella graduatoria negativa degli Stati membri evidenziata dalla Corte di Giustizia. Al primo posto, con 19 sentenze di condanna, e' il Lussemburgo. Lo stesso numero di condanne (13) sono state pronunciate dalla Corte di Giustizia, nei primi mesi del 2007, nei confronti dell'Italia, per violazioni di vario genere, molte delle quali legate alla mancata applicazione delle normative europee in materia di rifiuti: i finanziamenti comunitari sono stati sperperati dalle Regioni senza che sia stato risolto il problema; e sara' lo Stato a pagare i danni, a rimetterci saranno i cittadini.
Il Procuratore Generale denunzia che le «ripetute violazioni di regole comunitarie da parte del nostro Paese sono segnale che merita la piu' attenta considerazione ed una assunzione precisa di responsabilita' per i notevoli danni, patrimoniali e non, che vengono arrecati all'intera collettivita' nazionale».
Vediamo qualche caso. Vi e' un processo per illecita percezione di contributi comunitari con un danno di 31.281.000 di euro in favore di privati beneficiari non aventi diritto (relazione del procuratore regionale Luigi Mario Ribaudo del 12 febbraio 2008). Il Procuratore Generale della Corte ha messo in evidenza che esistono diversi casi di indebiti finanziamenti a favore di soggetti appartenenti ad organizzazioni criminali. La Guardia di Finanza, nel 2007, ha denunciato frodi comunitarie, tra gli anni 2001-2005, di 343 milioni di euro. Tra le frodi per le quali e' in corso un giudizio davanti alla sezione giurisdizionale della Corte, una riguarda l'indebita erogazione di contributi comunitari per 845.000 euro a societa' di fatto non operative, a carico di cinque soggetti nell'ambito della gestione dell'IPI; un'altra riguarda un danno per 1.935,812 euro provocato al Dipartimento Politiche Comunitarie presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per indebita percezione di finanziamenti comunitari. C'e' da dubitare della correttezza della Presidenza del Consiglio nel controllo della regolarita' dei finanziamenti comunitari. Ancora una volta sorge il dubbio che lo Stato sia complice e non vittima della frode comunitaria.
Il quadro diventa ancora piu' fosco leggendo le analisi della Direzione Nazionale Antimafia. Secondo l'ultima relazione della DNA, le frodi comunitarie commesse da Cosa Nostra si sono trasformate in uno strumento pianificato di “politica economica mafiosa”. Il motore principale dell'azione mafiosa e' l'uso distorto della legge 488 del 1992: secondo la relazione, ci sarebbe un progetto raffinato e capillare per ottenere finanziamenti pubblici. I gruppi criminali seguono sul campo l'iter dei progetti con rilevamenti dei piani industriali inoltrati alla UE e di quelli che vengono finanziati, per realizzare un «sistema esattoriale mafioso, con la iscrizione al registro mafioso del pizzo, degli imprenditori finanziati dalla UE». Ma non basta: la mafia riesce a realizzare addirittura forme di partnerariato tra imprese taglieggiate e Cosa Nostra, in grado di perseguire obiettivi comuni tra estorto ed estorsore. La mediazione politico-amministrativa della mafia sui fondi della 488 e' assidua. In sintesi, «siamo di fronte ad un mercato protetto di beni e servizi criminali che prendono il posto di quelli legali». In questo groviglio di interessi, esiste una circolazione incredibile di certificazioni, attestazioni e omologazioni che sono mere comparse, prestanomi al servizio di Cosa Nostra.
Ma questa non e' una novita' per l'Italia. Anni fa scoprimmo in commissione antimafia l'uso sistematico da parte del crimine organizzato di imprese pulite per riciclare il denaro sporco. Cosa Nostra e' riuscita a contaminare l'Unione Europea nei suoi traffici illeciti, senza che vi sia una risposta adeguata al dilagare della corruzione e del riciclaggio. Non si tratta di supposizioni ma di quasi certezze: la relazione solleva dubbi sui reali controlli svolti in fase di erogazione dei finanziamenti europei. A fare da protagoniste del grande business criminale sono alcune imprese ex insospettabili che fanno parte di una lista nera, la black list, che chiedono contributi, poi passano sotto il controllo di gruppi criminali, e si trasferiscono in luoghi dove godono di protezioni e omerta'
Parlando di appalti e forniture, la Corte riscontra «il ripetersi di fattispecie di mancata o incompleta realizzazione di opere pubbliche, mancata utilizzazione di progetti, illecito ricorso alla revisione prezzi, danni conseguenti alla indebita sospensione dei lavori, interessi passivi per mancati pagamenti, acquisti o locazioni a prezzi maggiorati, non utilizzazione di beni. Frequenti i casi di irregolarita' nell'affidamento degli appalti collegati a fatti di corruzione e concussione con condanne per danno all'immagine della Pubblica Amministrazione».
Il quadro dei fenomeni di corruzione e concussione abbraccia tutto il territorio nazionale: dalla Lombardia al Piemonte, dalla Calabria alla Campania, dalla Sicilia al Veneto. dalla Toscana alla Liguria. Vittime di questo disastro sono gli ignari cittadini che forse pensano che i soldi sperperati sono patrimonio comunitario, mentre in realta' vanno a carico dello Stato e quindi dei cittadini italiani.
Bisogna riconoscere che oggi il fenomeno corruttivo ha trovato forme piu' sofisticate. A partire dalla approvazione di norme aberranti come quella che prevede il condono contabile (la legge 256 del 21 dicembre 2005), cosi' come aberrante e' la norma di sostanziale sanatoria di illeciti tributari approvata alla fine del 2007 da parlamentari che avevano interessi propri, o di gruppi consociati, da tutelare. E cioe' di persone che versavano in conflitto di interessi.

