venerdì 18 gennaio 2008

TERREMOTO?



Il presidente del Molise indagato per concussione e abuso d'ufficio
Il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, e' indagato dalla Procura della Repubblica di Campobasso per concussione e abuso d'ufficio in un'inchiesta riguardante i rapporti tra la Regione e una societa' multinazionale di consulenza. Al centro dell'inchiesta -in cui sarebbe indagato solo Iorio - vi sarebbero delle delibere di affidamento di incarichi alla multinazionale.
Secondo quanto si e' appeso in serata, il legale del presidente, Arturo Messere, ha gia' ricevuto la notifica di conclusione delle indagini. "Siamo tranquilli - ha detto all'Ansa il legale -. Abbiamo studiato le carte e siamo in grado di dimostrare la completa estraneita' del presidente ai fatti".
RaiNews24 18 gennaio 2008

A giudizio leader Udc Molise Patriciello per truffa e abuso
Processo anche per presidente Consiglio Pietracupa e altri 4
(ANSA) - CAMPOBASSO, 17 GEN - Il Gup di Campobasso ha rinviato a giudizio l'eurodeputato e leader dell'Udc molisana, Aldo Patriciello. E altri cinque tra cui il presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa (Udc), cognato di Patriciello, per concorso in tentativo di truffa, abuso e malversazione. L'inchiesta riguarda un centro di riabilitazione a Salcito, mai entrato in funzione. Il processo si terra' il 4 giugno.

lunedì 14 gennaio 2008

COME SONO STATI SPESI I SOLDI DEL TERREMOTO? LA PROCURA INDAGA



Come sono stati spesi i soldi del terremoto?
La Procura indaga

La Guardia di Finanza, su ordine dei pm di Larino, ha acquisito le delibere di finanziamento per la ricostruzione e per l’articolo 15. Dunque, dopo la Corte dei Conti, anche i magistrati penali hanno deciso di indagare sui metodi con i quali Michele Iorio ha utilizzato le centinaia di milioni di euro arrivati in Molise in seguito al terremoto dell’ottobre 2002.

di Daniela Fiorilli
da www.primonumero.it del 14 gennaio 2008

Dopo la Corte dei Conti, anche la magistratura penale ha deciso di “accendere un faro” sull’utilizzo delle centinaia di milioni di euro che sono piovuti sul Molise dopo il terremoto dell’ottobre 2002. La Procura di Larino ha infatti aperto recentemente un fascicolo di inchiesta sul modo con cui sono stati impiegati i “fondi sisma” e sulla distribuzione di denaro avvenuta in tutta la regione grazie all’ormai famoso articolo 15 con il quale l’allora presidente del Consiglio – Silvio Berlusconi – nominando Michele Iorio Commissario Straordinario per la ricostruzione affidò esclusivamente alle sua mani la gestione non soltanto dei soldi per le aree terremotate, ma anche quelli per una fantomatica “ripresa produttiva” di tutto il Molise.

Come primo atto dell’inchiesta, nei giorni scorsi il Procuratore Capo di Larino, Nicola Magrone, ha dato mandato alla Guardia di Finanza di acquisire tutta la documentazione relativa al sisma, e soprattutto di portare sulla sua scrivania i decreti di finanziamento con i quali il commissario Michele Iorio ha seminato i fondi destinati a San Giuliano di Puglia (e a qualche altro piccolo Comune della stessa zona danneggiato dalle scosse) ad altre zone della regione, e quelli con cui sono state finanziati tutti i 136 Comuni molisani, compresi quelli della Provincia di Isernia, grazie all’escamotage dell’articolo 15.

L’entità di tutti i fondi arrivati in Molise dopo il terremoto, ammonta a circa 500 milioni di euro (circa mille miliardi di lire). Si tratta di una cifra enorme che, come molti sanno, non è stata investita soltanto nelle opere di ricostruzione. Solo per fare qualche esempio: buona parte dei soldi gestiti col programma dell’articolo 15, e cioè per favorire una ripresa economica “in primo luogo delle zone terremotate” è stata invece dirottata sulla zona di Isernia per iniziative che hanno fatto e fanno ancora discutere, come la risistemazione dell’ex fornace di Cantalupo del Sannio (500 mila euro), o la creazione di un parco tecnologico dell’acqua a Isernia (600mila euro), o per la rete dei sentieri di Gildone (254 mila euro).

