mercoledì 5 settembre 2007
GUERRE MASTELLARI
di Rita Pennarola
La Voce della Campania
Settembre 2007
Ci sono dentro fino al collo alcuni vip mastelliani purosangue nell’Operazione Chernobyl, la durissima inchiesta condotta dal pm Donato Ceglie che ha messo a nudo l’allucinante realtà di una Campania ridotta a sversatoio di scorie tossiche con giri d’affari da milioni di euro l’anno. Ecco tutte le grane politiche per il ministro, con particolari e personaggi inediti della vicenda.
Quattro notti e più di luna piena... di guai giudiziari. E’ andata così, l’edizione 2007 dell’ormai famosa kermesse beneventana promossa da lady Sandra Lonardo, consorte del ministro della giustizia Clemente Mastella. Proprio nei giorni caldi di inizio luglio, quando il capoluogo sannita si accinge a diventare teatro della manifestazione artistica attesa tutto l’anno e da sempre destinata ad esaltare i fasti della Ceppaloni dinasty, scoppia come un fulmine a ciel sereno l’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul traffico di rifiuti tossici, che vede sotto accusa personaggi di stretta osservanza mastelliana.
A giugno Iside Nova, l’associazione organizzatrice dell’evento presieduta da Elio Mastella, secondogenito del guardasigilli, mette in moto la macchina della comunicazione per annunciare il programma della rassegna. Sono le stesse settimane in cui negli uffici giudiziari sammaritani il pubblico ministero Donato Ceglie, attraverso l’ “Operazione Chernobyl”, ricostruisce gli ultimi tasselli di quel mosaico accusatorio che il 4 luglio porterà dietro le sbarre 38 persone, fra cui i ceppalonesi Giustino Tranfa e Ferdinando Mattioli. Tre giorni dopo altra rivoluzione al comune di Ceppaloni: l’ingegner Concettina Tranfa, per quattro anni storico braccio destro del primo cittadino Clemente Mastella (il quale non ha mai voluto lasciare la poltrona più alta del comune natio), si dimette dalla carica di vicesindaco (pur conservando le deleghe a Bilancio e finanze). Colpa delle pesantissime accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di suo fratello Giustino Tranfa, ritenuto responsabile, di fatto, di quella Fra.Ma. sas che sarebbe stata fra le protagoniste del nei corsi d’acqua e nella rete fognaria di mezza Campania - dal Sannio al Salernitano al Casertano - e di parte del Foggiano. Una «piovra tentacolare», sottolinea il magistrato, che addirittura con «barbaro, criminale compiacimento», realizzava profitti da milioni di euro riversando nell’ambiente senza alcun trattamento tonnellate di sostanze altamente cancerogene spacciate per compost (un fertilizzante ricavato dai rifiuti organici dopo appropriate lavorazioni, che qui invece risultavano inesistenti), fra cui perfino liquami derivanti dalle fosse settiche delle navi in transito nel Porto di Napoli o materiali tossici di risulta degli ospedali. Pagine e pagine di intercettazioni telefoniche, verifiche incrociate, blitz del Noe (il nucleo operativo ecologico delle forze dell’ordine) per arrivare alla «conferma del fatto che la Sorieco (altra impresa inquisita, con sede in provincia di Avellino, ndr) e la Fra.Ma (la ditta facente capo al ceppalonese Tranfa, ndr) non producessero compost, bensì procedessero alla famelica ricerca di terreni agricoli sui quali scaricare i rifiuti speciali», che il contadino accettava in cambio di un prezzo pari a circa 600 euro a “viaggio”. Di qui la morsa stringente delle accuse - dal traffico illecito di rifiuti speciali all’associazione per delinquere, fino al disastro doloso ambientale - che porta in manette Tranfa («effettuava lui stesso trasporti di rifiuti con automezzi non iscritti all’Albo gestori ambientali»), Mattioli ed un terzo ceppalonese, il 28enne Amabile Pancione, che secondo l’accusa si preoccupava di dirigere le operazioni di smaltimento illecito, reperire nuovi terreni e di fungere da vedetta.
In seguito alle dimissioni della Tranfa, cui è subentrato l’omonimo Carmine Tranfa (ma non si escludono parentele, in un paese di appena tremila anime), il comune di Ceppaloni ha annunciato che si costituirà parte civile contro gli “inquinatori”: una mossa destinata a gettare acqua sul fuoco di proteste dei comitati civici spontanei, alimentata dal j’accuse di Pasquale Viespoli, parlamentare sannita di An e membro della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Gli indagati, la maggior parte dei quali scarcerati alcuni giorni dopo, respingono intanto tutte le accuse, ma l’inchiesta giudiziaria - qualunque sarà il suo esito - permette già di accendere i riflettori sul tandem imprenditoriale Mattioli-Tranfa, finora intento a metter su fatturati di tutto rispetto per opere “di protezione ambientale” a suon di commesse pubbliche.
L’autentico core business dei due non è solo la Fra.Ma. sas (in cui la Procura identifica Tranfa come deus ex machina, ma dove socio accomandante di Mattioli è il beneventano Fabio Turilli, 36 anni): è soprattutto la srl Socedim, impresa edile da 100 mila euro di capitale sociale che vede Giustino Tranfa con la quasi totalità delle quote e Ferdinando Mattioli socio di minoranza. A dicembre 2005 la Socedim - che ha sede a Benevento in via Stazione 54, stesso indirizzo della Fra.Ma. sotto accusa - si è aggiudicata l’appalto da 1 milione e 615 mila euro indetto dall’Arpa Campania (l’agenzia regionale di protezione ambiente) per la ristrutturazione e l’adeguamento funzionale del Dipartimento provinciale, del Dipartimento tecnico e dell’unità territoriale Arpac di Benevento, guidata in quel periodo da Fausto Pepe, attuale sindaco di Benevento e mastelliano di lungo corso. A firmare l’atto, il direttore amministrativo Arpac Francesco Polizio, una vita da dominus incontrastato della Dc a Casoria ed un presente, manco a dirlo, da fedelissimo dell’Udeur. Colpo grosso, insomma, per la Socedim, un’impresa che fino ad allora si era data soprattutto da fare per realizzare opere edili nell’area Pip di Ceppaloni, in zona Valle del Sabato. Lo stesso territorio che oggi è accusata di avere inondato con liquami killer.