IL SILENZIO DEI DUE LEADER
L'anello debole del programma di Veltroni e' proprio il silenzio su questo nodo cruciale. Il conflitto e' la situazione apparentemente “legale” in cui viene a trovarsi un governante, un amministratore, un banchiere, un politico o un giudice, che anziche' fare l'interesse pubblico nella sua attivita' istituzionale, cura il suo interesse privato o quello di amici e prestanomi. Esso viola l'articolo 97 della Costituzione che impone alla Pubblica Amministrazione di rispettare i principi del buon andamento e dell'imparzialita'. Viola codici deontologici. Ma non viola il codice penale. Ed oggi e' divenuto il principale strumento di corruzione. Un cancro che affligge la politica, parte della magistratura e le istituzioni pubbliche e private da decenni. E non si riesce a debellare. Proprio perche' chi dovrebbe debellarlo - in primis il governo - versa in clamorosi conflitti di interessi e non puo' percio' risolvere il problema.
Non vogliamo fare un favore a Silvio Berlusconi, contro cui siamo schierati da sempre e saremo sempre schierati, ma neppure possiamo fare finta di niente. Ci rattrista dover costatare che si siano spente malinconicamente le luci chiassose dei media sul problema della corruzione e della criminalita' organizzata. Che potrebbe andare al potere con nuovi governanti, interessati ad abrogare la legge Rognoni-La Torre del 1984 sulla confisca dei patrimoni illeciti.
Sarebbe opportuno che la Sinistra Arcobaleno ponesse nel suo programma il ripristino dell'articolo di interesse privato in atti di ufficio per sanzionare la valanga di conflitti d'interesse che sono la forma piu' grave di corruzione, oggi del tutto impunita. Le consulenze sono prive di qualunque giustificazione, servendo a creare solo clientele. Esse sono una copertura legale alle tangenti e restano impunite.

giovedì 6 marzo 2008

CANALE ZERO APPELLO PER UNA INFORMAZIONE LIBERA

Canale Zero
di Megachip.info

Appello per una informazione libera

Cari amici e amiche, compagne e compagni di un'Italia che non si arrende. Lo sfacelo della situazione e della classe politica e una vera e propria emergenza democratica impongono di rompere indugi e timidezze, divisioni e recriminazioni.

Dobbiamo, in primo luogo, difenderci. E possiamo contr'attaccare. Per farlo è ormai indispensabile dotarci di strumenti di comunicazione di massa che realizzino un'informazione democratica e che ingaggino una battaglia per la difesa della democrazia e del Bene Comune.

Noi riteniamo che milioni di persone, in Italia, aspettino questa proposta e siano pronti a sostenerla. Ma farla richiede un impegno finanziario non indifferente. Non vi sono partiti, sindacati, imprenditori disposti a finanziarla. Se vi fossero vorrebbero controllarla. Cioè non servirebbe allo scopo. Quindi dobbiamo fare per conto nostro. Ciascuno di noi, di voi, diventi editore e protagonista.

E' tra voi, tra i cittadini, che dobbiamo raccogliere la somma necessaria per avviare l'esperimento. Che è grande, immenso, ma che dobbiamo fare con gli spiccioli. Un Davide contro i sette Golia. Ma non occorre avere decine di miliardi di euro per fare una informazione decente e libera. Anzi, i miliardi di euro sono proprio quelli che la imbavagliano e la impediscono.

Noi riteniamo che lo si possa fare anche con una cifra modesta di partenza. Per farlo occorre una struttura organizzativa essenziale. Anche questa costa. Per avviare questa macchina di raccolta è indispensabile sapere in anticipo quanti siamo, quante persone e gruppi sono disponibili.

Non chiediamo, per ora, denaro.

Chiediamo, a tutti coloro che sono disposti a versare almeno 100 euro a fondo perduto, di comunicarci il loro impegno, con una semplice e-mail, accompagnata dai dati essenziali: nome e cognome, e-mail, luogo di residenza ed eventuale recapito telefonico.

I dati raccolti resteranno riservati. Verranno resi noti, nel corso dei tre mesi necessari per questa "campagna di impegno", soltanto i totali, per aree geografiche, con cadenza settimanale.

Al termine dei tre mesi valuteremo se esistano le condizioni di partenza e, in caso affermativo, avvieremo la raccolta del denaro. E useremo questi mesi per definire tutti gli aspetti amministrativi, legali, organizzativi necessari.

