mercoledì 14 ottobre 2009
Rassegna stampa
Liberta’ di stampa in salsa molisana: soldi solo ai giornali amici
da www.primonumero.it
La Regione stanzia 300mila euro di aiuti (soldi pubblici) alla carta stampata in nome del pluralismo dell’informazione. Ma la legge che regola la distribuzione dei soldi favorisce soltanto gli organi di stampa fedeli alla linea del Governatore Iorio. Un premio che allo stesso tempo lega anche per il futuro buona parte dei giornali locali alla volontà del potere politico.
In tempi in cui tanto si parla, in Italia, di libertà di stampa, la Regione Molise è riuscita a dare un fulgido esempio di come il potere costituito nel nostro Paese interpreti il concetto di libertà di stampa e di pluralismo dell’informazione. Ovvero: favori e soldi ai giornali amici, a tutti gli altri niente. Favori – è il caso di sottolinearlo – elargiti con i soldi dei cittadini e finalizzati a creare un circuito propagandistico dai contorni nitidi: “io ti do del denaro perché tu possa sopravvivere, tu in cambio devi parlare bene di me”.
Questa strampalata interpretazione del concetto di “libertà di informazione” è inequivocabilmente sintetizzata nella legge n. 76 approvata lunedì 12 ottobre dal Consiglio Regionale del Molise. Una legge che ha avuto un parto faticoso e travagliato ma che alla fine ha raggiunto lo scopo prefissato: prendere 300 mila euro dalle tasche dei contribuenti e regalarli a quegli organi di informazione disposti a rendere ancora più accentuata la loro opera di fiancheggiamento al Governatore del Molise e ai suoi assessori, indipendentemente dal fatto che quegli stessi organi di informazione siano in regola o meno con la normativa sui contratti di lavoro e gli obblighi previdenziali spettanti alle aziende editoriali. La Legge (secondo alcuni a forte rischio di incostituzionalità) si chiama così: “Misure urgenti a sostegno degli editori molisani operanti nel settore della carta stampata”.
Una legge che ha un iter particolare, la cui ricostruzione tuttavia aiuta a capirne il significato e lo scopo. La proposta di Legge n. 76 viene partorita negli ultimi mesi del 2007, un periodo particolare per la stampa molisana, segnato dalla grande diffusione di internet e quindi dei siti di informazione locale online. I giornali telematici, avendo costi di gran lunga inferiori alla carta e forse anche giornalisti più motivati nel difendere la propria autonomia, possono finalmente sperimentare la “libertà” dell’informazione rispetto al potere politico. Dopo molti anni di silenzi compiacenti e censure servili, molte notizie poco edificanti per gli amministratori (a qualunque colore appartengano) escono dalla clandestinità delle discussioni da bar e spesso trovano grande eco sugli organi di formazione nazionale: vedi le inchieste sull’utilizzo dei fondi per il terremoto, sulla cause del disastro sanitario, gli approfondimenti sulle indagini giudiziarie che coinvolgono importanti esponenti politici.
Ma in quello stesso periodo accade anche qualcos’altro: dopo anni e anni di incondizionato e servile appoggio a Michele Iorio, l’editore di “Nuovo Molise” (Giuseppe Ciarrapico, parlamentare del Pdl ma prima di tutto fascista dichiarato) per ragioni tutt’ora poco chiare decide di ingaggiare una guerra fratricida all’interno del centrodestra e di voltare le spalle al Governatore ordinando ai suoi giornalisti di attaccare – appena ce n’è occasione, ma talvolta anche quando l’occasione non c’è – il presidente della Giunta e tutti i suoi assessori più fedeli. Niente di così “eversivo”, a differenza di ciò che qualcuno vuol far credere, a meno che non si voglia pensare che il ruolo della stampa qui da noi debba essere quello di fare da megafono alle iniziative dei potenti o – nella “migliore” delle eventualità – di essere un semplice contenitore a disposizione delle diverse opinioni senza però poter mai entrare nel merito delle opinioni stesse.
Per Iorio – va detto - l’impossibilità di controllare l’informazione on-line, ma soprattutto quella specie di rivolta di “Nuovo Molise”- che con le sue duemila copie vendute è il giornale cartaceo più diffuso in regione - sono un brutto colpo, abituato com’è a ricevere nient’altro che consensi dalla carta stampata regionale e dalle tv locali che si producono in costanti esaltazioni della sua figura e in altrettanto costanti omissioni di notizie poco gradite a lui e al suo staff.
