Cosentino accusa Narducci: "Andò ad un convegno Ds" di Ottavio Lucarelli
Berlusconi e Cosentino «È un regalo fatto alle mafie, perché i beni confiscati li potrebbero ricomprare solo i camorristi. E questo sarebbe solo un altro modo per riciclare danaro sporco».
«La mia è una storia trasparente. Le cose che ho fatto sono sotto gli occhi di tutti». Non si arrende Nicola Cosentino. Tutt´altro. Domani mattina il sottosegretario all´Economia sarà ascoltato a Montecitorio dalla Giunta per le autorizzazioni, dove è depositata da otto giorni la richiesta di arresto della Procura di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, ma intanto la sua strategia l´ha ampiamente anticipata ieri sera ospite di Bruno Vespa a "Porta a porta". Una strategia tutta d´attacco disegnata già nei giorni scorsi durante le telefonate e poi nel colloquio con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli.
Tutta d´attacco. A partire da uno dei due pm titolari dell´inchiesta che lui definisce il suo "angelo custode". Cosentino mostra un volantino. E accusa: «Giuseppe Narducci partecipava a manifestazioni politiche con Marco Travaglio». Un volantino di due anni fa su un convegno dei Ds "da Calciopoli a Vallettopoli" a Bojano in provincia di Campobasso.
Accusa che ha spinto l´eurodeputato napoletano Idv Luigi De Magistris, uno degli ospiti di Vespa, a ribattere: «I titolari dell´inchiesta che la riguarda sono magistrati di altissima, preparazione, competenza e onestà. Si dimetta da sottosegretario. Le accuse riportate contro di lei secondo me non le consentono di ricoprire il suo incarico di governo».
Un´autodifesa tutta all´offensiva. «Ho appreso dal Televideo - ha spiegato in tivù il leader campano del centrodestra - l´ordinanza dei giudici. Il mio è un esempio di come funziona la giustizia in Italia e di come funziona il rapporto tra politica e giustizia. Tutta una porcata. Apprendo di essere oggetto di indagine da L´espresso un anno e mezzo fa quando un pentito cocainomane parla di me. Chiedo di parlare e di presentare una memoria difensiva, ma non ricevo risposta. Mi hanno massacrato per un anno senza sentirmi. Questa è barbarie, questa è inciviltà. Io non sono stato iscritto nel registro degli indagati fino al 12 febbraio 2009 anche se la magistratura ha indagato su di me dal 1990 senza aver ricevuto un avviso di garanzia».
Con il commento di Vespa: «Non conosco Cosentino e l´indagine e, perciò, non voglio entrare nel merito. Però chi viene a sapere di essere indagato dai giornali e non viene ascoltato per difendersi è un povero disgraziato, un povero Cristo».
E Cosentino prende fiato: «Non avevo interesse a contattare o a prendere i voti dei camorristi. La mia storia politica è trasparente e anticamorra. Una storia che avrei potuto raccontare ai giudici se mi avessero ascoltato. Non c´è stato alcun governo come quello attuale che ha sferrato un attacco così forte alla criminalità come è avvenuto in questo periodo. Sono stati arrestati molti boss della camorra e tanti proprio nella zona del Casertano». Cioè nella sua zona, lui che è di Casal di Principe e che è indagato proprio in un´inchiesta sul clan dei Casalesi e le loro ramificazioni.
«Oggi - aggiunge il sottosegretario - per la prima volta mi difendo visto che gli uffici della Procura hanno scelto la strada autonoma fidandosi dei pentiti che riferivano cose de relato. Se mi avessero dato la possibilità di sentirmi non saremmo arrivati a questa accusa infamante che sta cambiando la storia della politica in Campania e della mia vita».
Una difesa sottoscritta da Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che lo ha paragonato a Enzo Tortora: «La richiesta di arresto per Cosentino arriva proprio alla vigilia della candidatura alle regionali. Non mi sembra una casualità».
Vicenda politica rilanciata dal sottosegretario: «La mia candidatura non è nata per caso ma è stata decisa all´interno del partito. Questa candidatura a governatore della Campania ora è nelle mani di Berlusconi. Se mi chiederà di fare un passo indietro, io che sono un uomo di Berlusconi, farò un passo indietro».
Con la chiusura su Don Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra. «Era mio parente - afferma Cosentino - e, come ho appreso da atti giudiziari, era anche un mio elettore».
da Repubblica - Napoli del 17 novembre 2009
Non è vero quanto afferma Cosentino. Io ero presente. Il convegno si chiamava “LA SCOMPARSA DELL’INFORMAZIONE – Da Calciopoli a Vallettopoli, dove finisce l’inchiesta Giornalistica e dove inizia l’inchiesta Giudiziaria” con il giornalista Marco Travaglio e il Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli Giuseppe Narducci. All'epoca (ed ancora oggi) il pm campobassano era titolare dell'inchiesta su Calciopoli ed in quella veste partecipò all'incontro ma non volle parlarne alla stampa. Riuscì ad intervistarlo per Teleregione, dove volle rilasciare solo dichiarazioni generiche sull'effetto della Camorra anche in Molise. L'iniziativa non era dei Ds ma dell'associazione Megachip di Isernia e fu completamente gestita dal giornalista e collega Paolo De Chiara. I Ds in quella occasione furono invitati e ne uscirono con le ossa rotte. Il segretario regionale dei Ds Augusto Massa fu duramente contestato più volte. E' comunque vero che Narducci nasce figlio dell'anziano dirigente e consigliere regionale del PCI di Campobasso, Cecco Narducci. Nulla di nuovo. Spesso, soprattutto in passato, i figli dei politici hanno avuto maggiori occasioni rispetto ai loro coetanei. Di questo, però, non dovrebbe scandalizzarsi più nessuno, sia a destra che a sinistra.
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