Il sito di riferimento per la "campagna di impegno" sarà www.megachip.info che riporterà in maniera centralizzata le informazioni essenziali. Ma coinvolgeremo una serie di siti amici, di blog, di emittenti radiofoniche e mezzi di comunicazione che vorranno appoggiare e diffondere il messaggio della raccolta.

Le tappe:

Stiamo definendo una redazione giornalistica che lavorerà a tempo pieno, e i cui componenti avranno un contratto di collaborazione regolare per l'intera durata iniziale del progetto: 18 mesi .

La redazione avrà un direttore, nominato da questo collettivo e da un ampio gruppo di sostenitori, con analoga, elevata professionalità. E che non avrà altri vincoli che quelli di una corretta deontologia professionale e quelli dettati da un semplice documento d'intenti comprendente questi punti:

1) Difesa della Costituzione e della legalità democratica. 2) No a ogni guerra. 3) Difesa dei diritti sociali e civili dei cittadini. 4) Difesa dell'ambiente e del territorio. 5) Difesa della laicità dello stato.

Prevediamo di definire, in base a una ampia consultazione, un comitato di garanti, super partes, scelti tra le personalità democratiche che godono della fiducia generale per le loro qualità professionali, culturali, scientifiche, di azione sociale. Il loro compito sarà di verificare che queste impostazioni ideali siano rispettate. A tal proposito vi chiediamo sin d'ora di esprimere il nome di una persona che, secondo voi, possa assicurare l'applicazione dei principi di cui sopra.

L'indipendenza degli operatori sarà totalmente garantita. Ogni fase della costruzione del progetto sarà resa pubblica nel più totale rispetto della trasparenza, attraverso strumenti di verifica diretta dei suoi finanziatori. In primo luogo attraverso la Rete, ma anche con una articolazione di comitati e di assemblee nei territori.

Primi firmatari:

Giulietto Chiesa, don Aldo Benevelli, Anna Maria Bianchi, Caparezza, Sergio Cararo, Franco Cardini, Paolo Ciofi, Tana de Zulueta, Arturo Di Corinto, Claudio Fracassi, Luciano Gallino, don Andrea Gallo, Udo Gumpel, Sabina Guzzanti, Serge Latouche, Lucio Manisco, Gianni Minà, Roberto Morrione, Diego Novelli, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Carlo Petrini, Lidia Ravera, Ennio Remondino, David Riondino, Roberto Savio, Antonio Tabucchi, Gianni Vattimo, Vauro, Elio Veltri, Dario Vergassola, Alex Zanotelli

(L'elenco è aperto ad altre adesioni, che saranno tempestivamente rese note) .

COLORO CHE VORRANNO ADERIRE ALL'APPELLO PER UNA INFORMAZIONE LIBERA POSSONO COMUNICARLO A:
organizzazionemegachip@gmail.com

martedì 26 febbraio 2008

I POA A SANREMOFF 2008


Su iniziativa dell'Associazione "Le Vie dei Canti" di Campobasso anche i POA, giovane rock band molisana, parteciperà il prossimo 28 febbraio alle manifestazioni di Sanremoff 2008 sotto la direzione artistica di Pepi Morgia.
La città di Sanremo si prepara come ogni anno ad accogliere il più importante avvenimento musicale Italiano, rinomato in tutto il mondo: il Festival della Canzone Italiana, giunto alla sua 58esima edizione; le luci si riaccenderanno sul tappeto rosso e sul palco dell'Ariston ad illuminare grandi nomi del panorama musicale italiano ed internazionale.
Si ripresenta così un'ulteriore occasione per la città di vestirsi a festa, di addobbare, animare, valorizzare, i suoi spazi, vicoli, piazze, musei, e ancora una v olta di affollare le sue strade fino a tarda a notte.
A questo proposito il Comune di Sanremo, sotto la direzione artistica di Pepi Morgia, propone la quarta edizione di "Sanremoff", una ampia scelta di manifestazioni collaterali al Festival della Canzone Italiana, che mettono in risalto Sanremo non solo come città del Festival ma come città della Musica
Una festa collettiva, ricca di appuntamenti dedicati all'arte in ogni sua forma alla quale prenderà parte anche la rock band molisana POA, fresca del Matese Contest vinto lo scorso anno e con partecipazioni in numerose manifestazioni regionali e nazionali.
"Sanremoff" sarà un percorso tra mostre video installazioni, concerti, jam session, show case, installazioni luminose; musica in ogni sua forma armonica, sinfonica, cantautorale, rock, folk, dalle sonorità pop alle meno commerciali, per tutti gli amatori, senza limiti di età. Una nuova occasione di interazione e scambio, di riscoperta del senso e del gusto della condivisione di esperienze emotive, intellettive e culturali, una nuova occasione per lasciarsi coinvolgere da Sanremo... Città della Musica...