Per ovviare a una situazione del tutto inedita, il Governatore decide di affidarsi alla benevolenza degli altri quotidiani presenti in Regione in modo da controbilanciare le invettive di “Nuovo Molise”. Con un problema non da poco: gli altri quotidiani navigano in pessime acque, vendono poche centinaia di copie, hanno un impatto decisamente minore rispetto a quello del giornale di Ciarrapico, in taluni casi vivacchiano usufruendo del lavoro di collaboratori pagati in nero, spesso non pagati del tutto, e ridotti a trarre qualche boccata di ossigeno dalla pubblicità istituzionale (quella, per essere chiari, fatta da Enti Pubblici).
L’attenzione di Iorio si concentra, in particolare, su “Il Quotidiano del Molise”, nato sul finire degli anni 90 e inizialmente caratterizzato da una informazione equidistante dagli schieramenti politici. Ben presto però l’editore de “Il Quotidiano del Molise” deve fare i conti con una crisi del settore ulteriormente accentuata dal fatto che da noi i lettori di giornali di carta sono pochissimi, ben al di sotto della media nazionale. Del resto con mille copie vendute giornalmente – sì e no – su tutto il territorio regionale è difficile sopravvivere, specie se la curva delle vendite è in continua discesa anche a causa di una diffusione dell’informazione online sempre più massiccia (tanto per fare un esempio che ci riguarda e quindi conosciamo bene: Primonumero.it, sottoposto a un sistema di verifica dati affidata all’imparzialità di Google, ha una media di oltre 14 mila visite giornaliere) che rende spesso inutile – per chi si vuole informare - la lettura dei quotidiani venduti in edicola.
Inoltre, sempre in quel periodo, “Il Quotidiano del Molise” ha un’altra gatta da pelare: le sanzioni (centinaia di migliaia di euro) dell’Istituto Previdenziale dei Giornalisti (Inpgi) dovute al mancato pagamento dei contributi ai giornalisti del quotidiano e al loro mancato inquadramento professionale. Ovvio, quindi, che Iorio non può contare troppo su un giornale che naviga in cattive acque e che, anche per questo, fatica a tenere testa a “Nuovo Molise” ormai sempre più schierato aprioristicamente contro la Giunta regionale. Ed ecco allora l’idea di fare una legge ad hoc per provare a risollevare le sorti de “Il Quotidiano del Molise”.
Il primo testo di legge, partorito nel dicembre del 2007, è un capolavoro di ingegneria legislativa finalizzato a mettere soldi pubblici solo nelle casse de “Il Quotidiano del Molise”. Si usano argomenti pomposi e altisonanti quali “contribuire a promuovere e garantire il pluralismo e la libertà di informazione”; o ancora “favorire una diffusa e capillare conoscenza della realtà sociale e culturale del territorio regionale”; per giungere addirittura alla nobile intenzione di “stimolare la qualificazione e l’efficienza delle imprese regionali e locali dell’informazione”.
Dietro tanto sussiego poetico la realtà è molto più prosaica: i 9 articoli della legge prevedono di dare un “contributo urgente” ai quotidiani locali quantificato inizialmente in mezzo milione di euro. Ma attenzione: non a tutti i quotidiani locali. Sono esclusi quelli che hanno la sede legale fuori regione (per esempio “Il Tempo” che è un giornale di Roma e che dedica solo qualche pagina all’informazione molisana, e “Nuovo Molise” la cui sede legale è in Ciociaria), quelli che già ricevono altri contributi dallo Stato (ancora “Nuovo Molise” a cui ogni anno il Governo elargisce un paio di milioni di euro), quelli che hanno iniziato la loro attività negli ultimi cinque anni (“Primo Piano Molise” che ha appena tre anni di vita), e quelli che vengono distribuiti gratuitamente (“La Gazzetta del Molise”). Insomma, rimane sul campo un solo giornale: “Il Quotidiano del Molise”, l’unico ad avere i requisiti richiesti, l’unico quindi che potrà beneficiare di 400 mila euro visto che la legge stabilisce che l’80 per cento dei contributi previsti vada ai quotidiani e il rimanente 20 per cento (una foglia di fico) alla stampa periodica (settimanali, mensili, semestrali).