Il nome del duo Tranfa-Mattioli ricorre nell’inchiesta del pubblico ministero Donato Ceglie. Anche nell’altra società che li vede insieme come soci, la C. G. srl, la parte del leone spetta al primo, mentre Mattioli, 49 anni, originario di Gricignano d’Aversa, su un capitale sociale di circa 16 mila euro ne detiene appena 833. Ma sono ancora altre, le creature societarie che fanno capo al quarantenne imprenditore ceppalonese Giustino “Nino” Tranfa. Si parte nel 1995 con la Emilio Tranfa, srl da 220 milioni di vecchie lire in dote, un’impresa di famiglia della quale nel ’96 Giustino acquisisce l’intero pacchetto. Fra 2000 e 2001 mette a segno la partecipazione in Star Sud srl e nella Tranfa Costruzioni: socio unico di Giustino è stavolta sua sorella, la trentaduenne Loredana Tranfa. Il nome della dinamica imprenditrice spiccava già un paio d’anni fa nel direttivo dell’associazione di casa Mastella, Iside Nova.
Nel 2006 - forse sull’onda dell’euforia per l’appalto milionario aggiudicato alla Socedim - nel piccolo impero societario di Tranfa arrivano altre tre nuove sigle: Socedim Ambiente, Aurora srl e la stessa C. G. srl che lo vede gemellato a Mattioli. A fronte di un’estate ricca di trionfi come quella del 2006, quando l’esecutivo Prodi in pompa magna venne a Ceppaloni per le nozze dell’anno fra il primogenito Pellegrino Mastella e la bella Alessia Camilleri, l’estate 2007 sta creando insomma un bel po’ di grattacapi al ministro della giustizia, cui oggi l’inchiesta della Procura sammaritana sul «diabolico piano» di Tranfa, Mattioli & C. potrebbe riservare ancora sgradite sorprese.
«E dire - commentano in ambienti politici sanniti - che se c’è una coppia particolarmente attenta all’ambiente, è proprio quella di Clemente Mastella e Sandrina Lonardo». Un punto sul quale non ci sono dubbi, soprattutto in Campania, dove la signora Mastella presiede il Consiglio regionale. A parte i militanti Udeur incontrati nelle fila dell’Arpac, infatti, altri seguaci del Campanile mastelliano sono l’assessore regionale all’Ambiente, Luigi Nocera, ed il presidente dell’Asìa (l’azienda di igiene urbana) a Benevento, Pietro Lonardo. Cugino di Sandra Mastella, Lonardo ha lasciato ad aprile di quest’anno il vertice dell’Istituto autonomo case popolari di Benevento avendo assunto la presidenza dell’Asìa «dove - promette ribattendo alle accuse degli avversari di AN, che lo avevano definito lo “Schwarzenegger di casa nostra” - mi impegno ad essere il “terminator” dei rifiuti solidi urbani». Quanto a difesa strenua della natura non sono da meno i Tranfa. Basti pensare al ruolo svolto dall’ingegner Giuseppe Catalano, consorte del vicesindaco dimissionario Concettina Tranfa: siede in quota Udeur nell’organigramma della commissione regionale di alta vigilanza sull’ambiente.
UN FERRARO NEL MOTORE
Dulcis in fundo lui, il consigliere regionale di Casal di Principe Nicola Ferraro, altro personaggio cui sta tanto a cuore la tutela dell’ambiente. Dopo una vita trascorsa in Forza Italia (lo zio, Pietropaolo Ferraiuolo, è stato vicepresidente del Consiglio regionale campano nelle fila dei berlusconiani), nel 2006 Ferraro si scopre un animo mastelliano e si fa eleggere a Palazzo Santa Lucia con ben 13 mila preferenze all’ombra del Campanile. Ottimi i rapporti anche con Lady Sandra, immortalata al ristorante “La Bruschetta” di Pignataro Maggiore a benedire, insieme a Ferraro, la lista civica “Uniti per Bellona”, «tra una folla festante che è accorsa sul posto per incontrare le eminenti figure politiche centriste», riportano le cronache locali. Nominato dai vertici del partito segretario provinciale dei Popolari Udeur nel Casertano, anche Ferraro vanta, proprio come i Tranfa, una consistente esperienza nel settore dei rifiuti. Magari un po’ turbolenta... Ecco come lo descrive Roberto Saviano sull’Espresso: «altro personaggio fondamentale per capire lo spostamento al centrosinistra dell’imprenditoria legata al mondo dei rifiuti è Nicola Ferraro, punta di diamante dell’Udeur. Ferraro è il soggetto a cui fu negata la certificazione antimafia dalla Prefettura. La prefettura di Caserta scrisse: “Sussistono le cause interdettive previste dalla normativa antimafia”». Imparentato col famigerato Sandokan Francesco Schiavone (il boss al centro di connection camorristico-massoniche proprio sui traffici di rifiuti), Ferraro è oggi presidente della Commissione permanente della Regione Campania: un organismo di alta vigilanza sulla trasparenza dell’Ente.
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