sabato 9 febbraio 2008

OPERAZIONE MOSCA: PRIME CONDANNE



Amianto, solfuri, idrocarburi per migliaia di tonnellate di rifiuti tossici sono stati trattati in modo illecito a Venezia e spedite in discariche di mezza Italia, soprattutto in Campania, ma anche a Campomarino (Molise). Per questa attività illegale il tribunale di Venezia ha condannato quattro persone, tra responsabili ed addetti di due società, a poco meno di 13 anni complessivi di carcere.
L'inchiesta condotta dai carabinieri del nucleo ambientale coordinati da Pm Giorgio Gava, ha riguardato l'attività ritenuta illecita della Nuova Esa di Marcon (Venezia) e della Servizi Costieri di Mestre (Venezia). Il collegio presieduto da Sergio Trentanovi ha condannato Gianni Giommi, legale rappresentante della Nuova Esa, a sei anni, e, per l'attività della Servizi Costieri, Carlo Valle a tre anni e quattro mesi, Giuliano Gottard a due anni e tre mesi e Gianni Gardenal ad un anno e 11 mesi, pena sospesa.
I quattro sono stati condannati anche al ripristino dello stato dell'ambiente mentre a vario titolo dovranno risarcire le varie parti civili, tra comuni, enti ed associazioni, per una somma che si aggira intorno al mezzo milione di euro. In particolare ogni cittadino del comune di Marcon, dove la Nuova Esa ha sede e stoccava rifiuti tossici, che si è costituito parte civile dovrà essere risarcito con una cifra pari a 2000 euro.
Secondo quanto ricostruito dal Pm Gava (aveva chiesto pene leggermente più miti) i quattro avevano organizzato un traffico di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici, spacciati per innocui, da smaltire in discariche di mezza Italia. Per farlo, tra l'altro, avevano miscelato diverse tipologie di rifiuti in modo illegale modificandone i codici di riconoscimento.
I rifiuti tossici trattati dalla Nuova Esa e stoccati dalla Servizi Costieri, sono finiti, tra l'altro, a Bacoli (Napoli) dove dell'alluminio è finito in una normale discarica, ad Acerra (Caserta) dove un terreno è stato inquinato da idrocarburi; mentre a Modugno (Bari) sono finite 61 tonnellate di solfuri, a Bomarzo (Viterbo) due tonellate di rifiuti vari e a Paese (Treviso) è stato trovato dell'amianto.
Il Pm Gava è riuscito a ricostruire anche la spedizione illecita di 270 tonnellate di amianto in Germania e l'utilizzo improprio di decine di discariche come quelle di Roncade (Treviso), San Martino Buonalbergo (Verona), Giuliano (Napoli), Graffignano (Viterbo), Campomarino (Campobasso) e Castrellazzo Bormida (Alessandria). (ANSA).

giovedì 7 febbraio 2008

FALLIMENTO DELLA NUOVA EUROPA 2000, RINVIATO A GIUDIZIO ANTONINO MOLINARO

da altromolise.it

Il Consigliere regionale di Forza Italia, Antonino Molinaro, presidente della I Commissione permanente del Consiglio regionale, è stato rinviato a giudizio oggi dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Campobasso. Molinaro, insieme ad altre due persone, era imputato per una serie di reati collegati al fallimento della cooperativa "Nuova Europa 2000" di Trivento, attiva fino a qualche anno fa nel settore della lavorazione del farro.
Il dibattimento è stato fissato per la prossima primavera, il 21 maggio. Alcuni reati minori sono caduti per intervenuta prescrizione. I legali degli imputati (gli altri due sono l'imprenditore Claudio Favellato e Antonio Di Marzo) hanno già annunciato che alla prima udienza dibattimentale chiederanno in via pregiudiziale l'annullamento del decreto che dispone il giudizio per alcune presunte irregolarità procedurali. L'udienza preliminare è durata quasi due anni. Infatti la continua assenza del principale imputato, Molinaro, per "impegni istituzionali" ha determinato il rinvio di numerose udienze, fino a quando il magistrato non ha deciso di tenere le udienze anche nei giorni festivi ed in particolare di sabato. Molinaro è un esponente di spicco di Forza Italia, tra gli uomini più vicini al presidente della Regione Michele Iorio che ne ha sempre difeso l'operato. I reati che gli vengono contestati, comunque, riguardano la sua attività di imprenditore precedente a quella politica, intrapresa nel 2001 quando per la prima volta è stato eletto consigliere regionale.

venerdì 18 gennaio 2008

TERREMOTO?



Il presidente del Molise indagato per concussione e abuso d'ufficio
Il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, e' indagato dalla Procura della Repubblica di Campobasso per concussione e abuso d'ufficio in un'inchiesta riguardante i rapporti tra la Regione e una societa' multinazionale di consulenza. Al centro dell'inchiesta -in cui sarebbe indagato solo Iorio - vi sarebbero delle delibere di affidamento di incarichi alla multinazionale.
Secondo quanto si e' appeso in serata, il legale del presidente, Arturo Messere, ha gia' ricevuto la notifica di conclusione delle indagini. "Siamo tranquilli - ha detto all'Ansa il legale -. Abbiamo studiato le carte e siamo in grado di dimostrare la completa estraneita' del presidente ai fatti".
RaiNews24 18 gennaio 2008