Il fatto curioso – uno dei tanti - è che nella legge non si fa alcun cenno al fatto che le aziende da finanziare debbano essere in regola con le norme dell’inquadramento professionale. Poco importa, insomma, se sono imprese che non pagano i contributi ai loro giornalisti, o se non hanno neppure un dipendente regolarmente assunto.
Altri fatti curiosi, comunque, inducono Iorio a un ripensamento quasi immediato. Perché, è sotto gli occhi di tutti, per fare una legge che favorisce uno solo la Regione rischia di scontentare tutti gli altri, compreso “Il Tempo” e “Primo Piano Molise”, due giornali che in realtà con Iorio sono da sempre molto accondiscendenti (“Il Tempo”) o comunque non ostili (“Primo Piano Molise”). Il pericolo, insomma, è che scegliendo di favorire un solo alleato se ne perdano per strada altri due.
Inoltre il testo originario della Legge prevede anche che i giornali in questione – per avere diritto al contributo – dimostrino di stampare quotidianamente almeno duemila copie. Una disattenzione dell’estensore del testo visto che in Molise, a parte il giornale di Ciarrapico, tutti gli altri fogli di informazione sono ben lontani da quel numero di copie stampate.
Così la legge viene congelata per qualche mese. Non è un tempo che passa invano. Infatti i giornali che aspirano alla “spartizione della torta” si avvicinano ancora di più – ammesso che sia possibile – alla linea politica dettata dalla Regione, si esibiscono in ripetute omissioni di notizie che riguardano – per esempio – i coinvolgimenti del Governatore o dei suoi assessori in complicate vicende giudiziarie, prendono apertamente posizione contro gli attacchi di “Nuovo Molise” alla Giunta.
Un atteggiamento che deve essere premiato. Infatti a fine del 2008 viene ripresentato un nuovo testo. Le inutili pomposità teoriche rimangono le stesse: vengono però modificati alcuni dettagli essenziali. Primo fra tutti: per accedere ai contributi non è più necessario stampare duemila copie al giorno, ma ne bastano mille (e sia “Il Quotidiano del Molise” che “Primo Piano Molise” viaggiano intorno a quella cifra), inoltre "l’anzianità di servizio" richiesta non è più di cinque anni, ma di tre anni soltanto (cosa che fa ufficialmente rientrare nella schiera dei beneficiari anche “Primo Piano Molise”).
I malumori, comunque, non si esauriscono lo stesso. “Il Tempo”ancora tagliato fuori continua a non voler fare – al pari di “Nuovo Molise” – la parte di Calimero. E anche l’editore del sedicente giornale satirico a diffusione gratuita (“La Gazzetta del Molise”) cerca in ogni modo di rientrare nel novero dei prediletti regalando ogni giorno parole di estatica ammirazione al Governatore.
Inoltre sia l’Ordine dei Giornalisti che l’Assostampa, il sindacato dei giornalisti, provano a dire la loro sostenendo che – se contributi all’editoria ci devono essere – essi non possono essere distribuiti così, un tanto al chilo, ma per lo meno finalizzati a favorire l’inquadramento professionale dei giornalisti nelle rispettive redazioni.
Non sono scogli facili da superare. Infatti passa quasi un altro anno di ripensamenti. Ma il tempo stringe, perché gli attacchi di “Nuovo Molise” alla Giunta Regionale si fanno sempre più veementi e violenti, e il “Quotidiano del Molise” si ritrova a navigare in acque sempre più agitate e pericolose, non in grado quindi di rintuzzare i colpi del foglio di Ciarrapico: gli stipendi arretrati si accumulano, e molti cronisti, compresi quelli ‘storici’, abbandonano la nave. Così si decide di dare un’accelerata all’iter della Legge anche se questo comporta una riduzione del tetto di spessa da 500 mila euro a 300 mila. Il tutto avviene con le tipiche modalità molisane.
