lunedì 14 gennaio 2008

COME SONO STATI SPESI I SOLDI DEL TERREMOTO? LA PROCURA INDAGA



Come sono stati spesi i soldi del terremoto?
La Procura indaga

La Guardia di Finanza, su ordine dei pm di Larino, ha acquisito le delibere di finanziamento per la ricostruzione e per l’articolo 15. Dunque, dopo la Corte dei Conti, anche i magistrati penali hanno deciso di indagare sui metodi con i quali Michele Iorio ha utilizzato le centinaia di milioni di euro arrivati in Molise in seguito al terremoto dell’ottobre 2002.

di Daniela Fiorilli
da www.primonumero.it del 14 gennaio 2008

Dopo la Corte dei Conti, anche la magistratura penale ha deciso di “accendere un faro” sull’utilizzo delle centinaia di milioni di euro che sono piovuti sul Molise dopo il terremoto dell’ottobre 2002. La Procura di Larino ha infatti aperto recentemente un fascicolo di inchiesta sul modo con cui sono stati impiegati i “fondi sisma” e sulla distribuzione di denaro avvenuta in tutta la regione grazie all’ormai famoso articolo 15 con il quale l’allora presidente del Consiglio – Silvio Berlusconi – nominando Michele Iorio Commissario Straordinario per la ricostruzione affidò esclusivamente alle sua mani la gestione non soltanto dei soldi per le aree terremotate, ma anche quelli per una fantomatica “ripresa produttiva” di tutto il Molise.

Come primo atto dell’inchiesta, nei giorni scorsi il Procuratore Capo di Larino, Nicola Magrone, ha dato mandato alla Guardia di Finanza di acquisire tutta la documentazione relativa al sisma, e soprattutto di portare sulla sua scrivania i decreti di finanziamento con i quali il commissario Michele Iorio ha seminato i fondi destinati a San Giuliano di Puglia (e a qualche altro piccolo Comune della stessa zona danneggiato dalle scosse) ad altre zone della regione, e quelli con cui sono state finanziati tutti i 136 Comuni molisani, compresi quelli della Provincia di Isernia, grazie all’escamotage dell’articolo 15.

L’entità di tutti i fondi arrivati in Molise dopo il terremoto, ammonta a circa 500 milioni di euro (circa mille miliardi di lire). Si tratta di una cifra enorme che, come molti sanno, non è stata investita soltanto nelle opere di ricostruzione. Solo per fare qualche esempio: buona parte dei soldi gestiti col programma dell’articolo 15, e cioè per favorire una ripresa economica “in primo luogo delle zone terremotate” è stata invece dirottata sulla zona di Isernia per iniziative che hanno fatto e fanno ancora discutere, come la risistemazione dell’ex fornace di Cantalupo del Sannio (500 mila euro), o la creazione di un parco tecnologico dell’acqua a Isernia (600mila euro), o per la rete dei sentieri di Gildone (254 mila euro).

Quello che la Procura vuole verificare è se dietro questi finanziamenti vi siano non soltanto scelte politiche opinabili, ma anche reati. Del resto, in questa distribuzione a pioggia di denaro vi sono dei casi che suscitano molte perplessità. Come quello di Sant’Angelo del Pesco, paesino nell’estrema zona occidentale della Regione, di appena 416 anime, ma solida roccaforte del centrodestra. Questo piccolo centro, dimenticato da Dio ma non da Iorio, è distante 110 chilometri dall’epicentro del sisma del 2002 e infatti non ha riportato nessun danno. Eppure Sant’Angelo del Pesco ha goduto di tre finanziamenti in virtù dell’articolo 15, per la cifra complessiva di 815mila euro, finalizzati alla realizzazione di un centro di equitazione in campagna e la sistemazione del verde e dell’arredo urbano.

Uno dei motivi che sono a base dell’inchiesta della Procura sta anche nella definizione dell’entità del sisma. Già durante il processo per il crollo della scuola Jovine di San Giuliano, il procuratore Magrone ebbe modo di dire che, secondo il suo parere e secondo quello di molti esperti di sismologia, quello dell’ottobre del 2002 fu un terremoto assai limitato nei suoi effetti. Oltre a San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra, e dove oltre alla scuola crollarono alcuni altri edifici, solo nei paesi del cratere la scossa provocò danni visibili. Ma, per esempio, sulla costa vennero avvertiti solo lontani effetti che diedero il senso della paura che il terremoto può seminare, e nient’altro. Per non parlare di una larga parte della Provincia di Isernia dove la scossa non fu neppure avvertita.
Dunque, se il terremoto fu di limitata entità e i suoi effetti di limitata estensione, la Procura vuole capire perché i benefici dei finanziamenti arrivati proprio in seguito al terremoto sono stati estesi non soltanto a tutta la Provincia di Campobasso ma all’intera Regione.
Inutile nascondere che per i magistrati in questa vicenda possa essere ravvisabile un interesse più personale che collettivo anche perché in questa distribuzione di centinaia di milioni di euro vi sono molti conti che non tornano (nello specifico: per quanto riguarda l’articolo 15, ogni abitante della provincia di Isernia ha avuto 445 euro pro capite e quelli della zona di Campobasso che include il cratere solo 333mila).

Ma non basta. La Procura sta anche cercando di capire se tutti gli appalti sono stati affidati con procedure regolari e trasparenti. Una verifica sollecitata anche da alcune imprese che sono state tagliate fuori dalle opere di ricostruzione, le quali hanno anche segnalato come, per esempio, tra le aziende che si sono aggiudicate i lavori di ricostruzione nelle zone più colpite sette sono della provincia di Isernia e due fanno capo alla famiglia Patriciello.

Che qualcosa possa non quadrare nei conti dei “fondi sisma” e “dell’articolo 15” lo sospetta infine anche la Corte dei Conti. Come è noto, infatti, i magistrati che hanno il compito di verificare se il denaro pubblico viene speso in modo corretto hanno già aperto nello scorso autunno un fascicolo in merito.
Anche perché, nonostante il fatto che fino ad oggi siano stati spesi 380 milioni di euro e altri 300 milioni (come hanno convenuto lo stesso Iorio e il ministro Di Pietro il 10 gennaio) siano già disponibili per essere spesi, non ci sono abbastanza soldi per restituire allo Stato i contributi sospesi negli ultimi cinque anni. Tant’è che è stato chiesto al Governo di rimandare e se possibile cancellare il saldo del debito.

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