A giudizio leader Udc Molise Patriciello per truffa e abuso
Processo anche per presidente Consiglio Pietracupa e altri 4
(ANSA) - CAMPOBASSO, 17 GEN - Il Gup di Campobasso ha rinviato a giudizio l'eurodeputato e leader dell'Udc molisana, Aldo Patriciello. E altri cinque tra cui il presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa (Udc), cognato di Patriciello, per concorso in tentativo di truffa, abuso e malversazione. L'inchiesta riguarda un centro di riabilitazione a Salcito, mai entrato in funzione. Il processo si terra' il 4 giugno.

lunedì 14 gennaio 2008

COME SONO STATI SPESI I SOLDI DEL TERREMOTO? LA PROCURA INDAGA



Come sono stati spesi i soldi del terremoto?
La Procura indaga

La Guardia di Finanza, su ordine dei pm di Larino, ha acquisito le delibere di finanziamento per la ricostruzione e per l’articolo 15. Dunque, dopo la Corte dei Conti, anche i magistrati penali hanno deciso di indagare sui metodi con i quali Michele Iorio ha utilizzato le centinaia di milioni di euro arrivati in Molise in seguito al terremoto dell’ottobre 2002.

di Daniela Fiorilli
da www.primonumero.it del 14 gennaio 2008

Dopo la Corte dei Conti, anche la magistratura penale ha deciso di “accendere un faro” sull’utilizzo delle centinaia di milioni di euro che sono piovuti sul Molise dopo il terremoto dell’ottobre 2002. La Procura di Larino ha infatti aperto recentemente un fascicolo di inchiesta sul modo con cui sono stati impiegati i “fondi sisma” e sulla distribuzione di denaro avvenuta in tutta la regione grazie all’ormai famoso articolo 15 con il quale l’allora presidente del Consiglio – Silvio Berlusconi – nominando Michele Iorio Commissario Straordinario per la ricostruzione affidò esclusivamente alle sua mani la gestione non soltanto dei soldi per le aree terremotate, ma anche quelli per una fantomatica “ripresa produttiva” di tutto il Molise.

Come primo atto dell’inchiesta, nei giorni scorsi il Procuratore Capo di Larino, Nicola Magrone, ha dato mandato alla Guardia di Finanza di acquisire tutta la documentazione relativa al sisma, e soprattutto di portare sulla sua scrivania i decreti di finanziamento con i quali il commissario Michele Iorio ha seminato i fondi destinati a San Giuliano di Puglia (e a qualche altro piccolo Comune della stessa zona danneggiato dalle scosse) ad altre zone della regione, e quelli con cui sono state finanziati tutti i 136 Comuni molisani, compresi quelli della Provincia di Isernia, grazie all’escamotage dell’articolo 15.

L’entità di tutti i fondi arrivati in Molise dopo il terremoto, ammonta a circa 500 milioni di euro (circa mille miliardi di lire). Si tratta di una cifra enorme che, come molti sanno, non è stata investita soltanto nelle opere di ricostruzione. Solo per fare qualche esempio: buona parte dei soldi gestiti col programma dell’articolo 15, e cioè per favorire una ripresa economica “in primo luogo delle zone terremotate” è stata invece dirottata sulla zona di Isernia per iniziative che hanno fatto e fanno ancora discutere, come la risistemazione dell’ex fornace di Cantalupo del Sannio (500 mila euro), o la creazione di un parco tecnologico dell’acqua a Isernia (600mila euro), o per la rete dei sentieri di Gildone (254 mila euro).

Quello che la Procura vuole verificare è se dietro questi finanziamenti vi siano non soltanto scelte politiche opinabili, ma anche reati. Del resto, in questa distribuzione a pioggia di denaro vi sono dei casi che suscitano molte perplessità. Come quello di Sant’Angelo del Pesco, paesino nell’estrema zona occidentale della Regione, di appena 416 anime, ma solida roccaforte del centrodestra. Questo piccolo centro, dimenticato da Dio ma non da Iorio, è distante 110 chilometri dall’epicentro del sisma del 2002 e infatti non ha riportato nessun danno. Eppure Sant’Angelo del Pesco ha goduto di tre finanziamenti in virtù dell’articolo 15, per la cifra complessiva di 815mila euro, finalizzati alla realizzazione di un centro di equitazione in campagna e la sistemazione del verde e dell’arredo urbano.

Uno dei motivi che sono a base dell’inchiesta della Procura sta anche nella definizione dell’entità del sisma. Già durante il processo per il crollo della scuola Jovine di San Giuliano, il procuratore Magrone ebbe modo di dire che, secondo il suo parere e secondo quello di molti esperti di sismologia, quello dell’ottobre del 2002 fu un terremoto assai limitato nei suoi effetti. Oltre a San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra, e dove oltre alla scuola crollarono alcuni altri edifici, solo nei paesi del cratere la scossa provocò danni visibili. Ma, per esempio, sulla costa vennero avvertiti solo lontani effetti che diedero il senso della paura che il terremoto può seminare, e nient’altro. Per non parlare di una larga parte della Provincia di Isernia dove la scossa non fu neppure avvertita.
Dunque, se il terremoto fu di limitata entità e i suoi effetti di limitata estensione, la Procura vuole capire perché i benefici dei finanziamenti arrivati proprio in seguito al terremoto sono stati estesi non soltanto a tutta la Provincia di Campobasso ma all’intera Regione.
Inutile nascondere che per i magistrati in questa vicenda possa essere ravvisabile un interesse più personale che collettivo anche perché in questa distribuzione di centinaia di milioni di euro vi sono molti conti che non tornano (nello specifico: per quanto riguarda l’articolo 15, ogni abitante della provincia di Isernia ha avuto 445 euro pro capite e quelli della zona di Campobasso che include il cratere solo 333mila).