Quello che la Procura vuole verificare è se dietro questi finanziamenti vi siano non soltanto scelte politiche opinabili, ma anche reati. Del resto, in questa distribuzione a pioggia di denaro vi sono dei casi che suscitano molte perplessità. Come quello di Sant’Angelo del Pesco, paesino nell’estrema zona occidentale della Regione, di appena 416 anime, ma solida roccaforte del centrodestra. Questo piccolo centro, dimenticato da Dio ma non da Iorio, è distante 110 chilometri dall’epicentro del sisma del 2002 e infatti non ha riportato nessun danno. Eppure Sant’Angelo del Pesco ha goduto di tre finanziamenti in virtù dell’articolo 15, per la cifra complessiva di 815mila euro, finalizzati alla realizzazione di un centro di equitazione in campagna e la sistemazione del verde e dell’arredo urbano.

Uno dei motivi che sono a base dell’inchiesta della Procura sta anche nella definizione dell’entità del sisma. Già durante il processo per il crollo della scuola Jovine di San Giuliano, il procuratore Magrone ebbe modo di dire che, secondo il suo parere e secondo quello di molti esperti di sismologia, quello dell’ottobre del 2002 fu un terremoto assai limitato nei suoi effetti. Oltre a San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra, e dove oltre alla scuola crollarono alcuni altri edifici, solo nei paesi del cratere la scossa provocò danni visibili. Ma, per esempio, sulla costa vennero avvertiti solo lontani effetti che diedero il senso della paura che il terremoto può seminare, e nient’altro. Per non parlare di una larga parte della Provincia di Isernia dove la scossa non fu neppure avvertita.
Dunque, se il terremoto fu di limitata entità e i suoi effetti di limitata estensione, la Procura vuole capire perché i benefici dei finanziamenti arrivati proprio in seguito al terremoto sono stati estesi non soltanto a tutta la Provincia di Campobasso ma all’intera Regione.
Inutile nascondere che per i magistrati in questa vicenda possa essere ravvisabile un interesse più personale che collettivo anche perché in questa distribuzione di centinaia di milioni di euro vi sono molti conti che non tornano (nello specifico: per quanto riguarda l’articolo 15, ogni abitante della provincia di Isernia ha avuto 445 euro pro capite e quelli della zona di Campobasso che include il cratere solo 333mila).

Ma non basta. La Procura sta anche cercando di capire se tutti gli appalti sono stati affidati con procedure regolari e trasparenti. Una verifica sollecitata anche da alcune imprese che sono state tagliate fuori dalle opere di ricostruzione, le quali hanno anche segnalato come, per esempio, tra le aziende che si sono aggiudicate i lavori di ricostruzione nelle zone più colpite sette sono della provincia di Isernia e due fanno capo alla famiglia Patriciello.

Che qualcosa possa non quadrare nei conti dei “fondi sisma” e “dell’articolo 15” lo sospetta infine anche la Corte dei Conti. Come è noto, infatti, i magistrati che hanno il compito di verificare se il denaro pubblico viene speso in modo corretto hanno già aperto nello scorso autunno un fascicolo in merito.
Anche perché, nonostante il fatto che fino ad oggi siano stati spesi 380 milioni di euro e altri 300 milioni (come hanno convenuto lo stesso Iorio e il ministro Di Pietro il 10 gennaio) siano già disponibili per essere spesi, non ci sono abbastanza soldi per restituire allo Stato i contributi sospesi negli ultimi cinque anni. Tant’è che è stato chiesto al Governo di rimandare e se possibile cancellare il saldo del debito.

