Siamo alle solite: con molta enfasi e altrettante incertezze linguistiche l’Imam (a nome di chi?) ci scrive una lettera di precisazioni sostenendo che l’articolo riguardante la Scuola di Musica di Larino pubblicato da primonumero.it è pieno di “calunnie”, falsità”, “menzogne”, tutte “facilmente smentibili”. Poi si arriva alla fine della lettera e si scopre che non è smentito un bel niente. Ma tant’è, l’importante è alzare un polverone infarcito di offese per provare a confondere le acque.
L’accordo di programma a cui fa riferimento la lettera (e il nostro articolo) è lì da vedere: parla in modo chiaro, esplicito, inequivocabile, di un contributo di 300 mila euro da elargire nell’arco di tre anni, 100 mila euro l’anno. La prima tranche è arrivata (100 mila euro, appunto), le altre arriveranno. E dunque, dove sta la falsità?
Si scrive che le ricevute presentate al Comune di Larino che certificano l’acquisto di prodotto alimentari presso il supermercato Conad fanno in realtà fanno riferimento a una “donazione” che la famiglia titolare dello stesso supermercato ha fatto all’associazione musicale. Ammettiamo che sia vero: ma perché allora una donazione finisce fra le carte presentate al Comune di Larino dalla Imam come ”informativa utile alla definizione del contributo”? Se era una donazione il fatto di aver presentato ugualmente le ricevute al Comune è un’aggravante, non un’attenuante.
Prendiamo atto che l’auto noleggiata per trasportare a Campobasso il delegato del ministro Bondi non era una Ferrari ma una Mercedes E 220. D’accordo sull’imprecisione, ma nella sostanza che differenza fa?
Tuttavia è un altro il punto che ci sta a cuore. Questo: l’iniziativa di allestire una Scuola di Musica a Larino è sicuramente una iniziativa meritoria, degna di attenzione, e nessuno pensa o insinua che i denari spesi per la crescita culturale di un territorio siano denari sprecati. Anzi. E del resto sono ugualmente meritorie le iniziative di chi, in altri luoghi del Molise, ha allestito scuole musicali con le stesse ambizioni.
Quello che fa la differenza, in questo caso, è che la Imam gode di contributi pubblici di cui gli altri non godono. E i contributi pubblici – sembra superfluo ricordarlo, ma il tono della lettera della Imam purtroppo lo rende necessario – non sono soldi gentilmente donati da questo o quel politico al cavalier Venditti perché ne faccia l’uso che ritiene più opportuno. I contributi pubblici sono denari dei cittadini, di tutti noi, affidati per il tramite delle amministrazioni pubbliche a qualcuno (in questo caso alla Imam) affinché il suo progetto possa essere realizzato. Ed essendo soldi dei cittadini, cioé di tutti noi, il loro utilizzo abbisogna del massimo della trasparenza, della chiarezza, e anche dell’oculatezza dovuta a chi maneggia denaro che non è proprio, ma della collettività. Cosa che non è avvenuta e non sta avvenendo nel caso della Imam. E’ tanto difficile da capire?
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