Ma non basta. La Procura sta anche cercando di capire se tutti gli appalti sono stati affidati con procedure regolari e trasparenti. Una verifica sollecitata anche da alcune imprese che sono state tagliate fuori dalle opere di ricostruzione, le quali hanno anche segnalato come, per esempio, tra le aziende che si sono aggiudicate i lavori di ricostruzione nelle zone più colpite sette sono della provincia di Isernia e due fanno capo alla famiglia Patriciello.

Che qualcosa possa non quadrare nei conti dei “fondi sisma” e “dell’articolo 15” lo sospetta infine anche la Corte dei Conti. Come è noto, infatti, i magistrati che hanno il compito di verificare se il denaro pubblico viene speso in modo corretto hanno già aperto nello scorso autunno un fascicolo in merito.
Anche perché, nonostante il fatto che fino ad oggi siano stati spesi 380 milioni di euro e altri 300 milioni (come hanno convenuto lo stesso Iorio e il ministro Di Pietro il 10 gennaio) siano già disponibili per essere spesi, non ci sono abbastanza soldi per restituire allo Stato i contributi sospesi negli ultimi cinque anni. Tant’è che è stato chiesto al Governo di rimandare e se possibile cancellare il saldo del debito.

giovedì 10 gennaio 2008

FENOMENOLOGIA DELL'EMERGENZA

Fenomenologia dell'emergenza
da www.repubblica.it
di Antonello Caporale

Segnate a matita perché la cifra, ferma al giugno dell'anno scorso, forse andrà corretta: in Italia all'inizio dell'estate la Corte dei Conti ha contato 84 commissari straordinari per altrettante emergenze. Alluvioni e siccità, colera, traffico e terremoti. Emergenza dovunque e comunque. Per le cose gravi, le grandi calamità, e anche per le cose piccole: una festa, una preghiera di massa, un gioco olimpionico. Il Papa va a pregare a Loreto? Emergenza. Ci vuole Bertolaso per fargli dire messa, allestire palco e spalti. A Varese sono in programma i mondiali di ciclismo? Emergenza bici naturalmente. A Pescara i Giochi del Mediterraneo? Emergenza anche sulle rive dell'Adriatico.
Alluvioni a Parma e commissario (21 ottobre 2002); un altro a Massa Carrara, un terzo in Friuli. Stesso motivo per tutti. Emergenze si segnalano a Matera, Vibo Valentia, in Basilicata, Liguria e Veneto. A Bari la ventennale emergenza del colera e commissario costituito.
Questo corri corri alla calamità naturale ha un motivo: i soldi. Finanziamenti speciali che si aggiungono a quelli ordinari. E in aggiunta un prezioso cadeau: controlli pari a zero.
L'emergenza gonfia molti portafogli e costruisce luminose carriere. Il commissario deve badare a fare, e presto. Quindi assunzioni per chiamata diretta, spese a trattativa privata. Consulenti, collaboratori e tecnici. La burocrazia dell'emergenza è gigantesca, libera da ogni vincolo, esclusa dall'osservanza di ogni criterio di congruità e persino di ragionevolezza. C'era un commissario all'acqua a Reggio Calabria, c'è un commissario al traffico a Napoli, Roma, Venezia e persino a Messina.
Dal 1968 al 1996 sono stati iscritti in bilancio 109mila miliardi di lire, al cambio attuale fanno 57 miliardi di euro. Per il fuoco (emergenza incendi!) sono andati via bruciati dal 2001 al 2006 762 milioni di euro.
L'emergenza fa spendere, abbiamo detto, senza alcun obbligo della resa del conto. La lista della spesa dichiarata urgente e indifferibile, diviene - a consuntivo - sommaria, senza dettagli. Inconsistente.
La corsa all'emergenza, che non conosce sosta, a volte produce problemi anziché soluzioni, crea nuovi bisogni invece di saziare i vecchi. La tragedia dei rifiuti napoletani rappresenta un caso di scuola, l'esempio plastico del saccheggio delle risorse pubbliche nella consapevolezza che si resterà impuniti.
L'emergenza per durare deve perciò produrre due condizioni Primo: creare nuovi bisogni. Secondo: tenerli sospesi, a mezz'aria. Come aprire un cantiere e mai finirlo. Costruire una scuola e non collaudarla. Mai saziare il bisogno primitivo. Figurarsi quelli altri che sono stati aggiunti nel corso del tempo. Più bisogni ci sono, più a lungo si confiderà nella manna dei finanziamenti speciali, ulteriori, straordinari.
Ogni terremoto costa una tombola anche perché invece di costruire quel che è cascato a terra, si promuove immediatamente un nuovo bisogno essenziale. Alla comunità sfortunata in genere si annuncia la necessità indifferibile di garantire anzitutto un futuro di benessere, cioè il lavoro. Dunque le industrie. Perciò via alle ruspe, ma prima delle ruspe via agli espropri, il miglior business per gli avvocati. Poi ecco le ruspe, quindi ecco i tecnici al lavoro (ingegneri, geometri). E gli incentivi alle imprese (vere o false) che vogliono produrre. Ma avete mai visto industrie senza strade? Via alle strade: collegamenti nuovi, o adeguamenti dei vecchi. E case senza piazze? Sì alle piazze. Piazze senza biblioteche?
Anche le biblioteche e così via, a scendere fino ad attivare il progetto per il prato, l'aiuola, il parco giochi.
E' una catena infinita e infatti mai finisce. Serve a costruire la rete dei clientes. Più clientes più consenso elettorale. Più consenso più carriera politica.
500 milioni di euro è costata la prima tranche dell'opera di ricostruzione dei dieci comuni molisani colpiti dal terremoto del 31 ottobre 2002. Diecimila abitanti il numero dei concittadini nei centri disastrati.
Col tempo e con le emergenze i terremotati sono lievitati, e così pure le case, le scuole, le strade, i prati. La necessità finanziaria attuale, quattro anni dopo e 500 milioni spesi, è perciò presto detta: servono almeno altri 500 milioni di euro per completare la ricostruzione.
L'emergenza ci fa ricchi, questo è il problema.