giovedì 10 gennaio 2008

FENOMENOLOGIA DELL'EMERGENZA

Fenomenologia dell'emergenza
da www.repubblica.it
di Antonello Caporale

Segnate a matita perché la cifra, ferma al giugno dell'anno scorso, forse andrà corretta: in Italia all'inizio dell'estate la Corte dei Conti ha contato 84 commissari straordinari per altrettante emergenze. Alluvioni e siccità, colera, traffico e terremoti. Emergenza dovunque e comunque. Per le cose gravi, le grandi calamità, e anche per le cose piccole: una festa, una preghiera di massa, un gioco olimpionico. Il Papa va a pregare a Loreto? Emergenza. Ci vuole Bertolaso per fargli dire messa, allestire palco e spalti. A Varese sono in programma i mondiali di ciclismo? Emergenza bici naturalmente. A Pescara i Giochi del Mediterraneo? Emergenza anche sulle rive dell'Adriatico.
Alluvioni a Parma e commissario (21 ottobre 2002); un altro a Massa Carrara, un terzo in Friuli. Stesso motivo per tutti. Emergenze si segnalano a Matera, Vibo Valentia, in Basilicata, Liguria e Veneto. A Bari la ventennale emergenza del colera e commissario costituito.
Questo corri corri alla calamità naturale ha un motivo: i soldi. Finanziamenti speciali che si aggiungono a quelli ordinari. E in aggiunta un prezioso cadeau: controlli pari a zero.
L'emergenza gonfia molti portafogli e costruisce luminose carriere. Il commissario deve badare a fare, e presto. Quindi assunzioni per chiamata diretta, spese a trattativa privata. Consulenti, collaboratori e tecnici. La burocrazia dell'emergenza è gigantesca, libera da ogni vincolo, esclusa dall'osservanza di ogni criterio di congruità e persino di ragionevolezza. C'era un commissario all'acqua a Reggio Calabria, c'è un commissario al traffico a Napoli, Roma, Venezia e persino a Messina.
Dal 1968 al 1996 sono stati iscritti in bilancio 109mila miliardi di lire, al cambio attuale fanno 57 miliardi di euro. Per il fuoco (emergenza incendi!) sono andati via bruciati dal 2001 al 2006 762 milioni di euro.
L'emergenza fa spendere, abbiamo detto, senza alcun obbligo della resa del conto. La lista della spesa dichiarata urgente e indifferibile, diviene - a consuntivo - sommaria, senza dettagli. Inconsistente.
La corsa all'emergenza, che non conosce sosta, a volte produce problemi anziché soluzioni, crea nuovi bisogni invece di saziare i vecchi. La tragedia dei rifiuti napoletani rappresenta un caso di scuola, l'esempio plastico del saccheggio delle risorse pubbliche nella consapevolezza che si resterà impuniti.
L'emergenza per durare deve perciò produrre due condizioni Primo: creare nuovi bisogni. Secondo: tenerli sospesi, a mezz'aria. Come aprire un cantiere e mai finirlo. Costruire una scuola e non collaudarla. Mai saziare il bisogno primitivo. Figurarsi quelli altri che sono stati aggiunti nel corso del tempo. Più bisogni ci sono, più a lungo si confiderà nella manna dei finanziamenti speciali, ulteriori, straordinari.
Ogni terremoto costa una tombola anche perché invece di costruire quel che è cascato a terra, si promuove immediatamente un nuovo bisogno essenziale. Alla comunità sfortunata in genere si annuncia la necessità indifferibile di garantire anzitutto un futuro di benessere, cioè il lavoro. Dunque le industrie. Perciò via alle ruspe, ma prima delle ruspe via agli espropri, il miglior business per gli avvocati. Poi ecco le ruspe, quindi ecco i tecnici al lavoro (ingegneri, geometri). E gli incentivi alle imprese (vere o false) che vogliono produrre. Ma avete mai visto industrie senza strade? Via alle strade: collegamenti nuovi, o adeguamenti dei vecchi. E case senza piazze? Sì alle piazze. Piazze senza biblioteche?
Anche le biblioteche e così via, a scendere fino ad attivare il progetto per il prato, l'aiuola, il parco giochi.
E' una catena infinita e infatti mai finisce. Serve a costruire la rete dei clientes. Più clientes più consenso elettorale. Più consenso più carriera politica.
500 milioni di euro è costata la prima tranche dell'opera di ricostruzione dei dieci comuni molisani colpiti dal terremoto del 31 ottobre 2002. Diecimila abitanti il numero dei concittadini nei centri disastrati.
Col tempo e con le emergenze i terremotati sono lievitati, e così pure le case, le scuole, le strade, i prati. La necessità finanziaria attuale, quattro anni dopo e 500 milioni spesi, è perciò presto detta: servono almeno altri 500 milioni di euro per completare la ricostruzione.
L'emergenza ci fa ricchi, questo è il problema.