Innanzitutto i rilievi dell’Ordine dei Giornalisti vengono accantonati con una promessa di quelle destinate a fare epoca (cioè a rimanere soltanto una promessa): Iorio assicura che dopo queste “misure urgenti” verrà fatta e approvata una nuova legge che regolerà tutto il settore, che i contributi saranno elargiti anche ad altri tipi di organi di stampa (compresi quelli online attraverso cui ormai passa la gran quantità dell’informazione locale) e che alle aziende verrà imposto di regolarizzare i propri dipendenti che oggi invece in molti casi continuano a lavorare in nero e senza alcuna garanzia.
Anche le perorazioni de “La Gazzetta del Molise” vengono respinte. O meglio, trovano un grande sponsor in un consigliere della maggioranza di centrodestra, ma alla fine pure Iorio capisce che dare soldi a un quotidiano gratuito registrato come “giornale satirico” sarebbe davvero troppo.
Rimane da accontentare “Il Tempo” anche se si tratta di un giornale che non ha nessuno dei requisiti richiesti. Ha sede in un’altra regione (il Lazio), beneficia di contributi statali, e non ha una diffusione giornaliera di mille copie in regione. Però, insomma, perché rischiare di trasformare un amico in un nemico?
E allora, ecco l’escamotage dell’ultima ora. La Legge n.76 viene modificata in dirittura d’arrivo estendendo la possibilità di accedere ai contributi anche a quei giornali che pur essendo di fuori regione dedicano spazio al Molise con una edizione locale. A un patto però: che queste edizioni locali abbiano almeno venti anni di vita. Perché proprio vent’anni? Perché in questo modo “Il Tempo” rientra nel gruppo di quelli che hanno diritto al finanziamento, mentre invece “Nuovo Molise” – che ha meno di vent’anni di vita – rimane ancora tagliato fuori.
Ovviamente l’intenzione iniziale, favorire esclusivamente il "Quotidiano del Molise", non può essere abbandonata del tutto. E allora, sul filo di lana, viene proposto e approvato un ulteriore emendamento che istituisce una “graduatoria di merito” fra i quotidiani con una diversa distribuzione di fondi, in modo tale che al "Quotidiano" vada la fetta più grossa (poco meno di 150mila euro, in pratica la metà del finanziamento complessivo) e il resto ai beneficiati dell’ultima ora.
La sintesi è sotto gli occhi di tutti: soldi a giornali amici, in modo da garantirsi una fedeltà eterna. Neppure un centesimo invece al nemico. Nemico, sarà il caso di precisarlo, non del centrodestra in generale, ma del gruppo politico che guida la Regione.
La Legge è stata discussa in aula lunedì, in fretta e furia. La maggioranza di centrodestra ha votato a favore, ma non senza mal di pancia. I consiglieri più vicini a Patriciello che a Iorio (e Patriciello, si sa, è in ottimi rapporti con Ciarrapico) hanno provato a proporre qualche emendamento, ma sono stati bocciati.
Bocciatissimi i consiglieri della minoranza. I quali per due anni hanno coltivato l’illusione di poter scendere a patti con il centrodestra chiedendo di accantonare questa legge “ad personam” per mettere mano a una legge di più ampio respiro rivolta a tutto il settore dell’informazione (compreso quello via internet) e soprattutto in grado di portare benefici più ai giornalisti che non agli editori,. Poi, accortisi finalmente che le intenzioni del Governatore erano bel altre, si sono limitati alla sola cosa che, una volta rinunciato alla battaglia, si può fare: esprimere un voto contrario. Un voto inutile per impedire che ai molisani vengano spillati altri 300 mila euro per una cosa che – stando alla diffusione dei giornali locali – a loro neppure interessa.
Interessa molto invece a chi questa legge l’ha fortemente voluta. Non a caso – ed è l’incredibile chicca finale – il testo delle legge dimostra che non si tratta di una semplice regalia a compensazione della fedeltà passata, ma anche e soprattutto una polizza di assicurativa sulla fedeltà e l’accondiscendenza degli organi di stampa per i mesi e gli anni futuri. Come? Un articolo della legge n. 76 attribuisce al Presidente della regione la facoltà di espellere dalla lista di coloro che hanno diritto ai contributi qualsiasi impresa editoriale in qualsiasi momento. E’ sufficiente che la sua decisione sia motivata per iscritto. E di motivazioni con cui tenere sotto scacco i giornali amici il Presidente ne ha a disposizione a decine. (mv)
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