mercoledì 9 gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

IMPRESE, POLITICI E CAMORRA: ECCO I COLPEVOLI DELLA PESTE



J'accuse dell'autore di Gomorra: la tragedia
è che Napoli si sta rassegnando all'avvelenamento

Imprese, politici e camorra
ecco i colpevoli della peste

Gli ultimi dati dell'Oms parlano di un aumento vertiginoso, oltre
la media nazionale, dei casi di tumore a pancreas e polmoni

di ROBERTO SAVIANO
da www.repubblica.it 5 gennaio 2008


È un territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

venerdì 4 gennaio 2008

LETTERA APERTA DELLA FAMIGLIA PATRICIELLO

Gli organi di informazione hanno riportato, negli ultimi giorni, alcune esternazioni politiche che costituiscono solo l'ultimo di una serie di attacchi personali ed alle aziende della famiglia Patriciello, nell'ambito di un chiaro e preordinato disegno strategico.

Per tali motivi, il Gruppo Aziendale Patriciello, dopo aver denunciato pubblicamente tentativi di turbativa politica finalizzati a screditarne il ruolo nel tessuto socio-economico del Molise, aveva preannunciato una conferenza stampa per il 2 gennaio, nell'intento di fornire una risposta ferma e decisa, anche per fare chiarezza nei confronti della collettività molisana.

L'Ufficio Legale del Gruppo ha poi suggerito di astenersi da tale proposito, nella certezza che il rispetto per eventuali iniziative giudiziarie in itinere debba prevalere.

Non pare superfluo rammentare, in questa sede, che il Gruppo delle imprese facenti capo alla famiglia Patriciello opera in Molise da oramai cinquant'anni e, attualmente, conta circa mille dipendenti diretti ed un indotto di altre duemila persone che meritano attenzione e giusta tutela affinché sia loro garantita la necessaria sicurezza nel futuro proprio e dei loro figli.

E' evidente, quindi, il valore economico e sociale che tali imprese rivestono nella realtà molisana di cui costituiscono, senz'altro, un patrimonio importante.

Fatta questa doverosa premessa e per venire più direttamente agli attacchi dei quali, da lungo tempo, in modo diretto od indiretto, palese od occulto, sono fatte segno, con inusitata maestria e continuità, le aziende del Gruppo, giova chiarire i termini di una vicenda dai tratti davvero sconcertanti.

Per le attività di ricostruzione post-terremoto in Molise, è stata gestita dai vertici istituzionali regionali una enormità di denaro pubblico, ammontante a molte centinaia di milioni di euro.
Ebbene, dei lavori appaltati con tale denaro, spesso mediante ricorso a procedure di urgenza (sebbene, poi, in alcuni casi, lavori dichiarati urgenti non sono ancora iniziati dopo tre anni dall'affidamento), neppure un solo lavoro è stato affidato alle imprese del Gruppo Patriciello che certo non hanno potenzialità tecnico-economiche inferiori alle altre imprese che sono state invece destinatarie di commesse.

Non è ancora chiaro quali siano stati i criteri ispiratori che hanno condotto a sacrificare i principi, anche di rilievo comunitario, di massima concorrenza, di trasparenza ed economicità dell'agire amministrativo, così come pure non sono immuni da rilievi i criteri attraverso i quali sono state individuate le imprese cui affidare commesse milionarie attraverso sommarie e non del tutto trasparenti procedure amministrative.

