sabato 3 ottobre 2009

"L'asino e Penelope", il primo disco di Raffaele Spidalieri


Il fatto di conoscere e di apprezzare da tempo le sue doti umane e professionali oltre che artistiche non pregiudica il parere di chi scrive, rispetto al suo primo ottimo lavoro discografico. Raffaele Spidalieri è ormai un ex ragazzo della Campobasso anni ’80, una generazione (forse l’ultima) che ha vissuto passaggi generazionali e storici importanti e che oggi è medico neurologo a Siena, nella Toscana più pura, quella che condensa meglio tutte le eccellenze di quella terra. Lo studio del cervello umano, però, non ha mai allontanato Raffaele, che pure ha celebri predecessori in questo campo come Paolo Conte ed Enzo Jannacci, dall’amore per la musica. Chitarrista e tastierista della wave band Transizione fino alla fine degli anni ’80, subito dopo si è dedicato alla canzone d’autore italiana facendo riferimento a Fabrizio De Andrè in primis, una presenza che più volte fa capolino all’interno del suo primo vero cd che si chiama “L’asino e Penelope”. Ci rincontriamo per un caffè domenicale come nella migliore tradizione della nostra terra per parlare dell’uscita del disco e per tracciare un primo bilancio della sua attività, non senza però pensare al futuro. “Il disco ha avuto una lunga lavorazione alle spalle – dice Raffaele - sulla quale sono stati in tanti, sia a Siena che a Campobasso, a contribuire alla riuscita del prodotto finale. Il riferimento a Penelope nel titolo riguarda le peripezie che questa tela ha vissuto. In tanti hanno voluto donarmi qualcosa: le opere pittoriche di Francesco Rizzi Francino immortalate nel booklet da Mario Folchi, il sito internet curato da Francesco Spensieri. Ricordo anche Luca Cufari ed Adelchi Battista (due ex Transizione) per i testi. Tra le tante presenze occorre ricordare Ignazio Morviducci che si è occupato del missaggio e mastering del disco: Morviducci ha lavorato per anni con Mina ed Elio e le Storie Tese, oltre che produrre le Vibrazioni. La sua mano è stata fondamentale.”
Parlare del futuro oggi è complicato, anche in campo musicale purtroppo. “Questa è l’epoca in cui la musica è ferma – afferma Raffaele - tutti gli interessi sono concentrati su due programmi tv come Amici e X Factor, due show nei quali si gioca a fare il karaoke proponendo la migliore cover possibile e se ti va bene fai come Giusi Ferreri che vende seicentomila dischi ma si ritrova a non fare concerti perché non stacca un biglietto. Le case discografiche hanno tagliato settori importanti e da tempo hanno cannibalizzato le etichette indipendenti che oggi in Italia non esistono più. Tutto così diventa più difficile. Anche i club dove si dava spazio alla musica dal vivo hanno chiuso i battenti. Restano le vecchie glorie come Vasco e pochi altri. Gente brava come Niccolò Fabi e Max Gazzè per esempio ha grosse difficoltà a fare date dal vivo. Per quanto mi riguarda porterò in giro il disco nelle radio italiane, a cominciare da Radio Subiaco per poi andare a Radio Popolare a Milano, tentando di fare promozione e ascolti in questo modo.” Mentre parliamo tira fuori i dischi di Piero Ciampi: “Vedi, ho seguito i tuoi consigli. Li ho comprati…si, perché ho ancora l’abitudine di comprare i dischi nei negozi…dal vivo sarà in scaletta qualche brano scelto, così come per un altro grande come Franco Fanigliulo. Mi piacerebbe tornare a Campobasso per un concerto, magari al Teatro del Loto di Stefano Sabelli, chissà…”
Liriche intime, non senza punte di sarcasmo, nei brani contenuti dentro “L’asino e Penelope”. Pungenti ma educate come in “Canzoni”, brano che apre l’intero cd: “Io non do consigli buoni, io faccio solo canzoni per poter essere migliori forse, dobbiamo vivere fuori da ogni schema di attori, da quello che dite voi, io vivo sempre di fuori, io scrivo solo canzoni.” Musicalmente il disco si colloca nel pop rock italiano, tra gli echi dell’ultimo Faber ed il migliore De Gregori, canzone italiana allo stato puro, con Raffaele maturo interprete delle sue canzoni, arricchito notevolmente dal lavoro di Ignazio Morviducci al mixer. Un disco che scivola bene nelle sue undici tracce senza momenti minori e cadute di tono, capace di accompagnare l’ascoltatore per quasi un ora, ideale per un viaggio in auto per esempio. Magari, scendendo dall’auto, per una pausa in autogrill, ci si potrebbe ritrovare a cantare, sorridendo inconsciamente al tuo vicino, qualche strofa. E di questi tempi scusate se è poco.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

solo un piccolo appunto...
"...la Campobasso anni ’80, una generazione (forse l’ultima) che ha vissuto passaggi generazionali e storici importanti..."

mi pare un'affermazione un po' anacronistica perchè non si tiene conto di altri fondamentali passaggi generazionali e storici avvenuti successivamente (e che forse stanno avvenendo ancora oggi). Forse l'affermazione è figlia di pregiudizi di chi non ha vissuto in prima persona gli accadimenti successivi e vive di nostalgia per la propria andata giovinezza. Oggi abbiamo esempi musicali (e culturali) di grandissimo livello ma che come spesso accade non trovano la loro degna considerazione... come sempre se ne riparlerà tra qualche anno, "a giochi fatti" e quando sarà troppo tardi.

FUGA DI NOTIZIE ha detto...

Forse hai ragione. Il riferimento, però, era proprio a quel determinato periodo storico. Erano gli anni del riflusso dopo la grande "Gioia e Rivoluzione" degli anni settanta. C'erano ancora strascichi di denunce, arresti e processi per molti personaggi noti e meno noti di quel periodo sociale e politico per via delle leggi antiterrorismo. In giro c'era paura, tutti erano potenziali delatori del proprio compagno o dela propria compagna, gli scintillanti anni 80 avevano cominciato a fare a pezzi valori come solidarietà e fratellanza che erano stati propri degli anni precedenti. In tanti sono fuggiti e mai ritornati, l'eroina aveva cominciato a devastare anime e corpi di tanti ragazzi...tutto era politico e niente più lo è stato dopo.Tieni conto che quello che è ritenuto normale adesso da tanti ragazzi, non lo era solo venti anni fa. Ma di questo, se possibile, ne parleremo in qualche altro post. Saluti.

Anonimo ha detto...

oggi abbiamo esempi musicali... che non trovano la degna collocazione....
è verissimo; a quei tempi però non c'era niente... e quando si dice niente si intende proprio niente...
si suonava nei garage con quello che capitava...
e non c'era un posto dove esibirsi nemmeno a pagarlo... a parte la sala gramsci...
tempi duri, ma duri davvero