mercoledì 6 gennaio 2010

1982 La Banda dei Topi



Era l'estate di Paolo Rossi e Bearzot. Un culo così non lo dimenticherò mai. Bastava metterla in mezzo e Paolino Rossi ci metteva la fronte, lo stinco, la punta del piede ed era goal. L'Argentina di Videla, insieme alla CIA aveva soppresso una generazione alla ricerca della democrazia e del progresso, in Polonia i finanziamenti del Vaticano e della Nato aiutavano Lech Walesa a mettere in crisi le gerarchie sovietiche, Nelson Mandela era in carcere. La scala mobile in Italia, intanto, veniva pesantemente tagliata. Prove tecniche di globalizzazione.
Ma, oltre al tricolore, in quell'estate esposto su tutti i balconi, c'era tra via Einaudi e Via Trotta, il vessillo della Banda dei Topi piantato nel prato, tra erbacce, buste della munnezza, preservativi, assorbenti, giornali pornografici, bucce d'arancia, funghi bianchi grossi come palloni e calzini caduti per il vento chissà quando.
Delimitava il campo d'azione di ogni essere vivente al di sotto dei dodici anni che abitava nella zona. Il totem era un grosso topo, spesso rinsecchito e maleodorante, infilzato su una sorta di spiedo piantato per terra.
Era il campo di "caccia" di un gruppo di ragazzi che abitava tra quelle palazzine a mattoncini marroni, senz'ascensore. Figli di piccoli artigiani, di stradini dell'Anas e manovali: working class sannita, con pance incredibili e cirrosi epatiche già in atto.
La fionda e la cerbottana: come obiettivo l'abbattimento di passeri e lucertole, topi e qualche volta gatti. I cani no, quelli erano da rispettare. Erano consentite farfalle e blatte gigantesche. Al buio, alcune volte, anche giovani allievi carabinieri, che neri come corvacci nelle loro divise, a passo svelto, scendevano verso il centro per chiudersi nel cinema Modernissimo o per gustare il gelato in villa e tentare la fortuna con i "cannoncini" di Don Vittorio.
La Banda d'estate era pronta ad affrontare qualsiasi battaglia. Avevano amici in comune con quelli di San Giovannello. Avevano sentito, però, durante le discese domenicali in centro città, parlar bene anche di quelli di Via Tiberio. Durante la settimana provavano armi nuove. Il fuoco sempre acceso per fondere il piombo di grossi tubi rubati in qualche cantiere della zona ed usato come proiettile. Era difficile procurarsi pietre sferiche e le biglie di vetro costavano troppo e servivano, comunque, per giocare. Il piombo fondeva nel cucchiaio rubato in casa, legato stretto con il fil di ferro ad una vecchia mazza di scopa annerita, poi passava per una latta bucherellata ed il gioco era fatto: tanti piccoli pallini di piombo a costo zero.
Ingegnosi così solo i bambini dei quartieri popolari sanno essere.
Ma il momento più affascinante, comunque, era la mattina del Capodanno con i suoi botti. Raccoglievano infatti tutti i botti inesplosi: bisognava essere fortunati perché in genere passava lo spazzino e metteva tutto da parte. Bisognava sperare infatti che si fosse mortalmente ubriacato di vino rosso la sera prima. Solo dopo aver fatto piazza pulita di tutto quel ben di dio, un grosso falò accoglieva petardi di tutti tipi provenienti da venti palazzine almeno.
Si eccitavano e ridevano, guardando da lontano, ben nascosti. Esplodevano gli spari ed i botti di quell'arsenale, con i pompieri che accorrevano e le bestemmie urlate dalle finestre dei palazzi.
Oggi in Argentina c'è una nuova generazione che prova a rialzare la testa e che non chiede altro che lavorare ed essere pagata. I polacchi fanno ormai il bagno a Termoli e, in Italia, Berlusconi, Violante e Fini si sono divertiti a sovvertire la storia della Repubblica.
Francesco lavora come panettiere in un supermercato. Massimiliano prova a vendere macchine usate in una concessionaria. Michele viene e va dalla comunità, Giovanni ha aperto un negozietto in franchising, Mario se ne è andato con una siringa dentro un braccio. Antonio fa il poliziotto, come suo padre e suo fratello, a Santa Maria Capua Vetere, credo. Questa è stata la gloriosa storia della Banda dei Topi.

Tratto da "Dio c'è, no ce fa" Raccolta di racconti inediti di Maurizio Oriunno

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