Siamo certi che solo per una pura casualità, la maggior parte delle imprese come sopra beneficiate da così ingenti commesse sono tutte politicamente vicine ad un ben determinato partito politico.
Anche con riferimento ad altri importanti lavori, le nostre imprese, pur avendo fatto legittima richiesta di concorrere alle procedure di affidamento, non hanno mai beneficiato, a differenza di tante altre, di una sola commessa di lavori, pure appaltati, quasi sempre, con procedure di somma urgenza da parte dell'ente regionale (vedi "alluvione", "frana covatta", "lavori sulla costa", "Molise acque", "strada statale 87", "fiume biferno", etc. etc.).

Ancora per citare un altro episodio di (stra)ordinario accanimento nei nostri confronti, ci piace ricordare la vicenda Sotea.
Recentemente siamo stati costretti, nostro malgrado, a cedere lo stabilimento Sotea, già facente capo al nostro Gruppo, poiché, nonostante le nostre legittime richieste, per ben tre anni siamo stati presi in giro dalla Regione Molise circa l'erogazione di un mutuo ai sensi della legge regionale 28/2003, a favore e per il rilancio della Sotea, per garantirne anche i livelli occupazionali; mutuo che giammai ci è stato concesso, nonostante ad altre aziende nelle stesse condizioni sia stato sollecitamente erogato. Il risultato è stato, come detto, la cessione dello stabilimento ad altra azienda di fuori Regione.

In altre parole, pare evidente che il Gruppo Patriciello sia stato tenuto il più lontano possibile anche dalla partecipazione, legittima e trasparente, alle iniziative economiche locali; partecipazione invece assicurata, con modalità certo non immuni da critiche, ad altre imprese.

Un doveroso accenno si impone, inoltre, per la parte qui di stretto interesse, alla oramai nota vicenda "piedi d'argilla".
Le valutazioni conclusive dell'A.G. hanno, come noto, evidenziato che i piedi d'argilla erano quelli del castello accusatorio ordito nei confronti della famiglia Patriciello che, pertanto, è inesorabilmente crollato.

Nel ricordare le archiviazione disposte, all'esito delle indagini, dalla stessa Autorità Giudiziaria, ci preme evidenziare come, per contro, altre indagini siano in corso nei confronti degli autori, anche occulti, di tale macchinazione accusatoria.

Quanto precede, evidenzia che la fiducia che avevamo riposto nella Magistratura molisana è stata ampiamente ripagata dalla correttezza e dalla scrupolosità che la stessa Magistratura ha avuto nell'esame obiettivo dei fatti.

In merito, da ultimo, alle recenti e pretestuose polemiche sul numero dei posti letto dell'IRCCS Neuromed, corre l'obbligo di chiarire che in sede di audizione della IV Commissione consiliare regionale, era stato precisato che l'Istituto rivendicava legittimamente solo il mantenimento del numero di posti letto già riconosciuti dalla stessa Regione e dal Ministero della Salute.

Ciò in quanto la Neuromed è un ente di rilevanza nazionale di alta specialità, equiparato al pubblico, che costituisce uno dei pochi centri di eccellenza del centro-sud Italia nel campo della ricerca biomedica ed ha un indice di attrazione di pazienti extraregionali pari a circa l'80%. E, peraltro, è proprio grazie a tale indice di attrazione extraregionale che la Regione Molise beneficia di un incremento della percentuale dei posti letto regionali.

Ebbene, nonostante una specifica e motivata diffida alla Commissione, finalizzata a rettificare errori ed omissioni dello stato di fatto, ad oggi esistente, delle strutture sanitarie molisane, non si è ancora giunti alla doverosa rettifica.

Come è facile arguire da questi esempi, fra i tanti che si potrebbero citare, la circostanza che un esponente della famiglia Patriciello sia anche un politico appartenente alla coalizione al governo della Regione, lungi dall'aver recato un qualsiasi (e, peraltro, mai richiesto né desiderato) vantaggio, ha invece finito per caratterizzarsi come un elemento di forte negatività per le attività imprenditoriali del Gruppo.

E' evidente il disegno strategico di danneggiare economicamente il Gruppo societario facente capo alla famiglia Patriciello per colpirla, conseguentemente, sul piano politico.
A tal proposito, e per concludere, riteniamo opportuno richiamare le Istituzioni ad effettuare scelte programmatiche senza farsi influenzare dalle dinamiche di un conflitto politico, rispetto al quale, le imprese facenti parte del Gruppo non intendono in alcun modo rimanere coinvolte.

Senza dimenticare, poi, che nella nostra Regione vi sono "imprenditori che fanno politica" e "politici che fanno gli imprenditori": Noi facciamo solo della buona ed onesta attività d'impresa, con abnegazione e spirito di sacrificio.

Tanto dovevamo, nel segno del rispetto verso i nostri familiari ed i collaboratori e lavoratori tutti del Gruppo.

Venafro (IS), 3 gennaio 2008

per il Gruppo Industriale Patriciello
Aniello Patriciello

Antonio Patriciello
Stefano Patriciello
Gaetano Patriciello
Nicandro Patriciello