L'amore soffocato dall'ideologia: la storia di Sergio Segio e Susanna Ronconi, interpretata da Giovanna Mezzogiorno e Riccardo Scamarcio
Ivan Cotroneo possiede un grande dono. Quello di saper interloquire con le giovani generazioni con estrema naturalezza e leggerezza, utilizzando un linguaggio composto ma mai formale. In questa veste lo incontro a Campobasso dove tiene un laboratorio di sceneggiatura cinematografica e televisiva, ospite dell’Unione Lettori Italiani, per parlare di una delle sue tante fatiche creative, curata insieme a Fidel Signorile e Sandro Petraglia, portata in questi giorni nelle sale cinematografiche e che durante i giorni della presentazione è stato oggetto di discussioni e tensioni che hanno attraversato anche il panorama politico italiano. I fatti narrati nella pellicola appartengono ad un episodio degli anni di piombo, attraverso il quale viene ripercorsa la brutalità di quella stagione italiana.
La pellicola è “La prima linea”, opera del regista Bruno De Maria, con Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno e prodotto da Andrea Occhipinti. Liberamente ispirato al libro di Sergio Segio “Miccia corta”, il film racconta la storia d’amore e di morte tra Sergio Segio e Susanna Ronconi, membri dell’organizzazione Prima Linea che dal 1976 al 1981 si rese responsabile di numerosi omicidi di stampo politico.
“3 gennaio 1982. Sergio è a Venezia, dove ha messo insieme un gruppo per attaccare il carcere di Rovigo e far evadere quattro detenute tra le quali Susanna, la donna che ama e con cui ha condiviso idee e scelte politiche. Mentre il gruppo si avvicina al carcere, Sergio ricorda gli inizi della clandestinità, il passaggio alle armi e l'incontro con Susanna. Intanto la giornata del 3 gennaio volge al culmine: il gruppo è arrivato a Rovigo, all'interno del carcere Susanna e le altre attendono l'ora fissata. Un'esplosione fa saltare in aria il muro di cinta e comincia l'assalto. Susanna e Sergio si ritrovano, l'evasione è riuscita, ma non tutto andrà come previsto.”
Con Ivan cominciamo a ragionare sulle polemiche e sugli attacchi preventivi, ogni qualvolta in Italia è stato realizzato un film sugli anni di piombo, nonostante siano passati ormai quasi trent’anni da quei fatti.
“In Italia abbiamo vissuto una stagione terribile come quella del terrorismo; è stato terribile quello che abbiamo vissuto come paese ma anche quello che è accaduto dopo, nei confronti dei parenti delle stesse vittime, anche da parte dello Stato. Ogni qualvolta capita l’occasione di riflettere o si sente la necessità di riflettere su quel periodo, è come se tutto tornasse immediatamente a galla. Forse questo è il motivo, oltre alla difficoltà di raccontare un momento così importante per la nostra storia, per cui di questo tipo di film ce ne sono pochi in Italia, se non riferibili ai fatti accaduti intorno al caso Moro. Con La Prima Linea abbiamo tentato di raccontare una delle storie possibili di quella stagione della storia italiana e di raccontarlo da un punto di vista altro, terzo, che non fosse né il punto di vista delle vittime né quello dei carnefici. Abbiamo voluto raccontare una storia interna al gruppo dei carnefici attraverso il quale mostrare la follia e la disumanità che prese un gruppo di giovani, che hanno imbracciato le armi e con quelle hanno creduto di portare avanti un sogno, negando con quel comportamento, innanzitutto a loro stessi, la grandezza e la nobiltà di quel sogno.”
I protagonisti del film sono poco più che ventenni ma maneggiano armi da guerra, vivono in clandestinità, ammazzano e rapinano quando serve. Gli stessi ventenni che oggi Cotroneo incontra durante le sue lezioni nelle università e durante gli incontri ed i convegni in giro per l’Italia. Un Italia che è cambiata.
“E’ stato sconvolgente pensare, mentre lavoravano a La Prima Linea, che ragazzi così giovani come Sergio Segio, all’epoca si fossero resi responsabili di quella serie di omicidi. Devo dire che, per fortuna, erano isolati. Quella follia, e si vede bene nel film, li ha completamente isolati dall’opinione pubblica. Il paese è sceso in piazza quando assassinarono il giudice Alessandrini per protestare contro l’orrore di questo gesto. E’ difficile fare un paragone. Penso che i terroristi, attraverso l’uso delle armi, hanno perso sia la lotta che stavano conducendo sia l’appoggio da parte del paese. Mi è difficile dire di quanto siano diversi i giovani universitari degli anni settanta da quelli di oggi.”
Per la realizzazione di una sceneggiatura come quella de La Prima Linea è stato necessario dotarsi di numerose fonti bibliografiche ma anche di testimonianze orali da parte dei diretti protagonisti di quei fatti. Segio, dopo aver scontato la sua condanna a 22 anni, lavora al recupero dei soggetti svantaggiati della società collaborando con Don Ciotti; Susanna Ronconi condannata anch’essa a 22 anni di reclusione, si dissocia, ottenendo nel 1989 il primo permesso premio e nel 1991 prima il lavoro all'esterno e poi la semilibertà. Nel 1998 ha finito di scontare la pena, ridotta dai benefici di legge.
Ivan Cotroneo ha incontrato entrambi. “Il lavoro parte dal libro di Sergio Segio ‘Miccia Corta’: abbiamo voluto incontrare entrambi prima di scrivere la sceneggiatura per avere alcuni chiarimenti su alcuni passaggi del libro e anche su alcuni episodi della sua vita. Abbiamo cercato anche di capire quest’amore che li legava e che costituisce anche l’architettura del film. Un amore completamente soffocato, travolto, reso impossibile dall’ideologia e dal fanatismo. Ci hanno raccontato dello loro vita, di due persone che negando l’umanità agli altri, negavano innanzitutto a se stessi l’umanità. Una storia in cui i gesti e gli atti d’amore, come noi comunemente intendiamo, erano completamente soffocati.”
Conosci la loro reazione al film? C’è stato un commento da parte loro?
“Sergio ha espresso delle posizioni pubbliche, scrivendo nella nuova prefazione alla ristampa del suo libro, che non si sente rappresentato dal film. Noi non abbiamo mai inteso rappresentare le ragioni e le motivazioni di Segio con il film. Non mi sorprende questa sua reazione, così come quella dei parenti delle vittime di cui rispetto il dolore e condivido il punto di vista. Noi però abbiamo scelto di scrivere questo film in libertà e di raccontare questo punto di vista come persone non coinvolte in nessun senso.”
C’è bisogno, a questo punto, di mettere in campo una pacificazione totale del nostro paese rispetto a quegli anni?
“Penso di si. Questo vale per i fatti di terrorismo per i quali queste persone sono state arrestate e condannate e dunque hanno pagato per quei crimini ma anche per tutta la stagione dello stragismo per la quale non sono stati individuati i responsabili e che lasciano una ferita aperta nel nostro paese. Io credo che queste ferite abbiano minato la nostra fiducia che abbiamo nello Stato: mi piacerebbe che il segreto di stato su quelle stragi venisse tolto e che potessimo dare un corpo ed un volto ai colpevoli, come lo abbiamo dato ad altri nella nostra storia.”
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